GARIBALDI A LA SIGNANA DI MARCIANO DELLA CHIANA
di Amedeo Ademollo*
Nessuno, credo, riuscirà mai a districare la matassa di ordini, di contrordini, di cospirazioni e di contro cospirazioni di quel mese di settembre. Non c’ é bisogno di cercare il tradimento: tutto si spiega con la natura indecisa e vacillante del Rattazzi, che voleva troppe cose alla volta: l’insurrezione a priori dei Romani, che era impossibile senza un poderoso incoraggiamento e molte armi; la promessa di Napoleone di non intervenire se l’anticipata rivoluzione scoppiasse in Roma; la promessa di Vittorio Emanuele dell’invio dell’esercito regolare, appena l’insurrezione fosse incominciata e i volontari avessero passata la frontiera. E mentre Rattazzi si perdeva in preghiere Garibaldi organizzava i suoi volontari… il 22 settembre ci invitava ad una passeggiata…1
Ordunque nella mattinata del primo giorno dell’autunno 1867, lunedì 22 settembre, Garibaldi lascia in treno Firenze per Arezzo, dove giunge alle 15.20 accompagnato dai segretari Basso e Del Vecchio, da Jessie White Mario, dal noto Dolfi, da un certo Macchi ed altri2.
Viene entusiasticamente accolto dalla popolazione; l’Eroe l’arringa dal balcone della casa del Sindaco Pietro Mori che affaccia sul Corso all’attuale civico 177, MEDITANDO L’EPOPEA DI MENTANA (RINNOVANDO) COL POPOLO IL PATTO DELLA LIBERAZIONE DI ROMA come recita una lapide murata sulla facciata del palazzo stesso.
Verso le diciassette assiste al Prato ad una corsa di cavalli; a sera è atteso al Regio Teatro Petrarca ma non interviene per fisiche indisposizioni; qui il rapporto dei carabinieri sembra interrompersi (quasi come ne avessero perso le tracce) e salta al mattino del seguente giorno 23 registrando che il Generale si era recato in una villa presso la città dell’Ingegnere Del Vita.
Il giorno – ricorda Jessie White – pranzammo a Santa Maria sul Monte degli Ulivi (Santa Maria delle Grazie, nda) ove lui si era già accampato nel 1849 con quattromila soldati con i quali era uscito da Roma per andare a Venezia3, e qui ascoltò con viva soddisfazione un nuovo inno di guerra di sua composizione adattato alla musica di Donizetti.
Infine, così lapidariamente conclude il rapporto dei carabinieri aretini, verso le 2 pomeridiane il Generale Garibaldi partiva in vettura diretto a Sinalunga (Siena).
Dove il Generale aveva passato la notte? Nell’assordante silenzio in merito della pubblicistica garibaldina la risposta al quesito viene però dall’Ing. Luigi Agnolucci, il maggiorente sinalunghese che ospitò Garibaldi nel proprio palazzo, il quale in un suo opuscolo4 così ricorda: la notizia, vera e positiva, che a Sinalunga arrivava il Generale Garibaldi, giunse circa all’una del dì 23 (ventitre) settembre per espresso mandato dai fratelli Salvatori (sic) nella cui villa di Marciano si trovava; uno di questi fratelli, Ettore, aveva fatto la campagna del 1866 nelle Guide del Generale. L’espresso diceva che l’arrivo avverrebbe dopo le ore cinque pomeridiane del 235.
Francesco Asso nei suoi Itinerari garibaldini in Toscana e dintorni (Firenze, 2003) ritiene che Garibaldi il giorno 23, partito da Arezzo, sia stato ospite a Marciano dai fratelli Salvadori e abbia fatto un’altra breve sosta a Pozzo della Chiana prima dell’arrivo nella cittadina senese, ma l’ipotesi non è attendibile in quanto incompatibile con gli accertati orari di partenza da Arezzo e di arrivo alla Pieve di Sinalunga ed è addirittura contraddetta dalla lapide posta sulla facciata della casa dei fratelli Mazzi6 a Pozzo che data l’accadimento al precedente giorno 22 settembre.
