Giuseppe SIRCANA, A Parigi! A Parigi! Italiani alla Comune, Biblion edizioni, Milano 2021, pp. 132, Euro 15

Il 150° anniversario della Comune di Parigi ha fortemente stimolato la produzione storiografica sull’argomento, sia sul versante francese che su quello italiano. Ristampe di memorie autobiografiche, riedizioni di saggi e nuovi studi e approfondimenti concorrono alla rievocazione di quel primo esperimento di auto-governo municipale di marca blanquista ed internazionalista, patriottica e democratica. Il volume di Giuseppe Sircana, che nelle parole dell’Autore ha come intento principale «quello di accrescere la conoscenza sulla partecipazione degli italiani al grande evento» (p. 6) della Ville-Lumière, si colloca nel solco tracciato dai pioneristici studi di P. Angrand, A. Leonetti ed E. Civolani. Accanto ad essi, va certamente citato l’incredibile lavoro d’équipe de “Le Maitron” (https://maitron.fr/), un’enciclopedia oggi digitale costituita a partire dal Dictionnaire biographique du mouvement ouvrier français di J. Maitron che ospita svariate biografie di comunardi italiani. Come fu già per Leonetti e Civolani, anche l’Autore ha scelto di non focalizzarsi unicamente sulle figure più note che parteciparono all’esperienza comunalista – su tutte A. Cipriani e P. Tibaldi (ma quest’ultimo attende ancora il suo biografo) – volgendo lo sguardo alla totalità di quei 2-300 italiani (le fonti lacunose rendono impossibile giungere a dati precisi) che presero parte alla Comune, appartenenti anche a quella comunità da tempo emigrata a Parigi, alla quale va aggiunta la categoria degli oriundi – una digressione feconda che abbraccia personaggi quali N. La Cecilia o l’internazionalista A.-A. Assi. Rispetto al primo gruppo, l’Autore sottolinea come questa partecipazione «ebbe, con rare eccezioni, motivazioni assai diverse da quelle di garibaldini e rivoluzionari» (p. 63), sebbene lo stesso Sircana condivida l’assunto di Civolani per cui la risposta collettiva fornita agli eventi insurrezionali da questa fetta della comunità emigrata rispecchiasse le istanze del popolo minuto parigino. Questa, d’altronde, rimase vittima di una repressione governativa se possibile ancor più «inesorabile», in quanto ritenuta colpevole di «essere rimast[a] a Parigi, di non aver lasciato la capitale approfittando dell’opportunità concessa dal comando prussiano durante l’assedio» (p. 64), ovvero di essersi “avvantaggiata” della situazione venutasi a creare. Prima di lasciare spazio ad una ricca galleria fotografica, l’Autore si sofferma brevemente sul ruolo giocato dagli ex comunardi – e in genere dai reduci dell’Armata dei Vosgi – nel successivo sviluppo della storia del movimento operaio italiano, in alcune aree particolarmente reattivo nell’accogliere in sé i nuovi fermenti internazionalisti, socialisti ed anarchici provenienti da Oltralpe. Un motivo in più per tornare a quella “Questione”, sollevata decenni or sono da Leo Valiani ma ancora attuale, di addivenire ad uno studio prosopografico dei volontari dei Vosgi e dei reduci della Comune, per apprezzare l’effettivo ruolo politico incarnato dalle camicie rosse all’indomani dello spartiacque sancito dagli eventi della primavera 1871.

Andrea Spicciarelli