Matrimonio di Giuseppe Garibaldi e Francesca Armosino con Clelia e Manlio

FRANCESCA ARMOSINO. STORIA DELLA BALIA PIEMONTESE E DELL’ILLUSTRE GENERALE

Nel centenario della morte

FRANCESCA ARMOSINO. STORIA DELLA BALIA PIEMONTESE E DELL’ILLUSTRE GENERALE1

di Annita Garibaldi Jallet

Quando Francesca Armosino arriva a Caprera, nel 1865, chiamata come balia per Lincoln, terzo figlio di Teresita e di Stefano Canzio nato a Caprera, la famiglia del Generale Garibaldi si compone dai figli avuti da Anita: Menotti, Teresita e Ricciotti. Menotti, il figlio molto amato, è nato nel 1840 e dal ritorno di Garibaldi dal secondo esilio, nel 1854, è vissuto a lungo con lui a Caprera, partecipando alle campagne militari del padre nel 1860, 1866, 1867 e 1870-71. Teresita, nata nel 1845, cresciuta a Nizza in casa degli amici Deidery, ha sposato Stefano Canzio nel 1861 e fa brevi soggiorni dal padre con Mameli e Anzani, i primogeniti.

Francesca è del 1846, coetanea di Teresita. Affidando la giovane compagna e i figli a Menotti, nei suoi ultimi anni, Garibaldi, di fatto, li affida a un fratello. Menotti è una persona solida e serena e non ha mai manifestato ostilità per Francesca. Diversamente da Ricciotti nato nel 1847 (un anno meno di Francesca) che, cresciuto in Inghilterra, rientra a Caprera nella speranza di vivere finalmente accanto al padre, l’eroe tanto sognato, e si urta alla presenza della giovane Francesca presto madre di una figlia di Garibaldi, Clelia. Ricciotti aveva incontrato il padre quando questi era tornato dal secondo esilio, nel 1854, ma già il 30 aprile 1855 era partito per Londra con Emma Roberts e Jessie White, che si erano incaricate della sua educazione.

Nel 1859, nasce Anita, figlia di Battistina Ravello, domestica a Caprera, e di Garibaldi, altra componente della famiglia di Garibaldi ma per un tempo breve: madre e figlia sono presto allontanate da Caprera. 2 Ricciotti combatte a fianco del padre nel 1866, 67, 70-71. Poi parte in Australia con la moglie, Constance Hopcraft, fino al 1881.

Tra una campagna militare e l’altra la giovane Francesca e il Generale creano una nuova famiglia: a Caprera dopo Clelia nel 1867 è nata Rosa nel 1869. Francesca s’impone subito come padrona di casa.3 Lui le affida Caprera durante la campagna militare in Francia diffidando in termini categorici chicchessia di importunare la sua donna. Nel frattempo Menotti si è fatto imprenditore agricolo comprando una vasta tenuta dell’Agro Pontino. Sposa nel 1868 Francesca Italia Bidischini, figlia di Giuseppe Bidischini, amico dai tempi di Costantinopoli ( 1827-1828) di Garibaldi.

Per Stefano e Teresita Canzio gli anni che seguono il loro matrimonio nel 1861 sono pieni di tumulti. Una delle lettere di Garibaldi alla figlia è tra le più affettuose. Da Caprera, il 3 agosto 1869, così scrive alla figlia:

Oggi tu sei alla prova della sventura, e non dubito sarai forte contro di essa. Io, anche spossato, andrei sul Continente se fossi persuaso di far bene; ma siccome sono certo del contrario, è inutile pensarvi (…).So pure che versi in strettezze finanziarie, e ciò era da me preveduto; qui la casa è sempre a tua disposizione, potendoti adattare e condurvi tutta la tua famiglia: Se non puoi venire, a motivo di Stefano, mandami quanti de’ tuoi figli ti pare. Ora comincia la frutta e penso non dispiacerà ai ragazzi…”

In quell’anno 1869 nasce Leo, altro figlio di Teresita. Caprera è una vera nursery ma nei suoi ricordi Clelia non parlerà di quest’ampia famiglia del padre, né delle visite di Menotti che presto allarga anche lui la cerchia dei nipoti. Nel 1870, Garibaldi rinnova l’invito alla figlia e nipoti tutti.

