Il percorso della Mostra e la presentazione del Catalogo
La mostra Ebrei in Camicia Rossa alla Casa della Memoria di Roma
Venerdì 10 maggio, presso la Casa della Memoria e della Storia di Roma, è stato presentato il catalogo della mostra Ebrei in Camicia Rossa. Mondo ebraico e tradizione garibaldina fra Risorgimento e Resistenza, al termine del quale è stata inaugurata l’esposizione, aggiornata – rispetto alla prima tappa bolognese di oltre 4 anni fa – di due nuovi pannelli biografici ed una cronologia utile innanzitutto a fini didattici.
Il catalogo (che così come la mostra è stato curato da Eva Cecchinato, Federico Goddi, Andrea Spicciarelli e Matteo Stefanori, con progetto grafico di Simone Zappaterreno) è stato al centro di interessanti riflessioni sull’identità ebraica, la periodizzazione lunga del garibaldinismo e la funzione didattica di un’esposizione come questa promossa dalla nostra Associazione. Proficuo è stato il dialogo fra i relatori intervenuti, proff. Enrico Acciai (Università di Tor Vergata) e Anna Balzarro (Direttrice dell’IRSIFAR), ed i quattro curatori (Cecchinato, Goddi, Spicciarelli, Stefanori), il tutto moderato dal prof. Amedeo Osti Guerrazzi dell’Università di Padova.
Al termine della presentazione del catalogo, i convenuti si sono spostati nella Sala Mostre della Casa della Memoria, dove è stata inaugurata l’esposizione che sarà visitabile fino al 14 giugno.
Presentato il catalogo della mostra Ebrei in Camicia Rossa a Palazzo Ducale a Genova
Martedì 30 gennaio, alle ore 17.45 presso la Sala Borlandi di Palazzo Ducale a Genova, si è tenuta – nel
palinsesto della Settimana della Memoria del Comune di Genova – la prima presentazione del catalogo
della mostra Ebrei in Camicia Rossa. Mondo ebraico e tradizione garibaldina fra Risorgimento e
Resistenza, a cura di Eva Cecchinato, Federico Goddi, Andrea Spicciarelli e Matteo Stefanori. La mostra,
e quindi il catalogo la cui stampa è stata possibile grazie al contributo annuale del Ministero della Difesa,
prende in esame la partecipazione della comunità ebraica italiana ad un secolo di storia nazionale, dal
biennio rivoluzionario del 1848-49 fino alla Resistenza al nazi-fascismo, intersecandola con le svariate
esperienze in camicia rossa che hanno sospinto il Risorgimento italiano, concretizzato il principio della
solidarietà fra i popoli, segnato il drammatico passaggio di consegne fra il Lungo Ottocento ed il Secolo
breve nelle mortifere trincee della Prima guerra mondiale, resistito al dramma di una dittatura ventennale
ed infine rifiorite nella Lotta di Liberazione Nazionale. La narrazione di questa duplice appartenenza è
scandita lungo tutto il volume dalla presentazione di biografie esemplari di personaggi illustri (Cesare
Parenzo, Riccardo Luzzatto, Eugenio Curiel…) a figure minori ma altrettanto significative (Federico
Ravà, Camillo Lattes, Pietro Giusto Jacchia…) che evidenziano come in concreto si esplicò – nel secolo
che fece e rifece l’Italia – l’appartenenza e la fedeltà agli ideali ebraici e garibaldini.
Il catalogo, il cui progetto grafico è stato curato da Simone Zappaterreno, si avvale di una traduzione del
testo a fronte in lingua inglese, curata da Silvia Pellegrini, per garantire una più ampia fruizione della
materia anche ad un pubblico non italiano, nonché di una cronologia e di una bibliografia essenziale
sull’argomento, il tutto corredato da un ricco apparato fotografico.
La manifestazione, organizzata dalla Società Ligure di Storia Patria in collaborazione con la Sezione
ANVRG di Genova-Chiavari, ha visto – dopo i saluti del Presidente della Società Ligure Stefano Gardini
e della Presidente Nazionale ANVRG Raffaella Ponte – gli autori del volume dialogare con i proff. Guido
Levi e Carlo Stiaccini dell’Università di Genova. Ha concluso la serata un intervento del Presidente della
Sezione ANVRG di Genova-Chiavari Enzo Baldini.
La mostra Ebrei in Camicia Rossa a Monte San Savino (Arezzo)
Questa mostra, Ebrei in camicia rossa, non ha soltanto una valenza politica e sociale da un punto di vista storico, ma anche culturale a dimostrazione che l’ebraismo è modernità. A ben vedere la modernità è ebraica dal ‘700 in poi in Francia e in Germania. Basti pensare alla triade: Freud, Marx, Einstein (a cui si possono aggiungere altri, come Albert Sabin o Arthur Schweitzer ed Helene Bresslau).
