Storie di guerra e solidarietà tra marche e abruzzo. Le memorie di Cola Giovanni da Collefrattale, poemetto in ottava rima di Guido De Iulis. A cura di Fabrizio ARMADIO, Pietro Benedetti, Andrea MARTOCCHIA, Giuseppe PARLAMENTI. Davide Ghaleb Editore, Vetralla, 2022, pp. 84, Euro 5.

Questa pubblicazione fa parte di un’iniziativa intrapresa dall’associazione Jugocoord all’interno di una campagna volta ad esprimere concretamente solidarietà ai territori dell’Italia Centrale duramente colpiti dallo sciame sismico del 2016-2017, territori in cui durante la II Guerra Mondiale gli jugoslavi ex internati trovarono rifugio e spesso si impegnarono nella lotta partigiana. 

Il volume contiene un poemetto in ottava scritto da Guido de Iulis, un abitante di Acquasanta Terme, segretario per 24 anni della Comunanza Agraria di Villa San Giovanni, all’inizio dell’aprile 1945, quindi appena un anno dopo i fatti narrati al suo interno, e basato sui racconti di Giovanni Cola, contadino, pastore e carbonaio di Collefrattale. Negli anni ’80 a riscoprire questo poemetto fu Dragutin Ivanovic il quale, avendone intuita la notevole importanza storiografica, passò poi il resto della vita a cercare di farlo conoscere, nell’ambito della sua attività di ricostruzione dei fatti storici avvenuti a cavallo tra i comprensori di Acquasanta Terme (Marche) e Valle Castellana (Abruzzo) durante la Seconda Guerra Mondiale. Fatti dei quali era stato diretto testimone, anzi protagonista, in quanto tra l’autunno del ’43 e la primavera del ’44 era stato rifugiato proprio in quella zona. 

Dragutin giunse infatti a Morrice nell’ottobre 1943 in quanto fuggiasco dal campo di concentramento di Colfiorito di Foligno, una delle circa 200 località di prigionia istituite dai fascisti per rinchiudervi oppositori politici e combattenti stranieri, proveniente da una precedente prigionia in Montenegro in quanto appartenente alla lotta armata contro gli occupanti sin dal 1941. In particolare, Dragutin e gli altri del suo gruppo trovarono rifugio nella frazione abruzzese di Morrice, ospiti della famiglia di Felice De Benedictis. Dopo l’8 settembre prese inizio il suo coinvolgimento nelle vicende che riguardarono la solidarietà e la lotta antifascista sul territorio, all’interno delle compagnie guidate dal capitano dei Carabinieri Ettore Bianco, delle quali una ricordata come “compagnia estera” proprio perché comprendeva 60 inglesi e 45 jugoslavi. Tutti insieme costituirono quella che in seguito fu chiamata la banda Bianco, una formazione partigiana di circa 1500 uomini e da lì cominciò la resistenza in quelle valli, raccontata con dovizia di particolari da Giovanni Cola. Un elemento fondamentale fu senza dubbio la protezione che le donne dettero ai partigiani, sottraendoli alla ferocia nazifascista, e dimostrando perciò coraggio estremo e straordinario amore per la libertà. 

Dragutin, tornando dopo la Liberazione sui luoghi dei combattimenti, volle ricercare le persone che lo avevano aiutato e i partigiani italiani compagni di lotta. Nei suoi viaggi incontrò contadini e montanari e parlando con loro riascoltò i racconti delle battaglie cui lui stesso aveva partecipato, le storie di come i suoi compagni slavi in fuga dai nazisti erano stati protetti e nascosti nelle zone montane della Laga. In uno di questi incontri Drago venne a conoscenza di un poeta popolare, Guido De Iulis, del quale gli fu sottoposto un poemetto manoscritto in due canti, per 93 ottave di endecasillabi: questo lavoro, attraverso la composizione in ottava, rima utilizzata in questo caso con forte spirito evocativo, ha perciò un’importante valenza storica perché inedito e incentrato su vicende a volte non approfondite dalla storiografia ufficiale. 

Alessio Pizziconi