La grande capacità di Francesca di dare al suo Generale una nuova vita adatta a età e salute viene certamente dall’origine contadina, capacità che non ci sarebbe stata nelle aristocratiche e letterate “fidanzate“ precedenti dell’Eroe dei Due Mondi. I genitori di Francesca sono Giovanni Battista Armosino (1816-1897), figlio di Teobaldo Armosino nato a Isola d’Asti da una famiglia originaria di Antignano e di Francesca Maria Gotta, e Cattarina Ferraris (1819-1894), di Antignano, ambedue di mestiere sono tessitori. Francesca nasce nella Borgata Saracchi di San Martino Alfieri il 18 maggio 1846. I fratelli di Francesca, Pietro Paolo, Antonio Teobaldo, Giacomo, e sua sorella Carolina detta Lina, sono poco più che ventenni quando la sorella li chiama a Caprera per un aiuto nella sistemazione del giardino e dell’orto. Tornando dalla guerra in Francia, Garibaldi trova Caprera trasformata e se ne compiace. Probabilmente in parte si rassegna e trova la pace necessaria per scrivere le sue memorie, i suoi romanzi, svolgere l’abbondante corrispondenza e insegnare a Francesca a scrivere.

Nel 1873 nasce Manlio.4 Da quegli anni inizia la sua battaglia per ottenere l’annullamento del breve matrimonio con la Marchesina Raimondi che non gli permette di sposare la compagna e di riconoscere i loro figli.

Ma chi è Francesca?

Francesca è nata in borgata Saracco, parte del comune di Antignano e dopo il 1880 di San Martino Alfieri. Può dirsi beneficiata da una vicenda fortunata che tale non sembra all’inizio. Ha dato alla luce il 4 marzo 1865, a diciotto anni, una bambina, Felicita Domenica, poi detta Felicetta, di padre dichiarato sconosciuto alla nascita, e anche se conosciuto dalla famiglia non intenzionato a sposare la madre e riconoscere la figlia. Ben sa, Francesca, di quanto accaduto a chi l’ha preceduta nelle cure della casa di Caprera, Battistina Ravello, che il padrone di casa pensa di sposare. Ma si adegua facilmente al volere dei figli e rimanda la madre con figlia a Nizza con una pensione. Francesca non intende rischiare la stessa sorte: è più intelligente, sa corrispondere alle nuove esigenze del Generale. Se Teresita in un primo tempo s’irrita per il nuovo amore ancillare del padre, poi si ravvede forse consigliata da Menotti che capisce che una persona devota e affezionata sia proprio quello che necessita al genitore.

Quando Ricciotti sa del matrimonio del padre con Francesca, all’inizio del 1881, s’infuria, ma Menotti lo convince di mandare i suoi auguri all’anziano sposo. Ricciotti torna in quell’anno in Italia e va subito a Caprera. Può constatare quanto la vita del padre e della sua giovane famiglia sia bene organizzata e serena. Presenta i tre figli già nati, tra cui Giuseppe, del 1879.

Qualche ospite illustre ancora si affaccia ma non vi sono più in prospettiva spedizioni militari che possano mobilitare il volontariato garibaldino. Il grande progetto garibaldino è realizzato e la generazione che l’ha incarnato si esaurisce. Ricciotti penserà, morto Menotti nel 1903, di poter affrontare di nuovo il problema Francesca. Sarà allontanato definitivamente, con verdetto del Tribunale di Tempio del 1908, da ogni progetto caprerino.