La corretta ricostruzione degli eventi di quei giorni prevede pertanto che il pomeriggio del 22 Garibaldi si sia separato dai compagni di viaggio e sia stato prelevato dai fratelli Salvadori e da questi condotto, con breve digressione a Pozzo, nella loro villa di Marciano, La Signana7.
Qui il Generale pernotta e prima di coricarsi fa inviare dai suoi ospitanti l’avviso di arrivo a Sinalunga e, con buona probabilità, anche disposizioni ai volontari che stavano convergendo nell’Agro Romano; il mattino seguente viene ricondotto ad Arezzo ove si ricongiunge col seguito che probabilmente era stato ospitato dall’Ingegnere possidente (come lo stesso soleva definirsi) Del Vita.
Abbiamo precedentemente visto che la carrozza8 con Garibaldi lascia Arezzo, Santa Maria delle Grazie, alle 14 del 23 settembre; la pariglia dei fratelli Salvadori, guidata da uno di essi, il trentaduenne Ettore, giunge sul tardo pomeriggio alla Pieve di Sinalunga, accolta dalla popolazione festante, per salire tosto fino alla piazza principale del paese ove l’Eroe, sceso a fatica dalla vettura, fa ingresso in palazzo Agnolucci dove, come ampiamente noto, nella notte verrà arrestato.
Ettore Salvadori non rientra a Marciano e, rimessi i cavalli nella scuderia del cognato di Agnolucci, partecipa al banchetto imbandito in onore di Garibaldi e a notte fonda si corica ospite nella casa del sinalunghese, commilitone di Bezzecca, prof Giuseppe Stocchi.
Avrebbe dovuto svegliarsi di buon mattino per condurre Garibaldi a Perugia9 ma già all’alba viene a fatica svegliato dal suo ospite; sceso in piazza tenta di avvicinarsi al Generale, già arrestato e caricato su un barroccio ma, immobilizzato con le baionette al petto dai soldati di scorta del 37° Fanteria, non gli resta che insultare e sfidare10 il tenente dei carabinieri che, eseguito l’arresto, stava traducendo il detenuto verso la stazione ferroviaria.
I Salvadori e La Signana
Nelle Ricerche storiche su Marciano della Chiana di Don Angelo Mencarelli è dato leggere:
Tra le persone che suscitarono il sentimento patriottico nel nostro popolo meritano speciale menzione i sette fratelli Salvadori i quali, a differenza del padre, codino per la pelle, si erano iscritti alla Giovine Italia. Nella loro villa «La Signana» avevano ospitato in varie epoche La Marmora, Bertani e Crispi e nel 1867 avevano dato asilo ed aiuto a Garibaldi, che preparava piani ed uomini per una spedizione contro Roma. Quando il Generale nel suo tentativo di suscitare disordini nello Stato Pontificio fu arrestato a Sinalunga si trovava appunto nella pariglia dei Salvadori11.
Con ogni evidenza l’Autore recupera tali notizie dalla consultazione dell’archivio della Signana, da lui reperito e citato, ma purtroppo ora non più nella disponibilità di chi scrive.
Nei primi anni del XIX secolo i Salvadori erano annoverati tra i maggiori possidenti terrieri di Marciano; Natale, il capofamiglia, era il maire napoleonico del paese ed era stato riconfermato Sindaco al rientro del Granduca Ferdinando III. Sposato senza prole viveva con Francesco (unico figlio del defunto fratello minore Sallustio) e i di lui numerosi figli, sette maschi e due femmine, per l’istruzione dei quali aveva assunto un sacerdote istitutore.
All’epoca dei fatti in narrativa i fratelli Salvadori, nell’ordine Sallustio12, Gio Batta, Giuseppe, Ettore, Sisto13, Pietro e Domenico14, avevano età comprese tra 35 e 24 anni ed erano quindi nel pieno del vigore fisico, oltre che pervasi da non sopiti ardori giovanili.
