di Maurizio Mari
E’ stata ritrovata a Malta una foto di Giuseppe Garibaldi eseguita da Stefano Lecchi nel marzo 1864 durante la sua controversa visita nell’isola. La foto, proprietà di Palazzo Falson di Mdina (Malta), fu esposta nel 1961 quando il Comitato maltese della Società Dante Alighieri organizzò una mostra per il primo centenario dell’Unità d’Italia.
Stefano Lecchi è famoso per essere stato il primo a realizzare un reportage fotografico di guerra, la serie di fotografie realizzate a Roma, probabilmente nel luglio 1849, subito dopo la caduta della Repubblica Romana. Le immagini documentano le distruzioni della guerra, luoghi, palazzi, ville che furono teatro della gloriosa difesa della Repubblica da parte dei patrioti italiani e che rendono l’idea della ferocia dei combattimenti.
Giuseppe Garibaldi giunse a La Valletta alle due di notte del 23 di marzo 1864 e ripartì alle ore 18 del 24 marzo. Il Generale era diretto a Londra, via mare, per evitare di passare per la Francia, a causa della cessione di Nizza.
Organizzato il viaggio a Londra, fu chiesto alla Società di Navigazione “Peninsular and Oriental Company” che faceva servizio tra Marsiglia, Genova e Malta di deviare il tragitto del piroscafo Valletta, fino a Caprera, per imbarcare il 21 marzo Giuseppe Garibaldi, i figli Menotti e Ricciotti, G. Guerzoni, G. Basso, il Ten. Colonnello Chambers dei Liverpool Rifles Volunteer, il Dott. G. Basile, L. Sanchez Deus e P. Poltronieri. A Malta poi si sarebbe trasferito sul vapore Ripon, della stessa Compagnia, in servizio per Southampton.
Le versioni sull’accoglienza a Garibaldi in quelle 40 ore furono molto diverse a seconda dell’orientamento politico dei giornali locali. Favorevoli “Il Mediterraneo”, il foglio più vicino agli italiani e felice della visita e il “The Malta Times”. Decisamente avverso “L’Ordine”, giornale cattolico sovvenzionato dai Borboni, contrario al Risorgimento e ostile all’unità italiana, e il “Portafoglio Maltese” che definì l’unificazione italiana “un delirio mazziniano”.
Sbarcati nella notte Garibaldi, ancora dolorante per la ferita di Aspromonte, e il seguito presero alloggio all’Imperial Hotel in strada S. Lucia 34.
La notizia dell’arrivo di Garibaldi si era sparsa rapidamente e la folla, già dalle 8,30, si radunò numerosa sotto l’albergo inscenando accese manifestazioni sia favorevoli che contrarie. Tutto passò tranquillamente senza grandi conseguenze pur con polemiche sul numero dei presenti e sulle loro motivazioni: chi per pura curiosità, chi di sentimenti ostili come gruppi filo borbonici che fischiavano, mentre inglesi e italiani organizzavano applausi e “viva Garibaldi” quando l’eroe si affacciava al balcone. I soldati britannici erano presenti per evitare incidenti.
Le autorità locali resero omaggio all’illustre ospite e fu anche sottoscritto un documento in onore del Generale che innestò una lunga polemica circa il numero di firme dei sottoscrittori.
La partenza fu piuttosto movimentata. Il Ripon era giunto in mattinata da Alessandria per salpare alle 18, ma già alle 13 Garibaldi aveva lasciato l’albergo e si era imbarcato. L’anticipo non viene spiegato dai giornali liberali che scrivono di ovazioni che avrebbero accompagnato il passaggio del Generale, appena turbato da qualche dimostrazione di gruppi sobillati dai borbonici.
Per la stampa cattolica la partenza fu anticipata per timori di incidenti e dato l’orario, le strade erano quasi vuote. Nonostante le precauzioni la carrozza fu accompagnata da fischi e lanci di limoni.
Nicola Fabrizi, patriota e garibaldino, pubblicò su “Il Diritto” un resoconto della visita accolta con entusiasmo e nel quale non vi è cenno di alcun dissenso. I sostenitori di Garibaldi accompagnarono su barche il Ripon fino all’uscita dal porto. Anche qui valutazioni diverse sul numero delle barche, da 200 a 30 a 80!
E’ indubbio che il soggiorno di Garibaldi non fu del tutto trionfale, tuttavia egli ringraziò le autorità per l’accoglienza ricevuta.
Se nella cattolica Malta e fedele al Papa-Re, predominò il dissenso, poi gli entusiasmi furono massimi nella protestante Inghilterra che riservò al Generale un’accoglienza trionfale con onori e attenzioni che sfuggì di mano al governo britannico che corse ai ripari e col pretesto della salute malferma di Garibaldi, ne anticipò la partenza.