Proclamazione della Repubblica Romana nel 1849 in Piazza del Popolo – Lit. Rossetti (it.wikipedia.org)

LA REPUBBLICA ROMANA DEL 1849 – Gian Biagio Furiozzi

I 170 anni della “Primavera dei popoli”

 

Francia disse che interveniva per “prevenire” un intervento dell’Austria. In pratica, è stato il primo caso di “intervento preventivo” nella storia d’Europa.

In tutto, i militari a disposizione della Repubblica erano 20.000, di cui 10.000 a difesa di Roma e gli altri dislocati nelle altre province. Il territorio della Repubblica comprendeva il Lazio, le Marche e la Romagna.

Ai soldati francesi si aggiunsero quelli inviati dall’Austria, dalla Spagna e dal Governo di Napoli.  Il 30 aprile il primo assalto dei Francesi venne respinto sotto le mura di Roma. Il 9 maggio Giuseppe Garibaldi batteva i napoletani a Palestrina. Ma Roma fu attaccata in forze, e iniziò la strenua difesa della città, soprattutto sul Gianicolo e a Villa il Vascello.

Il 2 luglio Garibaldi dovette annunciare il ritiro da Roma, con un famoso discorso tenuto in Piazza S. Pietro, che iniziava così: “Io esco da Roma: chi vuol continuare la guerra contro lo straniero, venga con me…Non prometto paghe, non ozi molli.  Ma acqua e pane quando se ne avrà”. Questo discorso è stato paragonato a quello fatto da Churchill nel maggio 1940, per incitare gli inglesi alla resistenza contro Hitler. Lo seguirono 4.000 volontari, armati con 800 cavalli e un cannone. Vi erano anche la moglie Anita e il famoso Ciceruacchio con i suoi due figli. Tutti inseguiti dagli Austriaci. La Repubblica fu sconfitta – dunque – da ben quattro eserciti: francese, austriaco, spagnolo e borbonico, nonostante la fiera resistenza soprattutto sul Gianicolo e a Villa il Vascello.

Essa fu una Repubblica parlamentare, presieduta da un Triumvirato (Mazzini, Saffi e Armellini). Il Governo era composto da sette ministri. La sua moneta era il Baiocco. La sua religione prevalente, il cattolicesimo. Ma non c’era nessuna religione di Stato. La principale religione minoritaria era quella ebraica. Aveva un motto: “Dio e Popolo”. Aveva un suo Inno: “Il Canto degli Italiani”, di Goffredo Mameli”. Anche se non era proprio un inno ufficiale, esso era utilizzato dai soldati volontari come inno di guerra. Del resto, esso è stato dichiarato ufficialmente inno nazionale della Repubblica Italiana solo pochi mesi or sono.

La Costituzione era composta di 69 articoli. Era basata sulla sovranità popolare. Le elezioni erano previste ogni tre anni. Essa proclamava: la libertà politica e quella religiosa; il principio della laicità. Il diritto di proprietà individuale. L’esproprio per pubblica utilità era previsto solo previo indennizzo. La libertà d’insegnamento, il segreto della corrispondenza, la libertà di associazione. Era previsto il diritto di petizione, sia individuale che collettivo. Un articolo diceva che la Repubblica promuoveva il miglioramento delle condizioni morali e materiali di tutti i cittadini. Era sancita l’indipendenza della magistratura. Veniva istituito il Giudice di pace per le controversie civili. L’esercito doveva essere composto da volontari, ma tutti i cittadini dovevano far parte della Guardia Nazionale. Veniva prevista un’indennità per i deputati, a cui non si poteva rinunciare. Nel Regno d’Italia verrà introdotta solo ai primi del ‘900. Diversi princìpi sono stati ripresi dalla nostra attuale Costituzione. L’originale è conservato nella Biblioteca Augusta di Perugia, portatovi da Giovanni Pennacchi.

Durante l’assedio di Roma venne istituito il servizio delle “ambulanze”, veri e propri piccoli ospedali mobili che prestavano le prime cure ai feriti.  Erano guidate da Cristina Trivulzio di Belgioioso. Vi furono addette molte centinaia di popolane romane, che, dopo il ritorno di Pio IX, furono subito scomunicate e definite tutte prostitute. In realtà, queste ultime erano solo una piccola parte di esse. Tra le vivandiere vi era la romana Adeodata Frigeri, moglie del mazziniano perugino Giovanni Sebastiani. Avrebbe poi fatto la vivandiera anche nella guerra di Crimea e nella seconda guerra d’Indipendenza. Va poi ricordata Colomba Antonietti di Bastia Umbra, che morì combattendo accanto al marito Luigi Porzi sulle mura di Roma. Fu l’unica donna a morire in difesa della Repubblica Romana. La libertà religiosa favorì la completa emancipazione degli ebrei, molti dei quali presero parte agli avvenimenti rivoluzionari. Due ebrei furono eletti anche nell’Assemblea Costituente. Dopo la sua caduta, riprese la discriminazione verso di loro.

Nel biennio 1848-49 si ebbe a Roma una grande diffusione della stampa: ben 75 tra giornali, riviste, numeri unici, tra politici, economici e satirici. La caduta della Repubblica segnò l’inizio del cosiddetto “decennio di preparazione”. Ma anche un decennio di reazione, di condanne e di esilio per migliaia di patrioti. La liberazione di Roma, dopo i due generosi e sfortunati tentativi di Garibaldi del 1862 e del 1867, sarebbe avvenuta solo il 20 Settembre 1870. Sappiamo che Garibaldi ebbe con Mazzini degli scontri sulla tattica militare da seguire nella difesa di Roma. Ma, nonostante ciò, egli volle che nell’immenso corteo funebre che accompagnò l’Esule genovese nel 1872, fosse presente anche la bandiera dei Mille.