Questo lavoro è il risultato della volontà da parte dell’autore di ricostruire la vicenda di suo nonno, ufficiale dell’Esercito italiano durante la Seconda Guerra Mondiale, caduto in Montenegro nel maggio del 1943 e decorato con la medaglia d’argento al valore militare.
Il capitano di fanteria Romolo Ferorelli, nato a Bari nel 1911, muore in combattimento dopo un’azione di difesa prolungata a un presidio attaccato dai partigiani montenegrini a Jasenovo Polje il 2 maggio 1943. Questo è scritto nel diploma che attesta il conferimento all’ufficiale da parte del Presidente della Repubblica di una tra le più alte onorificenze militari. Da qui parte l’indagine del nipote, Vittorio, su questa vicenda personale che va poi ad estendersi verso il tema più generale dell’occupazione italiana dei Balcani.
All’inizio si trova un accurato studio dei carteggi presenti nell’Archivio storico dell’Ufficio dello Stato Maggiore, per mezzo dei quali l’autore ricostruisce una sintesi organica delle principali vicende dell’esercito italiano nella penisola balcanica. Una complessa pagina di storia, di non facile recupero: soltanto negli ultimi anni infatti cominciano a vedere la luce alcune opere integrali. La memoria di queste guerre è frantumata e le operazioni che videro coinvolto il capitano Ferorelli, appartenente alla divisione “Ferrara”, e in generale i militari italiani nei teatri bellici di Grecia, Montenegro, Albania e Jugoslavia, sono state a lungo rimosse; i primi a voler dimenticare sembrano essere gli stessi sopravvissuti, probabilmente perché come scrive l’autore “quel fronte ha mostrato l’assurdità di una guerra voluta dal fascismo, ma combattuta da quasi tutti gli italiani”. Delle 65 divisioni dell’esercito disponibili tra il 1941 e il 1942, da 30 a 35 vengono destinate solo a questo fronte. Gli esiti sono, purtroppo, ben noti.
Nella seconda parte si scopre la descrizione minuziosa dell’appassionante viaggio in solitario che lo ha portato in Montenegro a visitare quei luoghi dove ha combattuto e purtroppo perso la vita suo nonno e insieme a lui migliaia di altri soldati nostri connazionali. La voglia di ricostruire la vicenda personale parte dagli interrogativi sui racconti raccolti in famiglia, dall’esame di alcune foto e di qualche mappa, oltre alla già citata medaglia. Da lì all’imbarco al porto di Bari, il passo è breve, e Vittorio Ferorelli si ritrova al di là dell’Adriatico in un itinerario ideale che ripercorre i luoghi che furono teatro di durissimi scontri tra i partigiani jugoslavi e l’esercito italiano di occupazione, in cui non mancarono nemmeno i crimini di guerra. Un viaggio per ricostruire e riportare alla luce la memoria di un antenato e che, con il doveroso omaggio finale al Sacrario dei caduti d’oltremare a Bari, conclude un saggio ricco di riflessioni personali.
Alessio Pizziconi