Gli ultimi tre anni sono stati, per molti versi, inaspettatamente complessi. La pandemia ha profondamente trasformato le nostre abitudini di vita incidendo negativamente sul tessuto sociale ed economico. Anche i più elementari rapporti interpersonali hanno costituito un possibile pericolo, l’isolamento e la chiusura degli spazi pubblici hanno alimentato una sorta di paura dell’altro e creato problemi di natura economica per un’ampia fetta della popolazione ma soprattutto per quegli operatori commerciali impegnati in attività che consentono e promuovono la socialità. Ed è in momenti come questi che i valori di fraternità e solidarietà, dei quali la nostra associazione è portatrice, possono incidere nelle dinamiche civili. È nostro compito, e direi dovere, quello di stimolare il dibattito mostrando come certi valori che hanno contraddistinto, e ancora contraddistinguono, la nostra storia siano attuali. Il riconoscere nell’altro da sé un proprio sé è il punto di partenza necessario per risollevarci da una condizione di difficoltà sociale ed economica.
L’invito che rivolgo a tutte le sezioni è quello di incrementare le occasioni di incontro con i soci ma anche con le comunità locali di riferimento. Nei miei primi mesi di presidenza, ho già potuto apprezzare alcune iniziative realizzate dalle nostre sezioni. Tutte si sono contraddistinte, non solo per il loro apporto valoriale ma anche soprattutto sociale; le organizzatrici e gli organizzatori, infatti, sono stati in grado di coinvolgere, con attente e rigorose iniziative culturali, le comunità locali. Così facendo hanno tenuto fede a quello che è il nostro compito precipuo: tenere vivi gli ideali fondanti dei padri del Risorgimento e trasmetterli di generazione in generazione, perché sono universali, non sono specifici di un luogo o di un tempo dati.
Il naturale trascorrere del tempo ci ha progressivamente privato dei nostri reduci, ma essi, seppur non presenti fisicamente, permangono grazie al ricordo delle loro gesta, delle quali i cimeli sono un memento tangibile. A questi ultimi abbiamo cercato, negli anni, di riservare la massima cura possibile ma non è ancora sufficiente. Il logorio del tempo non ammette soste e pause nella nostra opera di conservazione e salvaguardia, mentre gli strumenti tecnologici ci offrono inaspettate e semplici modalità per renderli fruibili ad ampie platee. Conservarli adeguatamente non vuol dire, infatti, nasconderli, precludendo così la possibilità di suscitare la curiosità di chi, vedendo un cimelio, potrebbe voler conoscere la “nostra” storia, le nostre battaglie, i nostri traguardi passati, presenti e futuri.
Particolare attenzione dobbiamo riservare anche alla tutela degli spazi museali che con tanta fatica siamo riusciti a conquistare. Penso al museo di Asti, dove sono confluiti molti dei nostri cimeli, e che la ristrutturazione del palazzo in cui si trova sta mettendo a rischio. Con forza e determinazione, la nostra vicepresidente Mariella Bortoletto sta cercando di scongiurare tale pericolo ma il momento non è semplice e dobbiamo essere pronti a mettere sul campo tutte le nostre risorse per tutelare il museo.
Noi, infatti, come eredi del pensiero garibaldino e mazziniano non possiamo abdicare al dovere di promuovere in tutte le sedi e maniere la conoscenza della Storia, quella documentata. Fin troppo diffusa è, infatti, l’abitudine di stravolgere fatti e principi per piegarli a teorie strumentali alla conquista di un consenso sostanzialmente “disinformato”. Mazzini ci ha insegnato che l’istruzione si rivolge alle facoltà intellettuali e l’educazione a quelle morali; impegniamoci, secondo le nostre forze e possibilità, su entrambi i fronti perché “Senza istruzione l’educazione sarebbe troppo sovente inefficace; senza educazione, l’istruzione sarebbe come una leva mancante d’un punto d’appoggio”.
Noi siamo una associazione composita, al cui interno convivono le diverse anime del garibaldinismo. Se dal punto di vista dei riferimenti storici la varietà è la nostra cifra espressiva, per quanto riguarda la composizione anagrafica possiamo definirci omogenei. La progressiva e oramai completa scomparsa dei reduci non è stata compensata numericamente dall’ingresso di nuovi soci e la media anagrafica di noi tutti tradisce la mancanza di giovani. È chiaro che questo costituisca un vulnus da guarire. L’auspicio è quello di coinvolgere le studentesse e gli studenti delle scuole, attraverso seminari e laboratori da realizzare avvalendoci dei nostri soci e del nostro patrimonio documentario. Un successivo obiettivo potrebbe essere quello di accorpare e rendere fruibili i risultati di queste collaborazioni in una pagina del nostro portale istituzionale, consentendo così di valorizzare e condividere il lavoro di tutti i partecipanti.
Proprio in ragione del particolare momento che stiamo attraversando a livello non solo nazionale ma anche internazionale mi preme ricordare a noi tutti che la collaborazione, l’accoglienza e il dialogo sono elementi imprescindibili che non possono lasciare il posto a scortesia, rifiuti, preconcetti e ripicche al nostro interno e verso gli altri. Non dimentichiamo mai che siamo un’associazione e come tale dobbiamo essere sempre pronti ad accoglierci vicendevolmente nella migliore maniera possibile.
Federica Falchi