DE AMICITIA Annita Garibaldi

Si è spento il 6 giugno a Milano, all’età di 81 anni dopo lunga malattia, il prof. Arturo Colombo, alfiere della nostra presenza culturale a Milano. Insegnava alla Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Pavia, della quale era professore emerito. Brillante organizzatore di convegni, lascia una imponente opera scritta, tra libri, articoli, prefazioni. Ha dato vita al nostro progetto “I Garibaldi dopo Garibaldi” con particolare attenzione alla figura di Sante Garibaldi, assieme a Luigi Lotti e Zeffiro Ciuffoletti, e contribuito al successo delle nostre mostre a Milano e Pavia. Alla Signora Elena, ai figli Augusto, Claudio e Chiara e alle loro famiglie rinnoviamo l’espressione del nostro rimpianto e del nostro affetto.
Di seguito pubblichiamo un ricordo della Presidente dell’ANVRG.
“DE AMICITIA”
Questo è il bel titolo della raccolta di saggi con i quali i colleghi e allievi hanno voluto onorare il prof. Arturo Colombo quando è andato in pensione, nel 2006 (De amicitia, scritti dedicati a Arturo Colombo, a cura di Giovanna Angelini e Marina Tesoro, F. Angeli, 2007). Tra gli autori non poteva non esserci la nostra vice presidente Anna Maria Lazzarino Del Grosso sul tema “Amici e amicizia nelle Memorie di Giuseppe Garibaldi”. La qualità di coloro che hanno partecipato dice quanto fosse stimato e avesse dato di se stesso il prof. Colombo, all’Università e all’amicizia assieme, sicché il volume rimarrà un riferimento anche per chi non ha conosciuto colui che lo ha ispirato, per il tema non banale e le sue declinazioni tra storia e letteratura nazionale e internazionale.
Condivideva con la moglie, Elena, il gusto dell’insegnamento e direi il dovere d’insegnare vissuto come impegno laico e morale allo stesso tempo. In questo Arturo era prima di tutto un mazziniano. Nel suo studio così affollato di libri e di giornali che sembrava un angusto antro di carte sovrapposte si entrava – si fa per dire – con rispetto per il grande “rumore” delle idee che vi regnava e lì sono nati i suoi tanti libri, dedicati con un filo rosso, sempre presente, alla cultura laica e democratica. Non vi è mai stata retorica nella sua prosa, ma passione, tanta. E’ vissuto in compagnia dei suoi “eroi”, o suoi “maggiori”, come amava dire. Il primo personaggio oggetto di studio fu Riccardo Bauer, e non mancarono gli illustri compagni di strada, come Norberto Bobbio, Leo Valiani, Alessandro Galante Garrone, Aldo Garosci. Celebri i suoi ritratti, brevi ed incisivi, in “Voci e volti dell’Europa”, “Voci del ‘900”, “Padri della Patria”… ma non si può nemmeno tentare una bibliografia essenziale dell’opera del prof. Colombo. I suoi libri riempiono scaffali interi, con articoli di giornali e di riviste, e persino una raccolta di disegni umoristici intitolati “Alla garibaldina”.
Era naturale che l’impegno intellettuale lo portas
se ad avvicinare gli esponenti di quelle forze politiche che rappresentavano le sue idee, in un agone che non era il suo ambiente naturale ma al quale collaborava generosamente, come Giovanni Spadolini e coloro che nel Partito Repubblicano cercavano di mantenere saldo il legame tra il Risorgimento, culla della Patria, e i tempi nostri così trava
gliati. Non a caso s’impiega la parola Patria, perché fu anche vicino a Carlo Azeglio Ciampi, quando Egli riportò alla coscienza degli italiani valori e simboli che non furono mai di un campo politico ma simbolo della cittadinanza. Tra i mazziniani frequentava l’allora presidente dell’AMI Giuseppe Tramarollo e universitari come Paolo Ungari. Non era di tutti il suo modo di comunicare, incisivo e chiaro, che scrivesse per il Corriere della Sera o per la Nuova Antologia. Poche parole, sciabolate quando serviva.
Arturo Colombo era uomo di fede, quella fede laica che diffondeva ad amici ed allievi cresciuti accanto a lui, come Paolo Gastaldi, in quella università di Pavia dalla quale non si distaccò mai. Ebbe la fortuna di saper vivere ancora una Università all’antica, dove studenti e professori si conoscono, dove si rimane attenti al mondo esterno ma si veglia a non esserne stravolti. Fu vicino ai colleghi fiorentini, specialmente a Luigi Lotti, a Zeffiro Ciuffoletti, a Cosimo Ceccuti. E fu lui a convincerli del progetto “I Garibaldi dopo Garibaldi”, con il quale abbiamo animato tante nostre manifestazioni, al quale diedero lustro e professionalità. Non sarebbe mai decollato se le mie modeste ricerche riofreddane non fossero state interpretate da saggi specialistici attorno alla figura di Sante Garibaldi, alla quale dedicò una attenzione che oso dire rigorosa e affettuosa assieme. Dopo il nostro incontro al convegno d’apertura del Centenario della morte di Giuseppe Garibaldi a Bergamo nel 1982, in tre anni ha fatto in modo di impiantare un convegno romano per ricordare il Centenario della nascita del nipote del Generale, Sante, il 16 ottobre 1985: una resurrezione per il tranquillo eroe, in Italia quasi dimenticato. E ancora eccolo per il 60° della morte di Sante, nel 2006, a Bordeaux dove è venuto a ricordare il soldato, l’antifascista, l’imprenditore: una vita in tre tempi, come giustamente ha scritto. Amicizia tutta data, regalata senza diverso fine che di fare qualcosa che, per giustizia, andava fatto.
Annita Garibaldi