Garibaldini a Cuba, a cura di Carlo Lambiase, edizioni Intra Moenia, Napoli, 2008, pp.220, € 15,00

Garibaldini a Cuba

Alessio Pizziconi

Garibaldini a Cuba, a cura di Carlo Lambiase, edizioni Intra Moenia, Napoli, 2008, pp.220, € 15,00

L’appellativo di Eroe dei Due Mondi con cui è unanimemente conosciuto Giuseppe Garibaldi sta a rappresentare nella forma più compiuta possibile lo spirito che mosse il celebre Nizzardo verso le terre allora irredente dell’America Latina, per offrire ad esse il suo determinante contributo verso l’indipendenza. La sua parabola arrivò fino al Mar dei Caraibi e dopo un lungo dibattito tra chi propendeva per un’invenzione storiografica e chi invece ne sosteneva la veridicità, finalmente con la lettura del diario di bordo del brigantino Georgia abbiamo le prove di due approdi di Garibaldi all’Avana nel 1850, con l’appellativo di un tale “Giuseppe Pane”. In quegli anni il Generale era di stanza a New York e venne a contatto con immigrati ed esuli cubani. Non comanderà nessuna spedizione a Cuba, ma ne fu sicuramente tentato. Gli indipendentisti cubani, secondo i documenti dell’epoca, avevano contatti con Garibaldi e ne auspicavano l’arrivo sull’isola perché ne conoscevano le gesta a favore dell’indipendenza dell’Uruguay (1842). L’influenza delle vicende cubane continuò a risuonare in Italia per tutta la seconda parte dell’Ottocento. Cuba era diventata nell’immaginario di fine Ottocento un luogo simbolico da espugnare contro il dominio secolare della Spagna. Chi aveva lottato per la libertà e l’indipendenza in Italia, non poteva essere indifferente alla causa dell’isola più importante del Mar delle Antille. Non c’è dunque da meravigliarsi se alcuni Deputati del Parlamento italiano fondano e danno vita, per iniziativa del dr. Francesco Federico Falco, alla straordinaria esistenza politica e culturale del Comitato per la libertà di Cuba il 6 aprile del 1896. Probabilmente tra i motivi fondanti vi fu l’esito monarchico e moderato della lotta per l’unificazione italiana, che spinse molti a partecipare a una nuova guerra di indipendenza. Le vicende della lunga lotta per l’indipendenza di Cuba hanno avuto un fascino per tutte le forze che in ogni parte del mondo lottavano nella seconda metà dell’Ottocento per affermare gli ideali di “nazione” e di libertà, seguiti all’onda dei valori che avevano animato la Rivoluzione francese e l’illuminismo. Tra il 1896 e il 1897 il Comitato apre una lista di arruolamento nazionale di volontari per una spedizione a Cuba, alla quale aderiscono 34 persone. Il comitato riceve consensi da tutta Italia. Il 7 maggio 1898 parte dall’Italia una spedizione di 41 volontari diretti a Cuba ma, una volta giunta a New York, la spedizione non ottiene gli aiuti promessi dal governo degli Stati Uniti, per cui ben presto i volontari si vedono costretti a far ritorno in Italia. Tuttavia l’esempio del Comitato Centrale Italiano per la libertà di Cuba, chiuso nel 1905, restò un’iniziativa unica per l’attivismo sviluppato, per l’ampia mobilitazione conseguita dell’opinione pubblica italiana e per il coraggio politico, ed è unanimemente riconosciuto da parte cubana che la partecipazione italiana alle guerre di indipendenza di Cuba dagli spagnoli fu spontanea, inattesa, concreta e cospicua, per numero di volontari e di caduti. Anche in quel contesto l’Italia dimostrò di essere all’altezza del suo nome.