Dopo la morte di Garibaldi, Teresita risiederà ancora più a lungo a Caprera, talvolta aiutata dai figli Foscolo e Cairoli nella cura della casa e del cimitero dove riposa l’Eroe, che verte in stato di semi abbandono. Ha vissuto gli ultimi anni in grande solitudine e povertà. Clelia ha occupato il suo posto nel ruolo di figlia di Garibaldi. Se nell’epopea garibaldina, c’è lei, la bambina nata in Uruguay, ritratto della madre, la crudeltà dei tempi e l’egoismo paterno l’hanno condannata a un matrimonio precoce che ha soffocato la sua gioventù e la sua vita di donna. Così ne sarà, s’ipotizza, di Felicetta e ne sarebbe stato di Anita di Battistina se fosse vissuta abbastanza.

Francesca, quando capisce che il matrimonio con il Generale è cosa possibile, inizia a fare progetti per il suo futuro. Il primo problema da risolvere è quello di Felicetta, la cui presenza, in una situazione di vita borghese, può essere inopportuna. A quindici anni sposa lo zio ventiquattrenne, Giacomo, con la dovuta dispensa perché è fratello della madre. Giacomo porta Felicetta in Piemonte e la vicenda si chiude: una vita contadina, ma si può pensare anche povera, un episodio del quale si sa poco. Sei figli nascono. Nel 1896 la famiglia emigra in Brasile, un’emigrazione del lavoro verso il Minas Gerais, a Belo Horizonte. I figli sono rimasti cinque, tra i cinque e i dieci anni, e due nasceranno ancora in Brasile. Francesca avrà aiutato la figlia? La ragazzina avrà avuto una dote? Avrà mantenuto contatti? Sarà tornato qualcuno di loro in Italia? Felicetta muore a Belo Horizonte nel 1944.

Francesca, si trova a dover affrontare un altro problema: Anita, la figlia di Battistina sottratta al collegio dove l’ospitava Speranza Von Schwartz, grande amica di Garibaldi, che si era presa cura della sua educazione. Che cosa fare con questa ragazzina che è figlia di Garibaldi, il quale manifesta di volerle dare un futuro? Lo narra la figlia maggiore di Francesca, Clelia, che dicendosi felice di accogliere a Caprera questa sorella quasi coetanea, riferisce che la madre ha già fatto il progetto di darla in sposa a un altro suo fratello, Antonio. La ragazzina muore incidentalmente a Caprera nel 1875. Non può non lasciare perplessi questo progetto di costruzione di una famiglia chiusa su se stessa. Viene da chiedersi se manca un fratello di Francesca per sposare Clelia, sua nipote. Si può anche argomentare che un sincero affetto poteva unire i giovani, ma vista la giovane età, sarebbe stato meno crudele lasciare alle ragazze il tempo di crescere e svilupparsi scelte alternative. Ma la pratica non era straordinaria, per quanto discutibile, se bastò un flirt a Garibaldi per fare sposare la figlia sedicenne con Stefano Canzio. Cosi come dopo un solo incontro tra Menotti e la sedicenne Francesca Italia Bidischini, organizzato tra Garibaldi e il suo amico Giuseppe Bidischini fu deciso il matrimonio tra i due giovani.

Quando Garibaldi muore, sembra che Francesca abbia un momento di esitazione circa la strada da prendere per lei e i suoi due figli. La prima via è quella dei Saracchi, ormai San Martino Alfieri, dove risiede alcuni mesi tra il 1882 e il 1883, per poi spostarsi a Torino. L’idea di rientro stabile con i suoi sembra dimostrata dal fatto che si reca a Torino presso il rinomato Liceo Internazionale per iscrivervi il giovane Manlio. Ma è invece Clelia che vi trova il suo destino. Incontra un giovane professore, Vittorio Graziadei, di eccellente famiglia trentina. I giovani simpatizzano, Francesca incoraggia i loro sentimenti. Il matrimonio avviene a Torino nel 1884 e la coppia va a vivere a Firenze dove Vittorio insegna letteratura. Il commento più frequente è che Clelia, abituata a vivere nel mito del padre, non si accontenta di vivere nell’ombra di uno studioso professore di Lettere. Si separano nel 1889. Vittorio condurrà una decorosa carriera insegnando ma contribuendo anche alla nascita della Società Dante Alighieri e militando tra gli irredentisti. La sua produzione letteraria è abbondante. Muore nel 1926. Né lui né Clelia si sono risposati.5

Nel 1888 Francesca ha comprato una bella villa all’Ardenza, presso Livorno, dove va a vivere con la figlia Clelia, nei pressi dell’Accademia Navale dove studia il giovane Manlio. Si reca a Caprera saltuariamente, specialmente in occasione di visite importanti e “ pellegrinaggi “ di garibaldini, che iniziano proprio nel 1887.

