Fra le varie figure di volontari garibaldini, presenti nella nostra isola di La Maddalena, ve n’è una che riveste un aspetto particolare, è quella di Eugenio Callai.
Callai era toscano di Volterra, noto centro della cultura etrusca, ove nacque il 23 giugno 1845, il padre Ottaviano era negoziante e la madre Maddalena Elmi casalinga, a 36 anni si sposò con Assunta Ragoni stabilendosi a Volterra.
Ventenne partecipò come volontario garibaldino alla Terza Guerra d’Indipendenza, ne abbiamo riscontro nella sua lapide tombale nel civico cimitero maddalenino. L’epigrafe infatti riporta “Valoroso combattente 1866 Fedele alla tradizione garibaldina”; con lui è appurata altresì la presenza di un probabile fratello Ludovico Callai, nella Regia Cavalleria, sempre nella Campagna del 1866.
Eugenio Callai, fece parte del Corpo garibaldino dei Cacciatori delle Alpi, nelle file del 10° reggi- mento, comandato dal colonnello Francesco Corvi, unità che fu im- piegata prettamente a Gargnano nella difesa della sponda occiden- tale del Lago di Garda, lungo lo scenario fra la Lombardia confine italiano ed il Trentino, allora au- striaco, che vide Garibaldi cercare di aprirsi la via per la liberazione di Trento, fra il giugno ed il luglio del 1866, intento quasi raggiunto dall’Eroe con i suoi volontari, ma come a tutti noto, bloccato dall’Armistizio fra l’Italia e l’Austria del 12 agosto di quell’anno.
L’arrivo di Callai nell’isola di La Maddalena è collocabile all’inizio degli anni Trenta, verosimilmente dopo essere rimasto vedovo. Quindi, è credibile che Callai, data la sua appartenenza garibaldina, partecipando ad uno dei pellegrinaggi a Caprera, forse a quello rimarchevole del 1932, nel Cinquantenario della morte di Garibaldi, al termine di uno di questi abbia preso la decisione di stabilirsi a La Maddalena integrandosi nella comunità isolana.
Nel decennio in cui dimorò a La Maddalena sino al decesso avvenuto nel 1939, il suo significativo impegno garibaldino consistette nel montare la Guardia alla tomba di Giuseppe Garibaldi a Caprera, quotidianamente, e comunque in occasioni delle visite e delle ricorrenze, indossando la divisa originale garibaldina.
A conferma giunge la testimonianza orale della famiglia maddalenina dei Sorano, in particolare quella del novantaduenne Aldo Sorano:1 nei suoi ricordi emerge la bella amicizia che univa il garibaldino alla famiglia di suo padre, Giuseppe Sorano, Brigadiere di Finanza. Su Callai afferma “era un uomo mite, signorile e rispettato da tutti, mio padre spesso lo invitava a pranzo in casa nostra, in particolare nella ricorrenza del “2 Giugno”, riprendendo una tradizione delle famiglie isolane che in occasione dei pellegrinaggi garibaldini a Caprera, ospitavano i reduci nelle proprie case. Non ricordo visite di familiari e parenti nell’isola ma quelle di vecchi garibaldini che andavano a trovarlo, la sua particolarità era di montare la Guardia alla Tomba di Garibaldi a Caprera, indossando con gran dedizione l’uniforme garibaldina con tanto di fucile.”
Sono varie le immagini che attestano la presenza di Callai a Caprera e La Maddalena nelle celebrazioni garibaldine e nei momenti importanti di quel decennio che precederà l’ultimo conflitto mondiale, nelle quali svolgeva il ruolo di Guardia d’Onore alla tomba del Generale, a partire da quella più conosciuta, che lo ritrae al lato del busto di Anita in Piazza Umberto I il giorno dell’inaugurazione dello stesso, il 7 ottobre 1934. A partire dal 1932-33 le foto lo ritraggono alle annuali commemorazioni del “2 Giugno” a Caprera, in occasione delle visite di personaggi quale il famoso attore degli anni Trenta Angelo Musco, poi alla testa di un corteo di reduci e combattenti sul lungomare di La Maddalena, infine l’ultima testimonianza sempre alle tombe, nel 1938 in occasione della visita del Generale Rodolfo Graziani.
Lodevole la cura dell’uniforme che indossava nelle cerimonie, con la sua camicia rossa con tanto di medaglie, il grado da sergente riportato sul braccio, il berretto con il numero del battaglione, infine il fucile con baionetta innestata, proprio quello con cui aveva partecipato alla Campagna garibaldina del ’66 nel Trentino.
Eugenio Callai dimorò per tutta la sua permanenza nell’isola all’interno dell’Ospedale “Giuseppe Garibaldi”, la prima struttura sanitaria a carattere civile di La Maddalena, rivolta ad una assistenza verso i poveri e le fasce più deboli, fondata da Costanza Hopcraft, moglie di Ricciotti Garibaldi, quartogenito dell’Eroe dei Due Mondi, con il concorso dello Stato, delle autorità locali e dei cittadini, dando attuazione ad un desiderio espresso dallo stesso Giuseppe Garibaldi prima di morire. Callai ne fu ospite fisso, con una retta pagata dall’“Associazione Volontari Garibaldini”, come specificava la Presidente e ideatrice dell’Ospedale Costanza Hopcraft, in una delle sue ultime relazioni periodiche sull’andamento dello stesso, quella del 1937, ricordando: “Trovasi ricoverato, sempre ospite graditissimo, il Signor Eugenio Callai, reduce della gloriosa falange garibaldina, di 94 anni, che apporta con la sua Camicia Rossa una continuità del pensiero del grande Duce, che tanto ebbe a cuore i sofferenti, ricordando ai posteri che se questo ospedale è sorto con il concorso di anime generose, è anche sotto la guida spirituale di Giuseppe Garibaldi di cui porta il nome. Questo vecchio garibaldino onorato dal popolo e dalle autorità, regolarmente, tempo permettendolo, monta di guardia alla tomba dell’Eroe dei Due Mondi che riposa a Caprera”
Una ulteriore simpatica testimonianza sul garibaldino Callai ci proviene infine da un “Verbale di Derequisizione” dell’Ospedale Garibaldi, redatto dalla Marina Militare con cui, al termine della seconda guerra mondiale, la medesima restituiva agli eredi di Costanza e Ricciotti Garibaldi, nella persona della loro figlia Rosa, i beni e le attrezzature conservate all’interno dell’Ospedale, essendo stato requisito per motivi bellici dal 1939 al 1945. In tale relazione/inventario si elencava fra il materiale riconsegnato agli eredi, tre casse personali ed un grammofono con dischi di proprietà del signor Callai.
1 La testimonianza è stata raccolta dell’autore qualche mese prima della scomparsa del sig. Sorano, classe 1922, avvenuta nel marzo 2015