Con decreto n. 118 del 22 luglio 1860, emanato a Milazzo, l’Avv. Agostino Depretis venne nominato Prodittatore in Sicilia. Il governo Garibaldi al momento della nomina era così composto: Giovanni Interdonato agli Affari Interni (dall’8 luglio al 2 agosto; dal 3 agosto subentrerà Francesco Crispi); Michele Amari ai Lavori Pubblici e Istruzione Pubblica (dal 10 luglio fino al 2 agosto, dal 3 agosto subentrerà Giovanni Interdonato); Francesco Di Giovanni alle Finanze; Vincenzo Errante alla Giustizia e al Culto (dal 10 luglio); Gaetano San Giorgio alla Sicurezza Pubblica (dal 17 luglio); Giuseppe Piola alla Marina; il Col. Girolamo Longo alla Guerra (fino al 31 luglio, dal 1 agosto subentrerà ad interim il Gen. Giuseppe Paternò); Gaetano La Loggia agli Affari Esteri (dal 3 agosto subentrerà Michele Amari); Francesco Crispi segretario di Stato alla “immediazione” del Dittatore.i
Agostino Depretis arrivò a Palermo il 20 luglio, fu subito ricevuto da Francesco Crispi con il quale si imbarcò per raggiungere Garibaldi a Milazzo. Dopo la nomina a Prodittatore, Giuseppe Garibaldi chiarì a Depretis, su suggerimento di Crispi, di voler rinviare l’annessione fino a quando egli non avesse raggiunto il continente. Non erano in pochi a Torino e in Sicilia a paventare un’evoluzione in senso democratico dell’avanzata garibaldina sulla quale vigilava Francesco Crispi, il quale conosceva bene la realtà locale e che dal 3 agosto tornerà a dirigere il Ministero dell’Interno.
Depretis dedicò molta cura all’amministrazione. Con decreto n. 140 del 3 agosto 1860 lo Statuto albertino fu dichiarato legge fondamentale per la Sicilia (fu introdotto per decreto e non per voto popolare), fu predisposto il riordino dell’amministrazione militare, della pubblica sicurezza, fu istituita una sezione temporanea del Consiglio di Stato, fu applicato il sistema monetario italiano e riaperta la Zecca di Palermo in vista del prestito che fu emesso il 27 giugno 1860. Estese la legge provinciale e comunale alla Sicilia (decreto n. 170 del 26 agosto 1860), istituì una commissione legislativa temporanea e predispose una relazione sul debito pubblico. Fu applicato, inoltre, il codice penale militare, approntata la riforma del codice penale e di procedura penale, la legge sui lavori pubblici e fu istituita una commissione consultiva per le strade ferrate. L’estensione delle leggi sarde, non sempre adeguate alla situazione siciliana, determinò malcontento in Sicilia.
La proclamazione dello Statuto e l’unificazione amministrativa, oltre al risanamento finanziario e all’ordine pubblico, costituirono gli elementi di mediazione (per mezzo del prodittatore) tra Giuseppe Garibaldi e Camillo Benso di Cavour.
I moderati siciliani accusavano Depretis di subire eccessivamente il controllo esercitato da Francesco Crispi. In realtà Depretis aveva una scarsa conoscenza della Sicilia e il suo stesso disegno di dittatura per via amministrativa era ostacolato da Francesco Crispi, il quale sospettava (e riferiva a Garibaldi) che Depretis avesse come compito quello di preparare l’annessione immediata.
La situazione politica era molto complicata, il governo sabaudo subordinava gli aiuti finanziari all’annessione, Depretis ribadiva il suo proposito di bandire il plebiscito, ma ormai la situazione non era più da lui controllabile. Ancora a settembre cercò inutilmente di convincere Garibaldi, ma nel frattempo i contrasti tra Crispi e gli emissari di Cavour erano diventati sempre più difficili. L’esperienza di governo prodittatoriale si concluse il 14 settembre a Napoli, quando Depretis ricevette l’ennesimo rifiuto alle sue richieste di annessione; a quel punto le dimissioni furono accettate. Si interruppe nuovamente il collegamento tra il governo torinese e la dittatura garibaldina.
Il 17 settembre 1860, con decreto n. 202ii Garibaldi nominò Prodittatore in Sicilia Antonio Mordini (Uditore Generale dell’Esercito). Nello stesso tempo furono nominati i nuovi segretari di Stato.
i Raccolta degli Atti del Governo Dittatoriale e Prodittatoriale in Sicilia, Palermo, Stabilimento Tipografico di Francesco Lao, 1861, pp. 129-130;
ii Raccolta degli Atti del Governo Dittatoriale e Prodittatoriale in Sicilia, cit., pp. 379-380;