Sembra parecchio sicuro di sé quel giovanotto venticinquenne che in una lettera del novembre 1792 scrive “…Alla mia età, con il coraggio e la mia esperienza militare posso giungere lontano […]”.
E Gioacchino Murat effettivamente di strada ne correrà a perdifiato davvero tanta: Egitto, Spagna, Russia, Europa centrale, Corsica …per inchiodarlo a Pizzo di Calabria, il 13 ottobre 1815, c’è voluto un plotone d’esecuzione borbonico.
Partecipò alla battaglia di Marengo, guidò la cavalleria di riserva, l’esercito del Mezzogiorno e le truppe stanziate nella Repubblica Italiana. Ancora per volontà di Napoleone diresse missioni diplomatiche presso il Papa e il Re di Napoli, prese possesso dell’Isola d’Elba, occupò Livorno entrando a Pistoia nel giugno 1796; molti lo credevano addirittura capace di unificare l’Italia!
Nel 1801 al generale francese venne affidato il comando di “…questo paese, il più bello del Mondo. …” come afferma il suo Proclama uscito da Palazzo Medici-Riccardi in data 3 Piovoso (quinto dei dodici mesi previsti dal Calendario Rivoluzionario, tutti di 30 giorni, posto fra gennaio e febbraio), la moglie aveva 19 anni e lasciò Parigi per la residenza di Palazzo Corsini sui Lungarni di Firenze.
Ben presto Murat sarà chiamato ad altri incarichi e a ruota seguiranno gli sconvolgimenti dell’epopea napoleonica: il sodalizio Conti/Novembrini passa così a documentare l’invasione del Granducato da parte delle truppe condotte dal nostro effimero Roi des Deux-Siciles salito, intanto, ai più alti gradi massonici. Sono ben distinti gli ambiti geografici intorno a Firenze coinvolti dalle manovre militari e dagli scontri con gli Austriaci-Granducali (marzo-aprile 1815), si rilevano le tracce lasciate da Carolina che dal 1831 fino alla morte, avvenuta nel 1839, abitò nuovamente in città.
Dalle pagine dell’autorevole rivista “L’Universo” l’interessante contributo evoca talune suggestioni del famoso film dei fratelli Taviani ambientato proprio in Toscana: “Fiorile” è appunto il nome dell’ottavo mese.
Renato Sassaroli