Nel 1900 si è spento Manlio, provato nella salute dall’intrapresa carriera di ufficiale di marina voluta dal padre. Raggiunge la sorella e la povera Anita nel piccolo cimitero di Caprera. Francesca ripiega su una vita serena, dedicandosi a opere buone a beneficio dei bambini di La Maddalena, e si spegne nel 1923, vedova da più di quaranta anni. Clelia rimane dopo di lei custode di Caprera, dei beni del padre e della madre, e attenta guardiana della memoria di quest’ultima. Si oppone alla posa di un busto di Anita nel piccolo cimitero di Caprera. Si oppone alla trasferta dei resti mortali di Anita da Nizza a Caprera nel 1932, arrivando a buttarsi ai piedi di Mussolini supplicando di evitare tale offesa alla memoria della madre. Teme soprattutto che con la memoria di Anita tornino a Caprera i nipoti della prima mitica moglie del padre. Mussolini cede e Anita è accolta nella gloria del Gianicolo, che non leva nulla a Clelia. Lei chiamerà vicino a se, nel 1932, una parente residente a Torino, Clelia Gonella, detta Clelietta, che dividerà la sua vita, sarà la sua erede e vivrà fino al 2000.6 Una parente solo “dalla parte del cuore”, un lontanissimo legame, se Clelietta non è nata dal matrimonio di Paolo (o Carlo) Gonella suo padre con Gemma Armosino, figlia di Pietro, unione che rimarrà senza figli, ma da un matrimonio precedente di Paolo (o Carlo)7. Clelia avrà valutato le qualità della giovane che le sarà dama di compagnia e segretaria. Le due signore portano a Caprera nuovi amici, come il tenore tempiese De Muro, e artisti come Lia Orrigoni. Anche Clelietta più tardi si darà alla scrittura se con Sergio Gristina pubblicherà un libro col titolo “Garibaldi a tavola”.8

Quando muore, nel 1924, Ricciotti sa che la discendenza di Giuseppe Garibaldi sarà tutta dai figli di Anita. Se lui non è riuscito né a vivere né a riposare a Caprera, sua sorella Teresita vi ha soggiornato spesso anche con Francesca e i suoi figli.9 E’ presente, per tutti, nella sua bella tomba che guarda verso il mare, un poco appartata rispetto alla famiglia di Francesca ma testimone del mito mondiale che avvolge suo padre Giuseppe Garibaldi e sua madre Ana Maria De Jesus Ribeiro, ben oltre Caprera. L’isola rimane custode della vita privata dell’ultimo Garibaldi, che vi trovò la sua pace.

Mentre si scrive questo breve testo è stato presentato a San Martino Alfieri il primo libro che riassume la vicenda di Francesca Armosino.10 A cura di Adolfo e Wilma Saracco, con la partecipazione di Alessandro Armosino, appartenenti a vario titolo alla famiglia di Francesca, questo grande quaderno, particolarmente curato, riproduce gli atti essenziali relativi alla famiglia dell’ultima moglie del Generale. Il testo, preciso e documentato, è illustrato da molte foto e dall’opera pittorica di Lelio Bianchi, nipote di Francesca, che presenta immagini dolci e fresche delle terre dove vissero gli Armosino, dove lo stesso Garibaldi volle costruire una grande casa destinata alla famiglia della moglie, e alcuni ritratti dei familiari. A fianco della straordinaria vicenda di Francesca – che per 41 anni si firmò con orgoglio “Francesca Armosino vedova del Generale Garibaldi” – la tragedia di sua figlia Felicetta e s’ìntuisce la dura vita di una famiglia contadina legata alla sua storia, alle sue tradizioni, alla sua cultura.