I loro sogni patriottici, non disgiunti da slanci di solidarietà a favore dei meno abbienti li indussero all’adesione ai principi ispiratori della sinistra storica fiorentina; nell’ambito della quale fu probabilmente pianificata la passeggiata di Garibaldi ad Arezzo e Sinalunga15. Forse non a caso la nota lettera con la quale Pietro Del Vecchio partecipa l’arresto di Garibaldi al giornale La Riforma contiene infatti espliciti ringraziamenti ai fratelli Salvadori per le splendide prove di patriottismo e di attaccamento alla libertà da loro date.
Si impegnarono nelle attività della locale Società Operaia (della quale Sallustio fu a lungo presidente) e nell’azionariato della Banca del Popolo di Firenze; i fratelli, che si autodefinivano bravi patriottici ma altrettanto mattacchioni, non disdegnavano però escogitare nella loro villa divertimenti serali e, a tal fine, avevano costituito. con tanto di statuto e stemma, l’allegra brigata Fanfulla.
Due sono i fratelli Salvadori dei quali è accertata e documentata16 la militanza attiva nel volontariato garibaldino: Ettore e Pietro. Ettore, all’epoca venticinquenne17, è tra i volontari toscani che il 18 giugno 1860 si imbarcano a Livorno agli ordini di Vincenzo Malenchini; giunto in Sicilia viene inquadrato nell’Esercito meridionale col grado di sottotenente di fanteria nella Brigata Siracusa e prende parte alla battaglia di Milazzo della quale serberà a ricordo una cicatrice per sciabolata in fronte…. e la medaglia commemorativa. Sei anni dopo, nel 1866, lo ritroviamo nello squadrone delle Guide a cavallo del Corpo dei Volontari Italiani posto ai diretti ordini del Comando Generale, riconosciuto e ricordato mentre galoppa18 con Ricciotti Garibaldi lungo la via per Condino19.
Anche Pietro, studente a Pisa, è volontario garibaldino di Bezzecca, registrato nell’Archivio come soldato del VI Reggimento (Nicotera), I Battaglione, VI Compagnia; quest’ultima duramente impegnata in scontri presso il cimitero di Bezzecca. Non è quindi da meravigliarsi se Garibaldi abbia deciso di affidarsi proprio a Ettore Salvadori, quale conduttore e, assieme ai fratelli, ospite nel suo malcelato tentativo aretino di avvicinamento allo Stato Pontificio.
La Signana, località dalla quale prende nome la villa in cui fu ospitato Garibaldi la notte tra 22 e 23 settembre 1867, si trova a Marciano della Chiana, in stretta prossimità del bivio stradale Cesa – Pozzo; il toponimo sembra derivi da un fundus della antica gens Rasinia che ivi avrebbe anche dato luogo alla fabbricazione di vasi corallini, i cui frammenti vengono talora in luce con le lavorazioni agricole.
La costruzione della villa, con facciata principale rivolta sui dolci rilievi della Valdichiana, sembra preceda l’inizio del XIX secolo. Sul lato occidentale è stato aggiunto in aderenza un altro corpo di fabbrica, di minori superficie e volumetria che però contiene uno spazio religioso (cappella) nel quale sono sepolti i familiari deceduti a tutto il 1875; quest’ultima è la sola parte che residua in proprietà della discendenza Salvadori. Per il notevole pregio storico e architettonico l’intero fabbricato è vincolato.
Fino agli ultimi anni dello scorso secolo sulla facciata era presente una bella decorazione con lo scudo della famiglia Salvadori, le insegne garibaldine ed una scritta a memoria del pernottamento dell’Eroe, purtroppo scialbata e poi definitivamente rimossa in seguito a lavori di manutenzione dell’edificio.
