Oltre quindici milioni di morti, e un numero di feriti e mutilati che supera i venti milioni. Questi i numeri impressionanti in termini di vite umane causati dalla prima guerra mondiale. La storia di una guerra deve essere innanzitutto la memoria degli uomini che l’hanno combattuta e vissuta, civili e militari, e non deve essere dimenticata. Con questo intento è stato organizzato nel giugno 2017 a Vallombrosa un convegno nazionale di storia, con il contributo della Presidenza del Consiglio dei Ministri, avente lo scopo di evidenziare l’impegno sanitario e assistenziale della Sanità militare e della Croce Rossa durante la Grande Guerra.
Questo volume raccoglie la sintesi delle relazioni che ne hanno descritto gli aspetti, spesso ignorati dalla storiografia ufficiale, e della mastodontica situazione che si trovarono a fronteggiare tutti gli operatori sanitari. In primo piano uno spazio fondamentale è rappresentato dai contributi di carattere tecnico, che esaminano l’argomento oggetto del volume dal punto di vista sanitario e assistenziale: l’opera instancabile di medici, infermieri, assistenti, barellieri che si prodigarono sui teatri di combattimento e nelle corsie degli ospedali anche per 24 ore di seguito, come si può leggere frequentemente nelle numerose testimonianze ricavate dai diari del personale della CRI. Uomini e donne che non indietreggiarono mai di fronte alla fatica, all’impatto psicologico devastante dinanzi al contatto quotidiano di migliaia di giovani vite stroncate dalla guerra, e nemmeno di fronte alla paura della morte, dato che col passare dei mesi la ferocia della guerra andava sgretolando progressivamente ogni forma di tutela verso i prigionieri, i civili e gli operatori sanitari, precedentemente codificata nella Convenzione di Ginevra del 1864 e poi in quelle dell’Aja del 1899 e del 1907. Molteplici sono i contributi che analizzano l’aspetto sanitario, perché la prima guerra mondiale comportò gravissime conseguenze sulla salute dei combattenti e della popolazione civile, ponendo all’organizzazione sanitaria problemi e sfide del tutto nuove ed impreviste.
Le previsioni sia dei politici, che dei tecnici, formulate prima della guerra, circa la durata ed entità del conflitto, risultarono tragicamente errate. La grande guerra si caratterizzò per l’utilizzo di nuove armi con effetti ben più micidiali mai conosciuti fino ad allora. Tutto ciò comportò conseguenze devastanti sulla salute dei soldati. Il numero dei coinvolti in guerra e delle relative vittime raggiunse una quantità mai vista nella storia dell’umanità. In questo inferno, la Sanità militare dovette adattarsi rapidamente a uno scenario mai visto prima, e sia i corpi prettamente militari che la Croce Rossa, inquadrata dallo scoppio del conflitto in questi ultimi, ne uscirono profondamente cambiati. Nel conflitto risultò fondamentale la capacità dell’organizzazione sanitaria militare di rimodularsi continuamente in base alle mutevoli esigenze, sia per quantità che per tipologia e qualità delle prestazioni richieste. Risultò fondamentale l’attività propositiva che diedero in pieno spirito di collaborazione gli esponenti della medicina accademica universitaria. Per la prima volta comparvero in un teatro bellico le donne medico. Occorre ricordare che la medicina del tempo era ancora allo stato pre-antibiotico e pre-trasfusionale. I chirurghi lavoravano senza farmaci atti a combattere infezioni, con tecniche anestesiologiche primordiali, con mancanza di conoscenze sui meccanismi dello shock, senza mezzi diagnostici efficienti e con le drammatiche condizioni di evacuazione dei feriti dalle prime linee. Con il procedere della guerra, crebbero notevolmente le patologie psichiche, fece la comparsa in maniera massiva quello che sarà in seguito definito come disturbo da stress post traumatico, i casi di autolesionismo divennero sempre più frequenti tra la fanteria che aveva vissuto l’inferno della prima linea.
La prima guerra mondiale, dal punto di vista sanitario, viene inoltre ricordata come il conflitto che consacrò alla storia il ruolo e la fama guadagnata sul campo dal corpo delle infermiere volontarie della Croce Rossa. Furono centinaia di migliaia le crocerossine che operarono nei paesi in conflitto per portare assistenza ai soldati al fronte, agli ammalati e ai feriti. Operarono sotto bandiere diverse, anche contrapposte, ma uniti dallo stesso spirito umanitario sigillato dall’emblema della Croce Rossa. Un grande movimento che si trovò ad affrontare l’assistenza sia ai militari che ai civili, al fronte come nei territori interni e nelle grandi città. Un impegno straordinario, mai visto prima nella storia, come è ben descritto in ciascuno dei contributi che costituiscono questo testo. Qui trovano spazio le biografie di molti personaggi appartenenti alla CRI che si distinsero per le loro azioni a qualsiasi livello, prevalentemente sanitario. Tuttavia in questo volume sono presenti anche importanti lavori che affrontano aspetti politico-organizzativi del movimento della Croce Rossa durante gli anni della Grande Guerra, come l’analisi dell’organizzazione di molti comitati locali, con uno sguardo in particolare a quelli toscani, degli ospedali e delle strutture che passarono d’urgenza sotto la gestione della CRI, dei rapporti con i comitati degli altri Paesi in guerra, soprattutto per quanto riguardò il trattamento e lo scambio di prigionieri di guerra feriti e malati. La CRI infatti con l’aumento abnorme delle attività di soccorso vide accrescere progressivamente il proprio ruolo istituzionale, dato che non pochi personaggi di spicco della società dell’epoca ne facevano parte. Alcuni di loro appartenevano alla massoneria: le vicende di questa istituzione e della CRI si intrecciarono da subito con la storia politica poiché entrambe avevano finalità umanitarie e filantropiche ed una comune visione universalistica. Fu inoltre uno degli effetti della guerra quello di accrescere la solidarietà fra le società nazionali di Croce Rossa, e fu grazie allo spirito avveniristico della Croce Rossa americana che venne organizzata nel 1919 la prima conferenza medica mondiale. Tra le Sanità militari degli eserciti in campo quella italiana si distinse per organizzazione e risultati, pur essendo impreparata all’inizio di fronte agli aspetti nuovi e impressionanti del conflitto. Ma fu soprattutto per l’estremo impegno sul campo che, unica attribuzione del premio durante la Prima Guerra Mondiale, nel dicembre 1917 venne assegnato al CIRC il Nobel per la pace.
Alessio Pizziconi