1 Questo breve testo non tratta della famiglia Armosino di Antignano e dintorni. Prendiamo alcuni dati dal sito www.myheritage.it

2 ALZONA Gian Luigi Battistina e la piccola Anita. Due donne sfortunate sullo sfondo dell’epopea garibaldina. Paolo Sorba, La Maddalena, 2007

3 Durante la guerra del 1870-1871 Garibaldi scrive numerose lettere a Francesca nelle quali non dimentica mai i saluti per tutta la famiglia Armosino presente a Caprera, Nell’ottobre 1870, prima di allontanarsi dall’isola, lascia un documento che istituisce Francesca padrona di Caprera, alla pari con Menotti, ogni membro della famiglia essendo benvenuto nell’isola. Epistolario di Giuseppe Garibaldi Vol. XIV, a cura di Emma Moscati. ISRI 2009.

4 Garibaldi G., Manlio. Introduzione di Marziano Guglielminetti. Riedizione 2017. Sorba editore. La Maddalena. Garibaldi dedica l’ultimo romanzo al figlio Manlio mentre a Clelia ha dedicato il primo, Clelia o il governo dei preti.

5 Un curriculum di Vittorio Graziadei è pubblicato dall’Accademia degli Agiati: Insegnante di lettere all’Istituto internazionale e al Circolo filologico di Torino. Insegnante di lettere e storia all’Accademia di belle arti di Firenze nonchè insegnante di storia al liceo sempre nel capoluogo toscano. Provveditore agli studi di Salerno 1915-1918, poi Ispettore delle scuole medie e normali nel Liceo “ G.Garibaldi” di Palermo nel 1922, Provveditore agli studi di Palermo nel 1923. Sono sue numerose pubblicazioni su temi danteschi o irredentisti. La sua memoria vive soprattutto a Salerno che gli ha dedicato una strada cittadina.

6 GARIBALDI C. Mio padre Livorno, Erasmo 2007. Prima edizione Firenze Vallecchi 1948. Clelia evoca i rapporti di sua madre e suoi con il padre, non allude a nessun rapporto con i Garibaldi.

7 Diversamente riferisce LANDO MANNUCCI in “Camicia Rossa” n. 3 del 1986 (“figlia di Gemma Armosino, a sua volta figlia di un fratello di Francesca”). Lando Mannucci in questo articolo narra di una visita a Villa Francesca all’Ardenza (Livorno) descritta come villino ottocentesco splendidamente arredato e con tanto di giardino ben tenuto, con esposte lettere sia di Garibaldi sia di visitatori importanti come il presidente Luigi Einaudi nel 1952. Intrigante è l’allusione al dono dei cimeli di Garibaldi a collezioni nazionali: quali? dove? Parte della biblioteca di Garibaldi è, come noto, alla Labronica di Livorno. Sarebbe bello chiarire, anche per la memoria di Francesca e Clelia, che i cimeli di Caprera non siano andati dispersi in mano di privati.

8 CLELIA GONELLA-SERGIO GRISTINA, Ricette cucina. Garibaldi a tavola, Salomone Belforte & C., 2002

9 Sulla vicenda di Teresita e delle altre donne della famiglia Garibaldi, GARIBALDI JALLET A. Teresita e le altre donne. La famiglia “ allargata “ del Generale Garibaldi. in CIUFFOLETTI Z. COLOMBO A. GARIBALDI JALLET A., I Garibaldi dopo Garibaldi, Lacaita, Manduria, 2005, pp. 21-80.

10 Saracchi. Caprera. Francesca Armosino Garibaldi ed i suoi famigliari nei dipinti del nipote Lelio Bianchi e nei documenti dell’epoca, a cura di ADOLFO E WILMA SARACCO, Comune di San Martino Alfieri, 2023, pp. 104