DUE MADDALENINI IN CAMICIA ROSSA Antonello Tedde

Nuove ricerche sui volontari sardi nelle Argonne

Grazie ad uno studio condotto in questi mesi dal ricercatore maddalenino Francesco Sanna, collaboratore con la sezione ANVRG di La Maddalena e membro del benemerito Comitato Ricerche Storiche Maddalenine, che ha curato una ricerca nominativa, di prossima pubblicazione a cura del Co.ri.s.ma, dedicata alla riscoperta ed alla conoscenza dei tanti caduti locali nel corso della Prima Guerra Mondiale, è emersa la figura di un volontario delle Argonne, Stefano Del Buono, di origine ligure, essendo nato a La Spezia l’11 ottobre 1896, da Giacomo e Alessandrina Galli, il cui padre, Capo Furiere della Regia Marina, trasferì verso i primi del novecento la propria famiglia nella base militare maddalenina.

Nell’Elenco Ufficiale dei Caduti della Grande Guerra[1], Stefano Del Buono è riportato quale “Sergente del Corpo Volontari Italiani delle Argonne, nato a Spezia, Distretto militare di Sarzana, deceduto il 7 gennaio 1915 in Francia per ferite riportate in combattimento”, dato confermato nel curatissimo elenco dei garibaldini compilato dallo storico francese Hubert Heyriès [2] in una sua recente pubblicazione che fa riferimento alla fonti archivistiche dell’Ufficio Storico dell’Esercito francese,  con  circa 2.960 nominativi ed in particolare i 2.200 che erano presenti a dicembre del 1914 al campo di raccolta e istruzione militare di Mailly, nella regione della Champagne-Ardenne.

Nel lavoro di Heyriès il soldato Del Buono risulta caduto l’8 gennaio 1915, nel terzo dei tre combattimenti nei giorni 8 e 9 gennaio a Ravin de Meurissons ed inoltre è iscritto nel “Livre d’Or des Legionnaires morts pour la France au corse de la Grande Guerre”.

Ulteriore prova giunge dal libro di memorie scritto da Ricciotti Garibaldi jr, fratello minore di Peppino, Comandante la Legione Garibaldina[3] ove Del Buono risulta sia nei feriti che fra i 42 dispersi del predetto combattimento. Non abbiamo altre notizie sull’allora diciottenne volontario se non il suo possibile collegamento con l’altro maddalenino emerso da queste ricerche di nome Matteo Migliaccio.

Prima di esaminare la figura di questo volontario va ricordato che la Legione Garibaldina dopo i tre duri scontri nell’Argonne, il 26 dicembre 1914 a Bolante, il 5 gennaio 1915 a Courtes Chausses e Four de Paris e l’8 e 9 gennaio a Ravin des Meurissons, aveva perso circa 580 volontari fra caduti, dispersi e feriti, un terzo dei suoi volontari. Venne quindi dapprima ritirata dal fronte e poi smobilitata nel marzo del 1915 dal Comando Militare Francese. Di lì a poco, il governo italiano guidato da Salandra dopo mesi di battaglie parlamentari ed un acceso dibattito che coinvolse tutte le forze politiche e sociali, cambiato il quadro delle Alleanze a favore della Francia ed Inghilterra, decideva l’entrata in guerra contro lo storico nemico l’Impero Austro-Ungarico per la liberazione delle ultime terre irredente.

Il vecchio Ricciotti Garibaldi, figlio del Generale, dopo aver perso nei combattimenti delle Argonne due figli, Bruno e Costante, dei sei che avevano risposto al suo appello arruolandosi in Francia, con i superstiti della Legione  rientrava in Italia[4], aderendo alle correnti interventiste e contribuendo  alla agognata scelta finale dell’entrata in guerra.

I volontari quindi  riprendevano le armi, stavolta all’interno dell’Esercito Italiano, incorporati nella ricostituita Brigata “Cacciatori delle Alpi“, unità strutturata in due Reggimenti fanteria (il 51° con sede a Perugia ed il 52° con sede a Spoleto), che traeva origine dall’omonimo Corpo dei volontari, che agli ordini di Giuseppe Garibaldi, combatté nella Seconda Guerra di Indipendenza. Fra questi volontari è emersa la presenza di un solo sardo, precisamente un maddalenino, di nome Matteo Silverio Migliaccio, arruolatosi nel 52° reggimento. Il suo nome appare nella pubblicazione delle memorie di un volontario garibaldino di quella Brigata, Ugo Cappuccino[5] di Foligno, che ha elencato i 398 volontari arruolati, suddivisi nei due reggimenti predetti, specificandone il luogo di nascita e la paternità.[6]

