IN MONTENEGRO SULLE TRACCE DELLA DIVISIONE GARIBALDI

di Agostino De Agostini

A settembre scorso ho vissuto con la mia famiglia un’esperienza molto particolare. Eric Gobetti, storico e studioso della guerra italiana nei Balcani, organizzava già da un paio d’anni nel mese di settembre un viaggio in Montenegro ” Tra natura e storia, lungo le strade dei partigiani italiani e jugoslavi “. Ne ero venuto a conoscenza per caso, su segnalazione di Sergio Goretti, direttore di Camicia Rossa. Mi ricordo che ne parlai a papà il quale, come ex combattente della Garibaldi, fu molto interessato all’iniziativa, e mi disse “Io alla mia età non posso, ma tu dovresti andare”. Purtroppo a fine anno le condizioni di salute di papà si degradarono rapidamente e venne a mancare il 28 dicembre all’età di 97 anni. Ma le sue parole mi erano rimaste nel cuore assieme al desiderio di vedere i luoghi di cui ci aveva tanto parlato e dove aveva passato due anni della sua giovinezza.

Nel mese di luglio 2019 contattai Gobetti, il viaggio era pianificato per la prima settimana di settembre e mi iscrissi con tutta la mia famiglia. Partivamo al completo sulle tracce del papà e del nonno. Inoltre Eric ci comunicò che del nostro piccolo gruppo avrebbe fatto parte anche Annita Garibaldi Jallet, presidente dell’ANVRG, che avevo conosciuto con papà nei raduni 2009 e 2010 della sezione di Ortona, allora presieduta dall’indimenticabile prof. Francesco Sanvitale.

L’appuntamento è il per il 4 settembre a Podgorica, la capitale del Montenegro, dove c’è un piccolo aeroporto internazionale. Le nostre guide sono Eric Gobetti e Vesna Šćepanović. Vesna è una giornalista e attrice di teatro, attiva in varie associazioni politico-culturali. Originaria di Podgorica, risiede a Torino dal 1993.

Il Montenegro – Crna Gora in montenegrino – è un piccolo paese di 14 000 km² con un po’ meno di 700.000 abitanti. La lingua è il montenegrino, una variante del serbo croato. L’alfabeto è il cirillico, ma si usa spesso l’alfabeto latino a noi più familiare. Il Montenegro è entrato nella NATO nel 2017 e nel 2012 si sono aperti i negoziati di adesione all’Unione Europea.

Il 5 settembre partiamo in pulmino alla volta di Kolašin, un paesino all’interno circondato da montagne e non lontano dalla frontiera con il Kosovo. Qui incontriamo il sindaco, Milosav Bato Bulatović, e Goiko Vlahović, presidente della sezione locale della associazione partigiani SUBNOR (Associazione dei Veterani della Guerra di Liberazione del Montenegro). Con loro andiamo a visitare i luoghi della resistenza, tra cui il cimitero partigiano di Breza, appena fuori Kolašin.

Rimango commosso dall’accoglienza fraterna che ci è stata riservata a Kolašin, come pure in tutti gli altri luoghi di memoria che abbiamo visitato. Va detto che Giuseppe Garibaldi in Montenegro è popolarissimo, in quanto simbolo della lotta dei popoli per la libertà. Tant’è vero che il nome della Divisione Partigiana “Garibaldi”, dove confluirono le nostre Divisioni “Venezia” e “Taurinense”, venne deciso dal II Corpus dell’Esercito Popolare di Liberazione Jugoslavo al comando del generale Peko Dapčević.

Piccola nota socio economica. Percorrendo la strada nazionale che da Podgorica porta a Kolašin notiamo in lontananza un villaggio di casette blu. Eric ci spiega che si tratta degli alloggi degli operai cinesi (!) che lavorano sul cantiere della nuova autostrada che dovrebbe collegare il porto di Bar, sul mare Adriatico, a Boljare al confine con la Serbia, per poi proseguire fino a Belgrado. La lunghezza totale dell’autostrada è di circa 400 km, di cui 140 in Montenegro. La costruzione della tratta in Montenegro è stata affidata alla CRBC (China Road and Bridge Corporation) che ha creato una sua sussidiaria montenegrina nel 2014. Al momento sono impiegati 1500 operai cinesi.