*Di famiglia che tra i suoi avi conta celebri pittori, Amedeo Ademollo (Venezia, 1935) è laureato in ingegneria civile idraulica ed è autore di importanti progettazioni e di numerose pubblicazioni di carattere idraulico e storico
1 Da A. Mario Giuseppe Garibaldi e i suoi tempi cap LIII
2 Le notizie sul soggiorno aretino di Garibaldi sono prevalentemente tratte dal rapporto dei carabinieri di Arezzo del 24 settembre 1867 pubblicato in U. Barengo, 1942, Vicende Mazziniane e Garibaldine nelle carte dei Carabinieri Reali, Ed Alfieri Roma
3 Una lapide posta a destra del portale di ingresso a S. Maria delle Grazie ,ricorda la notte tra 22 e 23 luglio 1849, durante la quale qui si accamparono le truppe garibaldine. Il Comune di Arezzo, con una giunta conservatrice, aveva infatti chiuso le sue porte all’eroe dei due mondi, fuggito da Roma il 2 luglio dopo la disfatta della Repubblica Romana. La sera del 23 luglio i garibaldini ripartirono in direzione dell’Adriatico. Si erano riposati e rifocillati grazie ai viveri offerti dai carmelitani ma anche dal popolo aretino, che aveva inviato cibo per i soldati e i cavalli (Marco Botti, Arezzo da amare)
4 L. Agnolucci 1911 L’arresto di Garibaldi a Sinalunga: relazione dettagliata Stab Tip Pichj Arezzo
5 Identica notizia è dato leggere nel breve scritto di G. Stocchi, stesso titolo del precedente, pubblicato sul numero unico Cortona a Garibaldi 3 giugno 1894 Tipo Alari Cortona
6 Un Mazzi è segnalato tra coloro che accolgono Garibaldi a Montepulciano il agosto 1867
7 La decisione di Garibaldi di non trascorrere la notte in città non fu certamente frutto di improvvisazione ma doveva essere stata programmata in precedenza con ogni dettaglio-. Quanto sopra non tanto al fine di fare cosa gradita agli ospitanti quanto per sottrarsi al controllo degli organi governativi. In proposito Jessie White: Infatti il Prefetto di Arezzo aveva già l’ordine di arresto in tasca ma non osò metterlo in esecuzione visto l’entusiasmo del popolo..
8 Trattavasi in realtà di un convoglio di carrozze, con probabilità tutte dei fratelli Salvadori
9 Così G. Stocchi nel suo articolo sull’arresto di Garibaldi a Sinalunga del 1894 ove indica anche la prevista ora di partenza: le cinque e mezzo. La notizia è sicuramente attendibile in quanto con ogni evidenza direttamente appresa dal conduttore Ettore Salvadori che presso di lui pernotta; anche il tenente incaricato dell’arresto riferisce di aver appreso al suo arrivo a Sinalunga l’intenzione del Generale di partire alle 6 per Perugia.
10 Vedi G. Stocchi, scritto citato
11 Come noto l’arresto avviene invece all’interno di Palazzo Agnolucci in Sinalunga.
12 Capitano della Guardia Nazionale di Marciano nel 18
13 Sisto fu un personaggio di spicco nella Marciano di fine XIX secolo: animatore della vita del paese e sacerdote, poi dismesso l’abito talare e sposatosi senza prole, fu anche Sindaco fino al decesso (1897)
14 Domenico Salvadori, avo dello scrivente in quanto padre della nonna paterna
15 E’ possibile che gli accordi siano stati definiti durante il soggiorno di Garibaldi alle vicine Terme di Rapolano nel precedente mese di agosto e non .è escluso che in quell’occasione i Salvadori si siano attivati per favorire le visite del Generale a Foiano e Monte San Savino
16 Archivio di Stato di Torino Alla ricerca dei Garibaldini scomparsi
17 Nato il 9 febbraio1835, biondo, occhi cerulei, alto 1.70 m
18 Il cavallo era un baio di sua proprietà
19 Vedi L. Beha 1884 Memorie di un Garibaldino Tipo Paolini Roma