Ma chi era questo maddalenino? Le notizie ricavate dall’Archivio Comunale di La Maddalena ci attestano che Matteo Migliaccio proveniva da una famiglia ponzese. Il nonno Pasquale era emigrato dall’isola di Ponza a La Maddalena verso il 1830. Da uno dei figli, Pietro, pescatore, nasceva nel 1881 il nostro volontario[7]; la famiglia in seguito emigrava a Genova a cavallo fra la fine del secolo e l’inizio del Novecento. Sulla sua adesione alle idealità garibaldine, alcuni riferimenti possono aiutarci ed in particolare il legame parentale con la famiglia del garibaldino isolano presente nella Spedizione dei Mille Angelo Tarantini[8]. Infatti la nonna paterna di Matteo, Maria Elisabetta Scotto, era doppiamente cugina del volontario dei Mille[9], essendo, fra l’altro, le rispettive famiglie Scotto e Tarantini originarie dell’isola di Procida. Il garibaldino Tarantini, dopo aver vissuto lungamente a Thiesi, ritornerà nell’isola nel 1894, e la sua possibile influenza in quel momento sul giovane Migliaccio può essere stata determinate per le successive scelte.

Matteo Migliaccio, terminata la sua esperienza patriottica nella Brigata “Cacciatori delle Alpi”, ritornerà a La Maddalena svolgendo il mestiere di bracciante. Rimarrà nella “famiglia” garibaldina come emerge dal suo atto di morte, assistito ed ospite all’interno dell’Ospedale Giuseppe Garibaldi  a La Maddalena , ove vi morirà nel 1934, celibe, ad appena 53 anni.[10]

 

[1] Fonte della pubblicazione: Albo d’Oro dei Militari Caduti nella Guerra nazionale 1915 – 1918, edito dal Ministero della Guerra, costituito da n° 28 volumi. http://www.cadutigrandeguerra.it.  Riproduzione integrale per immagini Patrocinata dal Ministero della Difesa.

[2] Cfr. Hubert Heyriès, Les garibaldiens de ’14, Nice, Serre editeur, 2005. pg.507.

[3] Cfr. Ricciotti GARIBALDI, I fratelli Garibaldi dalle Argonne all’intervento, Milano, Edizioni Garibaldine, 1934 pg.237;

[4] Solo 127 dei volontari delle Argonne restano sotto la bandiera francese, gli altri, insieme ai fratelli Garibaldi, restano nella Legione garibaldina , con la speranza che fosse affiancata come corpo volontario dell’Esercito italiano.

[5] Cfr. Ugo CAPPUCCINO, Le ultime Camicie Rosse, Roma, Editrice Casa del Libro, 1936. pp. 209-219.

[6]Il nome di Migliaccio non appare fra i legionari delle Argonne, che confluirono nella Brigata “Alpi” in alcuna delle ricerche e nei libri editi sull’argomento già citati, a parte le memorie di Ugo Cappuccino

[7] Matteo Silverio Migliaccio nasceva a La Maddalena il 31.1.1881 da Pietro, già maddalenino e Tagliamonte Maria Grazia, anche lei di origine ponzese, sposatisi nell’isola l’11.5.1868.

[8] Cfr. A. Tedde, G. Moro, Angelo Tarantini uno dei Mille ed altri garibaldini, La Maddalena, Paolo Sorba Editore, 2007.

[9] Il padre di Maria Elisabetta, Costantino Scotto era fratello di Maria Scotto, madre di Angelo Tarantini e la madre di Maria Elisabetta, Chiara Tarantini era sorella di Giuseppe Maria Tarantini padre del garibaldino dei Mille, ivi, pp. 17-23.

[10] Registro dei Decessi- Archivio Anagrafe Comunale di La Maddalena. Anno 1934 numero 61.

Nel piccolo ospedale garibaldino, la prima struttura sanitaria a carattere civile di La Maddalena, inaugurato il 5 novembre 1907, grazie alla tenacia della fondatrice, la nuora di Giuseppe Garibaldi, Costanza Hopcraft, moglie di Ricciotti, destinato all’assistenza ai meno abbienti e bisognosi, alle donne e partorienti,  era altresì presente il veterano garibaldino Eugenio Callai, di Volterra, combattente con Garibaldi nel 1866, che vi rimarrà sino alla sua morte nel 1939 (cfr. A. Tedde, Eugenio Callai, in “Camicia Rossa”, n. 3 del 2016, pp. 13-14)