Il giorno dopo, 6 settembre, siamo a Berane, luogo mitico, attraversato dal “verde” fiume Lim, tante volte nominato da papà e dove risiedeva il comando della Divisone “Venezia”, agli ordini del generale Oxilia. Dal comando di Divisione dipendeva per l’appunto papà con la sua 193ª Autosezione Pesante. A Berane incontriamo il presidente dell’Associazione Veterani SUBNOR, Miro Joksimović, che assomiglia straordinariamente a papà. Visitiamo il cimitero fuori Berane dove un piccolo monumento funerario ricorda i caduti italiani e successivamente l’imponente monumento alla Libertà sulla collina di Jasikovac. Il monumento venne completato nel 1977 ad opera dell’architetto Bogdan Bogdanović. Ha forma conica di 18 m di altezza ed è circondato da 40 blocchi di basalto, incisi con il ricordo dei patrioti montenegrini.

Apro una parentesi. Il Montenegro e la ex-Jugoslavia sono pieni di monumenti alla guerra partigiana eretti nei 45 anni di regime socialista1. Parliamo di diverse migliaia di monumenti. Quasi ogni paese è dotato di un monumento o di una lapide. Molti come quello di Berane sono estremamente suggestivi e opera di architetti famosi, e le scolaresche vengono regolarmente in visita.

Successivamente facciamo l’incontro più commovente del viaggio con Slavka Džudović, una donna di 98 anni (classe 1921 come papà), partigiana come tutti i fratelli e sorelle, di cui diversi caduti in guerra. Lei non ci sente quasi più, parla montenegrino, fortunatamente Eric e Vesna fungono da interpreti ma non serve. Lei capisce che sono il figlio di un soldato italiano che aveva combattuto con i partigiani, ci abbracciamo e baciamo. Che emozione!

Tappa successiva Pljevlja (760 m), altra cittadina carica di memorie della guerra, all’estremo nord del Montenegro e a pochi chilometri dal confine con la Serbia.

La mattina del 7 settembre, accompagnati dal presidente SUBNOR locale, Goran Čavić, andiamo a visitare il monumento alla resistenza, opera dello scultore Drago Durović e dell’architetto Mirko Durić. Il monumento ricorda i caduti della battaglia di Pljevlja, il 1 dicembre 1941, quando i partigiani jugoslavi attaccarono il comando della Divisione “Pusteria” a Berane, ma furono costretti a ripiegare con pesanti perdite. Fu la più importante battaglia partigiana combattuta nel 1941.

Un momento particolarmente emozionante della giornata è la visita al monumento della Divisione “Garibaldi”, appena fuori Pljevlja, inaugurato dal Presidente Pertini nel 1983 all’occasione del 40° anniversario della creazione della Divisione il 2 dicembre 1943. Accompagnati dalla bandiera italiana deponiamo un mazzo di fiori. Il luogo è molto suggestivo, in una piccola valle circondata dal verde e dal silenzio delle montagne.

Ripartiamo poi alla volta di Žabljak (1460 m) nelle cuore del massiccio del Durmitor, nel nord del Montenegro. Facciamo sosta al ponte sul fiume Tara. È un ponte a 5 arcate di 365 metri di lunghezza, inaugurato nel 1940, che si affaccia sul canyon scavato dal fiume nella roccia. Nel 1942 venne fatto saltare dai partigiani e, nella ritirata italiana di fronte all’offensiva tedesca seguita all’8 settembre, ciò obbligò la Divisione “Venezia” ad abbandonare e distruggere tutti gli automezzi perché non cadessero in mano tedesca, e a traversare il fiume e continuare a piedi. La mattina dopo visitiamo il parco del Durmitor e il Lago Nero (Crno Jezero), a pochi chilometri di distanza da Žabljak . Il Durmitor è una montagna imponente (2523 m) e un nome leggendario nei ricordi della guerra. Qui la Divisione “Garibaldi” venne accerchiata dai tedeschi nell’agosto del 1944 e sfuggì all’annientamento solo perché le truppe tedesche furono richiamate improvvisamente al nord per fronteggiare l’offensiva russa in Romania.

A questo punto cominciamo la discesa verso la costa, 200 km di strada non sempre facile.

