Uno scultore per i garibaldini del Volturno
di Antonello Nave
Ricorre quest’anno il centenario dalla morte dello scultore napoletano Enrico Mossuti, che fu tra i più importanti autori di monumenti eretti in Campania tra Otto e Novecento, mentre oggi è noto soltanto agli specialisti ed è ancora in attesa di pieno recupero storiografico.1 L’occasione del centenario ci sembra buona per ricordarlo in questa rivista come autore di tre opere legate alla memoria e alla celebrazione dei garibaldini che morirono nella decisiva battaglia del Volturno, svoltasi, com’è noto, dal 26 settembre al 2 ottobre 1860.
Enrico Mossuti era nato nel 1849 a Napoli, dove aveva studiato all’Accademia di belle arti sotto la guida di Tito Angelini e Tommaso Solari, autorevoli e fedeli continuatori del linguaggio canoviano, e si era poi aperto alle nuove istanze del realismo.
Il giovane scultore condivideva le idee politiche della sinistra radicale ed era amico di Matteo Renato Imbriani, che ottenne la sua generosa disponibilità per un’impresa artistica che languiva da oltre un ventennio, a causa della mancanza di fondi e di una concreta volontà di sostegno da parte del governo nazionale. Si trattava di erigere un piccolo monumento-ossario alla memoria del garibaldino mantovano Pilade Bronzetti e dei valorosi compagni che con lui morirono a Castel Morrone il 1° ottobre 1860. Mossuti assolse con zelo e disinteresse all’incarico, disegnando e realizzando un cippo piramidale in pietra, sul quale furono apposte tre epigrafi dettate dallo stesso Imbriani, che di quell’eroico scontro era uno dei pochi superstiti,2 al pari dell’ex-sergente garibaldino Vincenzo Migliorini di Maddaloni, che con tenacia si era impegnato per la realizzazione di quell’omaggio ai tanti compagni morti in quella battaglia.
Ci sembra valga la pena riportare il testo completo delle tre epigrafi:
DUE DIRITTI COZZANTI / S’INCONTRARONO / SU QUESTE RUPI. / DUECENTO / PEL DIRITTO D’ITALIA / CONTRO SETTEMILA / PER IL DIRITTO DI UN TRONO / IL POSTO ASSEGNATO / MANTENNERO.
-
-
-
PREMIO / AL DOVERE ADEMPIUTO / GARIBALDI / AI RESISTENTI ATTRIBUIVA / GRAN PARTE / DELLA VITTORIA CONSEGUITA / SUL VOLTURNO.
-
I CADUTI / SI DOLSERO / DI AVER COMBATTUTO / ITALIANI. / I SUPERSTITI / ATTENDONO / LO SQUILLO DI GUERRA / CONTRO LO STRANIERO / PER LA PATRIA REDENZIONE.
-
-
L’inaugurazione avvenne l’8 dicembre 1887. Fu eloquente l’assenza di parlamentari e ministri, che evidentemente ritennero imbarazzante e politicamente inopportuna la partecipazione a quella cerimonia politica strenuamente voluta da personaggi autorevoli dell’Estrema. E ci vollero altri cinque anni perché quel cippo venisse arricchito da un rilievo in bronzo con l’effige del Bronzetti, realizzato dallo stesso Mossuti. Da molto tempo quel ritratto risulta disperso. Quanto al cippo, nel 2018 era a rischio di crollo, come segnalato da Italia Nostra.3
La seconda opera gli fu affidata da un comitato promotore presieduto dal sindaco di Maddaloni, Giuseppe Tammaro. Affiancato dall’ingegnere comunale Carmelo Destino, Mossuti lavorò a un ben più impegnativo monumento per l’ossario già esistente a Maddaloni, presso i Ponti di Valle, in onore dei tanti garibaldini che morirono durante la fatidica battaglia combattuta in quei luoghi al comando di Bixio.
Si trattava di un’imponente stele sormontata dalla stella d’Italia in bronzo e arricchita, nella parte inferiore, da una Vittoria bronzea (realizzata dalla fonderia Bracale di Napoli) e dagli altorilievi in pietra con l’effigie a figura intera di Garibaldi e dei suoi più stretti collaboratori nell’impresa dei Mille, come fossero presenti per rendere omaggio ai tanti morti di quello scontro.
Il monumento fu inaugurato il 1° ottobre 1899, a ben dieci anni dalla posa della prima pietra.4 Il programma ufficiale della giornata era stato pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» del 29 settembre. In occasione di quella festosa e affollatissima cerimonia venne anche dato alle stampe un opuscolo-ricordo a cura del giornalista e scrittore Giacomo Oddo Bonafede, già noto come autore di romanzi dedicati ai Mille.5 E in quella giornata di grandi festeggiamenti in un tripudio di camice rosse non fu motivo di particolare rammarico la notizia che il re Umberto I non aveva potuto mantenere la promessa di prender parte alla cerimonia.
La terza e ultima opera di Mossuti legata all’epopea garibaldina fu il monumento-ossario ai caduti del Volturno da far sorgere a S. Maria Capua Vetere. La prima pietra fu posta il 26 settembre 1902, mentre l’inaugurazione avvenne tre anni più tardi, il 1° ottobre 1905. Il maestoso sacrario era stato disegnato in forma di colonna onoraria dall’architetto Manfredo Manfredi, direttore all’epoca dell’Istituto d’Arte di Venezia. Mossuti, malgrado le speranze di ottenere l’incarico per la parte scultorea, si vide assegnare soltanto la realizzazione degli elementi decorativi (grifi, urne, scudi e festoni/ recentemente danneggiati e parzialmente asportati), mentre la Vittoria alata e il grande altorilievo in bronzo furono affidati a Ettore Ximenes, artista più noto e assai influente di Mossuti sulla scena artistica nazionale del tempo.6
1E. Giannelli, Artisti Napoletani viventi. Pittori, scultori, architetti, Napoli, Melfi&Joele, 1916, pp. 670-671; F. Guida, Enrico Mossuti, in I. Valente (a cura di), Il Bello o il Vero. La scultura napoletana del secondo Ottocento e del primo Novecento, Napoli, Longobardi, 2014, p. 536.
2L. Rocco, I.mbriani e Bronzetti a Castel Morrone, in «Roma», 2 ottobre 1915.
3 www.italianostra.org/complesso-di-monte-castello-a-castel-morrone-caserta-segnalazione-per-la-lista-rossa.
4G. Massobrio, L’Italia per Garibaldi, Milano, SugarCo, 1982, pp. 134, 220; P. Vuolo, Maddaloni nella storia di Terra di Lavoro, Maddaloni, La Fiorente, 2005.
5G. O. Bonafede, Ai Ponti della Valle, I ottobre 1860, Portici, Premiato Stabilimento Tipografico Vesuviano, 1899.
6«Avanti! della Domenica», III, 1905, 33, p. 10. Cfr. F. Borsi-M.C. Buscioni, Manfredo Manfredi e il classicismo della Nuova Italia, Milano, Electa, 1983, p. 102.