Il compimento dell’unità politica d’Italia segna un principio e non la fine di un progetto: come per tutti i momenti fondativi statuali, l’unificazione del Paese pone il problema della sua base territoriale in termini che, se non sono più, o non soltanto, militari e diplomatici, sono però prepotentemente e urgentemente di organizzazione e di gestione, quindi anche, a monte, di conoscenza del territorio tutto su cui si esercita la sovranità nazionale. Questo volume esamina la questione delle modalità di produzione di conoscenze territoriali per il nuovo Stato unitario, scegliendo come campo d’indagine la Torino della seconda metà dell’Ottocento. Frutto di una collaborazione interdisciplinare tra storici del Risorgimento e geografi specializzati in storia della geografia, indirizzata a indagare modi e pratiche attraverso cui a Torino si elaborano tra Otto e Novecento idee e opere che tendono a ridisegnare un ruolo per la città ma sono soprattutto necessari per il processo di costruzione della nazione. I saggi che compongono il volume nascono da un progetto di ricerca multidisciplinare nel quale alcuni storici del Risorgimento e alcuni geografi dedicati alla storia della geografia e della cartografia si sono confrontati sul tema dei modelli di conoscenza e di rappresentazione del territorio nazionale dopo l’Unità. Il volume riprende sul versante scientifico ed estende tematicamente la mostra Immaginare la Nazione. Saperi e rappresentazioni del territorio a Torino 1848-1911 che lo stesso gruppo di ricerca ha organizzato al Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino dal 20 dicembre 2014 al 29 marzo 2015. Il riallestimento di quest’ultimo, assieme a due volumi curati da Umberto Levra su Torino nel “lungo Ottocento” e alcuni studi metodologici che hanno innovato la storia della geografia, ne hanno costituito la base di partenza. Pierangelo Gentile ricostruisce le esequie del primo re d’Italia Vittorio Emanuela II, secondo un’accorta regia che, come si era reso conto Quintino sella, che di fiuto politico ne aveva da vendere, poteva trasformarsi in un’occasione per rinsaldare il legame tra dinastia e nazione, facendo entrare la cerimonia nella memoria collettiva degli italiani. Al celebre Ministro delle Finanze della Destra storica dedica un saggio Silvia Cavicchioli ricostruendone “la progettualità culturale del territorio” cioè le iniziative indirizzate allo sviluppo culturale del suo Biellese, in un’analisi che fa della dimensione provinciale un elemento da recuperare nella costruzione dell’identità nazionale. La Torino di metà Ottocento era sede di molteplici iniziative di alto valore culturale: a questo tema Ester De Fort dedica la sua indagine ricostruendo la produzione di pubblicistica, sia a livello qualitativo che quantitativo. Anche in questo caso l’editoria locale sarà un volano per il futuro sviluppo di quella nazionale. Particolare attenzione viene data all’analisi delle opere divulgative e scolastiche, un filone al quale l’editoria torinese ha dato soprattutto nella seconda parte dell’Ottocento, un cospicuo contributo a partire dall’entrata in vigore della legge Casati sull’istruzione obbligatoria. La questione regionale emerge anche nel saggio di Daniele Pipitone, che analizza le vicende del padiglione del Piemonte alla mostra di Roma del 1911 in occasione del cinquantenario dell’Unità d’Italia. La partecipazione piemontese contribuirà a trasformare la mostra romana in una vetrina delle regioni italiane, sottolineando ancora una volta la base regionale del Paese. I due saggi finali affrontano la questione delle modalità di elaborazione della conoscenza territoriale e specificamente geografica. Paola Pressenda esamina l’attività scientifica del Club Alpino Italiano, fondato a Torino per forte impulso di Quintino Sella, ma il cui ambito di interesse è nazionale. Il CAI nel corso del tempo assume un ruolo di primo piano promuovendo studi di glaciologia, geomorfologia, altimetria, meteorologia, botanica ed esercitando un’accurata opera di divulgazione, risultando quindi fondamentale nella costruzione della conoscenza geografica nazionale. Paola Sereno rivolge la sua attenzione all’analisi della geografia torinese nel secondo Ottocento, al suo ruolo al servizio dell’amministrazione della cosa pubblica, ai processi di produzione di conoscenze territoriali per il nuovo Stato unitario e al contributo della scienza geografica al processo di nation building. Protagonista della sua indagine è la figura di Guido Cora, illustre cartografo, non tanto per il suo ruolo accademico che ricoprì per circa tre lustri, ma soprattutto per la sua azione organizzativa ed extra accademica per il “movimento geografico” cioè lo sviluppo e la mobilita della geografia scientifica. Un volume di primo ordine che esamina l’importanza della disciplina geografia nel processo di costruzione dell’identità nazionale.
Alessio Pizziconi