L’ambiente della costa è completamente diverso dall’interno del paese. La moltitudine di alberghi, anche di lusso, i turisti, il costo della vita la rendono molto simile alla vicina costa croata. Eppure anche qui, sotto l’apparenza turistica, rimane nel cuore della gente la memoria degli eventi passati. La mattina del 9 settembre, a Tivat, abbiamo appuntamento con il presidente del SUBNOR locale, Žarco Ostojić, e un giornalista del quotidiano “DAN” per visitare il piccolo cimitero locale e rendere omaggio alla tomba di 15 reduci della Divisione “Garibaldi”, affondati sulla nave Cetinje, saltata su una mina nelle bocche di Cattaro il 10 dicembre 1944, a qualche mese oramai dalla fine della guerra.

Da Tivat raggiungiamo poi Cattaro (Kotor), paesino delizioso, ricco di memorie storiche, soprattutto della repubblica veneziana, ma invaso da una marea di turisti che sbarcano da piroscafi a 6 piani. Cattaro diventa vivibile solo la sera, quando l’orda barbarica rientra a bordo delle navi.

Il giorno dopo ci spostiamo a Cetinje, piccola città museo di 15.000 abitanti, capitale del regno del Montenegro fino al 1918 quando il Montenegro venne incorporato nel Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni, nucleo della futura Jugoslavia. Oggi Cetinje è residenza del Presidente del Montenegro. Gemellata con Spoleto, rimane la capitale spirituale e culturale del paese. Visitiamo il palazzo Vladin Dom, il palazzo Biljarda, residenza ufficiale del re del Montenegro fino al 1867, e infine il monastero ortodosso accanto al palazzo. Approfittiamo per visitare la vecchia ambasciata italiana, oggi diventata Libreria Nazionale.

Da Cetinje rientriamo a Podgorica dove passiamo l’ultima notte. La mattina dopo, come conclusione della nostra visita storico culturale, incontriamo nei locali del Ministero degli Esteri, il Presidente nazionale dell’associazione SUBNOR, Zuvdija Hodžič e il segretario generale, Dragan Mitov Durović. I nostri ospiti apprezzano molto la visita di Annita Garibaldi e auspicano collaborazione e contatti più frequenti.

Successivamente, mentre Annita fugge all’aeroporto per il volo per l’Italia dove l’attendono altri impegni, noi abbiamo ancora il tempo per un’ultima escursione al lago di Scutari (Skadar in serbo). Qui percorriamo la riva del lago fino ad una stretta striscia di terra dove passa la ferrovia che unisce BAR a Belgrado attraversando tutto il Montenegro. Seduti davanti ad un ultimo caffè, nel ristorante Jezero, ammiriamo il lago e scambiamo con Eric e Vesna le impressioni del viaggio. Sì, ne è valsa la pena, decisamente, malgrado la fatica degli spostamenti e il dover cambiare albergo quasi ogni notte.

Quali riflessioni fare dopo un viaggio storico-culturale-affettivo così intenso?

La motivazione principale del viaggio era quella di onorare la memoria di papà, scomparso da poco meno di un anno, e conoscere i luoghi dove aveva combattuto nel 1943-44. È stato un viaggio nella memoria visitando luoghi come Berane, Pljevlja, il ponte sul fiume Tara, il massiccio del Durmitor, tutti nomi a me familiari dai racconti di papà.

Sono soprattutto contento di aver partecipato al viaggio con i figli, molto coinvolti in questo viaggio sulle tracce del nonno e che avranno il compito di trasmettere la memoria di quello che hanno visto ed ascoltato.

In secondo luogo sono rimasto sinceramente commosso dai luoghi che ho visto e dall’accoglienza ricevuta dall’Associazione SUBNOR e da tutte le persone che abbiamo incontrato. Ho molto apprezzato il culto della memoria che la popolazione montenegrina nutre verso i propri caduti e i sentimenti di stima e amicizia nei riguardi dell’Italia.

Infine abbiamo avuto la fortuna di avere una compagna di viaggio molto speciale, Annita Garibaldi Jallet, e due guide appassionate, Eric e Vesna. A loro dico un grande grazie.

Al Montenegro, giovane repubblica, auguro di essere presto integrata nella UE, come pure che i legami culturali, storici ed economici con l’Italia possano svilupparsi sempre di più.

1 Per più informazioni rimando al libro “Memorie di pietra. I monumenti della dittatura” (Raffaello Cortina editore, 2014) ed in particolare al capitolo di Gobetti “Appunti sulla funzione simbolica dei monumenti partigiani nella Jugoslavia di Tito”