Anche il Nuovo Testamento, che è una rivoluzione, nasce dalla Bibbia, che è la tradizione ebraica e i Profeti. C’è una profonda conoscenza del Vecchio Testamento da parte di Gesù, un grande innovatore e protagonista di un profondo rinnovamento culturale e sociale che rappresenta la modernità. È lui la differenza tra il vecchio e il nuovo. Tra l’antico e il moderno. Un esempio per tutti è la difesa dei diritti della donna. Così questi quadri dimostrano un percorso che parte dal Risorgimento italiano per la liberazione da regimi retrogradi e oppressivi, fino alla lotta della Resistenza e di Liberazione ancora una volta da regimi dittatoriali e criminali che opprimevano l’Europa intera.
È quindi una mostra dedicata sì agli ebrei, non come “questione ebraica” (per Garibaldi, tra l’altro, non esisteva una “questione ebraica”) ma come testimonianza della presenza che la minoranza ebraica ha rappresentato nel nostro Paese, mettendo in risalto come essa fu un tutto omogeneo con i non-ebrei. E Garibaldi ha sempre creduto in questo, anche prima dello Statuto Albertino che porta all’integrazione de jure e de facto della comunità ebraica che in realtà già esisteva. L’ebraismo italiano aderì senza riserve al programma risorgimentale, portando un sostanziale contributo alla lotta per l’indipendenza italiana. Così pure l’opposizione al regime fascista fece parte di un’opposizione politica, non perché ebrei, anche se la persecuzione ebraica fascista ci fu, se pure non paragonabile a quella nazista dei campi di sterminio con il relativo olocausto.
Non si può dimenticare il contributo ebraico alla Resistenza più come italiani che come ebrei, considerando che l’Italia era la loro patria. Mario Jacchia, Franco Cesana, Rita Rosani e i nostri conterranei in Arezzo: Eugenio Calò, ucciso a San Polo, Dante Valobra, ucciso in Pratomagno, Funaro, Sadun e Gottschalk. Che sia stata la guerra in montagna o la guerriglia urbana è una testimonianza di uno sguardo sempre al di là dell’orizzonte di vicende personali.
Ernesto Ferrini
Presentato a Bologna il volume Ebrei in Camicia Rossa
Giovedì 18 aprile 2024, nella sala conferenze del Museo Ebraico di Bologna, è stato presentato il catalogo della mostra Ebrei in camicia rossa. Mondo ebraico e tradizione garibaldina fra Risorgimento e Resistenza (a cura di E. Cecchinato, F. Goddi, A. Spicciarelli, M. Stefanori; progetto grafico di S. Zappaterreno).
Quattro anni dopo aver ospitato il convegno in occasione della prima inaugurazione dell’esposizione, il MEB ha riaperto le sue porte all’ANVRG e alla ricerca che, sul finire dello scorso anno, ha trovato nuova sostanza nel catalogo stampato grazie al contributo annuale del Ministero della Difesa.
Il lavoro, patrocinato oltre che dall’istituzione bolognese di via Valdonica, dal Museo civico del Risorgimento di Bologna e dalla Deputazione di Storia Patria per le Marche (Ancona), è stato discusso da tre importanti relatori: il professor Alberto Cavaglion dell’Università di Firenze, la professoressa Francesca Sofia dell’Università di Bologna ed il professor Claudio Vercelli dell’Università Cattolica di Milano che – dopo i saluti della padrona di casa, la Direttrice del MEB Caterina Quareni, e alla presenza della responsabile scientifica del Museo del Risorgimento felsineo, Mirtide Gavelli – hanno dialogato con i curatori Matteo Stefanori ed Andrea Spicciarelli.
Il pomeriggio, sebbene funestato dal brutto tempo, ha visto instaurarsi un confronto proficuo sull’identità ebraica nell’Italia pre- e postunitaria e sulla periodizzazione della tradizione garibaldina (in armi e non) prima e dopo la scomparsa del suo iniziatore, l’Eroe dei Due Mondi Giuseppe Garibaldi, focalizzandosi infine sulle fonti necessarie a tracciare le vite dei personaggi più o meno conosciuti che hanno attraversato (e in molti casi, scritto) la storia di questo paese, identificandosi in taluni casi come garibaldini, in talaltri come appartenenti alla comunità ebraica nazionale, ma in primo luogo sentendosi parte della comunità nazionale italiana in via di formazione e poi pienamente dispiegatasi dopo il biennio 1860-61.
Andrea Spicciarelli