Si è appena concluso il XXIV Congresso nazionale della nostra associazione, che si è svolto nel contesto di una grave crisi del nostro Paese e di una situazione nuova per la nostra Associazione. Infatti per la prima volta non abbiamo più presenti in sala soci effettivi, e il rinnovo è lento a farsi non tanto tra i soci ma tra coloro che sono pronti ad assumere le responsabilità nelle sezioni, nelle federazioni, negli organi nazionali. Ciò è la conseguenza del ringiovanimento dei soci, che sono spesso persone che lavorano o che studiano. E questo mentre il nostro Ministero della Difesa ci impegna nello svolgere progetti come la sistemazione dei nostri archivi, cimeli, sedi, che richiede da parte nostra nuove professionalità. Da un’altra parte la vitalità della nostra associazione sta in commemorazioni risorgimentali, feste istituzionali, e il volontariato non è mai sufficiente. La fede non manca ma il tempo si.
Tuttavia da questo Congresso cogliamo un messaggio di fede, proprio per i valori che noi rappresentiamo e che non sono presenti in altre associazioni: i valori del Risorgimento italiano ed europeo, e i valori della Resistenza, che fu anch’essa italiana ed europea. Ogni volta che una crisi profonda dilagò nel nostro continente, obbligando persino altre nazioni a venire in nostro soccorso, dai nostri popoli è nata, piccola minoranza prima, poi con grande consenso, una rivolta contro le dittature anche razziste, le guerre e i loro milioni di morti, contro le ideologie che imponevano divisioni tra popoli profondamente legati da una cultura comune. Una cultura antica ma confortata nell’800 dal risveglio delle nazionalità come libertà, fonte quest’ultima di tutto il progresso economico e sociale. I maggiori protagonisti del Risorgimento hanno ben visto che nell’Europa dell’ultima parte dell’800 la grande questione era il mantenimento della pace, in favore della quale lavorava l’élite intellettuale progressista riunitasi in particolare a Ginevra nel settembre 1867, presente il leader incontestato Giuseppe Garibaldi, che ancora spada in mano nel 1860 proclamava la necessità dell’Europa Unita e chiedeva Roma capitale d’Italia andando a combattere contro le truppe di Napoleone II venute in soccorso del Papato nel novembre dello stesso 1867, per poi saldare l’amicizia franco-italiana in Borgogna nel 1870.
Anche noi oggi ci uniamo in un’associazione combattente per i suoi ideali, con alcuni obiettivi immediati: rafforzare la nostra struttura interna e le Federazioni, collaborare maggiormente tra sezioni, avere più visibilità all’esterno. Ma anche confortare la nostra identità. La diversità interna è oggi l’antidoto contro l’assimilazione a qualsiasi altra associazione, rischio contro il quale ci proteggevano invece i soci effettivi con la loro compattezza, e alla quale si è esposti quando ci si diventa più fragili: fuori dall’associazione ognuno va dove crede giusto di essere, ma senza che nessuna ragione esterna debba prevalere all’interno. Se una forte trasversalità è presente tra noi, bisogna vegliare attentamente a che non indebolisca la pluralità che ci ispira, nemmeno all’interno delle Sezioni, anche per non soffocare la nostra immagine esterna.
Questo diventa più necessario che mai quando il contesto storico che ha sostenuto il nostro antifascismo s’incontrerà e si scontrerà con un altro contesto, quello degli anni dell’affermazione del fascismo e del suo ventennio. La pietas umana si estende a tutti i morti, i nostri, gli stranieri, i nemici, ma le ragioni per le quali abbiamo combattuto sono quelle del progresso umano e della libertà, per le quali abbiamo affrontato con coraggio, chiudendo i lutti nei nostri cuori, la ricostruzione postbellica. Le riletture rischiano di oscurare la memoria. Stiamoci attenti, la storia non è una grande fiaba fatta di eroi, è fatta di sofferenza, di morte e di diritto alla vittoria per chi è stato dalla parte giusta. Abbiamo il dovere dell’orgoglio che ci sostiene nell’indicare una strada al futuro.
Con questo intento presentiamo il nostro Quaderno dedicato al Congresso della Pace del 1867, e parteciperemo al convegno sul tema della Pace che la Confederazione delle Associazioni combattentistiche organizza in autunno. E’ significativo che il nostro eroe eponimo, Giuseppe Garibaldi e i suoi volontari dei quali rappresentiamo la memoria, e le associazioni di oggi, si dedichino al tema della Pace, scopo supremo, ideale ma anche concreta difesa della vita. E’ terribilmente necessario nel mondo di oggi, non vi è impegno più pregnante.
Non ci mancano i lavori da completare, nelle nostre sedi, come il riordino degli archivi e delle biblioteche, per attivare e aggiornare i nostri siti, ma anche impegni nuovi come il farci artefici del bicentenario della nascita di Anita Garibaldi nel 2021. Per questo dovremo mobilitarci anche a livello regionale e inizieremo tra Roma e la Romagna questa estate, sulle tracce dell’antica trafila, accogliendo la delegazione brasiliana che viene da Laguna… a dare fuoco alle polveri, assieme al Museo Renzi di Borghi, e alla sua “rosa per Anita “.
Un grazie soprattutto agli amici che hanno assunto impegni nei nuovi organi dirigenti, perché da buoni combattenti noi non lasciamo mai le trincee vuote.