A cinque anni dalla scomparsa
Nel 2015 mi trovavo, come spesso a quei tempi, a Parigi. Ero andato a IRCAM per iniziare un lavoro su “Gli algoritmi genetici e la musica”, e nel contempo rendere visita al compositore Tom Johnson per fargli ascoltare la mia interpretazione al pianoforte del suo brano “Twelve”. L’esecuzione rientrava in un ampio progetto da me proposto a Francesco Sanvitale: praticamente un lavoro interdisciplinare tra musica e intelligenza artificiale a cui lui era interessato e che avrebbe voluto pubblicare. Dopo questi incontri chiamai Francesco per comunicargli l’esito, ma lui mi anticipò dicendo: “Li hai suonati molto bene, bravo, non ti sei mai dimenticato di me”. Queste sono le ultime parole scambiate tra me e Francesco Sanvitale, una settimana prima della sua scomparsa. Musicologo, insegnante e garibaldino convinto, ha lasciato un grande vuoto in tutti noi che gli eravamo vicini professionalmente o per condivisione di comuni interessi. Per molti la figura di Sanvitale rappresenta un punto di riferimento, una specie di spartiacque tra la storia precedente e quella successiva alla sua dipartita; basti pensare che tra di noi è oramai diventata consuetudine pronunciare frasi tipo:” E’ accaduto prima della morte di Francesco… Allora era in vita Francesco… Quando Francesco non era più con noi…”. Mi viene in mente l’analogia con il terremoto de L’Aquila che ha spaccato in due la storia degli aquilani, città alla quale si sentiva sempre molto legato. E fu proprio durante uno dei tanti viaggi che facemmo verso L’Aquila che Sanvitale mi propose di far parte della appena costituita sezione ANVRG di Ortona, sezione che animò con impegno e passione fino alla sua scomparsa. Pur essendo insignito di diverse onorificenze, diceva spesso che l’unica che gli interessasse veramente era la Stella al Merito Garibaldino, che mostrava sempre con grande orgoglio.
Il suo interesse storico e la sua passione per Garibaldi erano conosciuti da tutti. Possedeva un’autentica collezione di cimeli garibaldini e parlava con entusiasmo di colui che riteneva essere l’unico italiano in grado di onorare i fasti degli antichi mitici condottieri romani. Per sua sfortuna del libro che si accingeva a pubblicare sul Generale, non sono rimaste tracce (se qualcuno avesse informazioni del manoscritto scriva alla redazione). Io ne lessi la prima parte a casa sua nel 2014, di cui ricordo bene gli accenni a Napoleone ed al Brasile. Era il periodo dei preparativi per il mio matrimonio, e andai a trovarlo per invitarlo alla festa; il suo regalo fu un bellissimo quadro con dedica autografa rappresentante l’incontro di Teano che ora primeggia nel mio studio.
Francesco Sanvitale era persona di una generosità immensa; coesistevano in lui grandi capacità “diplomatiche” unite ad una schiettezza tipicamente abruzzese. Molto spesso riusciva ad avvicinare persone con posizioni quasi inconciliabili, a volte, invece, non esitava a formulare giudizi molto pungenti su fatti e persone che non reputava all’altezza della situazione. Fu responsabile sul quotidiano “Il Centro” (maggior quotidiano abruzzese) della rubrica “Fuoco e Fiamme” nella quale mi dedicò un articolo raccontando la mia storia di “cervello in fuga” verso la Francia.
Ricordo molto bene i numerosi messaggi e chiamate che mi arrivarono il giorno della sua scomparsa e il mio sgomento: ero a Bruxelles, preparavamo la casa per la venuta al mondo di Lorenzo, ed avevo da poco chiamato Nora, la segretaria dell’Istituto Nazionale Tostiano.
La sezione di Ortona è nata grazie a lui e continuerà a ricordarlo con grande stima.
Giacomo di Tollo