Un patrimonio culturale per il domani di Annita Garibaldi Jallet

Per un’associazione ricca di storia come la nostra, riordinare il suo archivio e la sua biblioteca non è solo un’operazione di ordinaria amministrazione. Fu fatta più volte nel tempo, ma non fu realizzato un catalogo. Dopo il rientro a Porta San Pancrazio nel 2010, ci fu un importante lavoro di sistemazione dei documenti in un ordine semplicemente cronologico. Ora siamo felicemente all’approdo conclusivo. Il Comitato Grandi Eventi della Presidenza del Consiglio ci ha concesso un contributo e a ottobre inizieranno i lavori dei borsisti e degli addetti all’Ufficio storico. Intanto prosegue l’ordinamento della biblioteca, per la verità molto ricca, alla quale si aggiunge quella del museo di Riofreddo. Alla fine i nostri libri saranno reperibili attraverso la rete.

Il tema che ci è valso il nuovo contributo è ristretto alla nascita dell’associazionismo democratico garibaldino. Il Grande Evento è, infatti, il 70° anniversario della nascita della Repubblica. Potremo così approfondire quegli anni cruciali per la democrazia e per la nostra associazione. Leggeremo dell’evoluzione delle sedi, numerose durante il periodo fascista e insostenibili quando ne abbiamo ereditato la disponibilità, della disputa per Porta San Pancrazio quando fu chiaro che l’associazionismo nato durante il fascismo avrebbe continuato la sua strada. Venivano a noi garibaldini della Resistenza romana, reduci della Guerra di Spagna, elementi sparsi della Resistenza italiana all’estero, com’è il caso di un socio nostro mai studiato finora e ancora tutto da scoprire, Virgilio Panella, sul quale si pubblica un primo saggio in questo numero della nostra rivista.  Biografie, medaglioni, ci dovrebbero permettere di riscoprire personaggi che potrebbero essere dimenticati e che invece hanno lasciato a noi il compito di trasmettere la loro fede.

Naturalmente non basteranno i documenti che noi abbiamo, bisognerà contestualizzarli, come nel caso di Panella il cui tentativo di costituire ad Algeri una Legione italiana che si affiancasse agli Alleati al momento dello sbarco in Italia fallì davanti alla caparbia volontà di francesi e inglesi di chiedere al nostro Paese la resa senza condizioni. Senza gli studi del prof. Enrico Serra, senza gli archivi citati in sintesi in nota all’articolo su Panella, non si farebbe nulla della sua scheda d’iscrizione all’ANVRG. Ma in realtà questa e altre scoperte ci dicono quanto sia importante il lavoro che si farà nei prossimi dieci mesi per definire l’identità della nostra associazione, in parallelo e in sintonia con quanto è stato già fatto per la Divisione Italiana Partigiana Garibaldi.  L’ingresso massiccio dei suoi reduci, visibile nel primo congresso veramente nazionale, quello del 1949, cancella la perdita di coloro che avvicinatisi a noi nel 1944, raggiunsero poi le loro associazioni più affini, i loro partiti in particolare o associazioni specifiche come quella dei reduci della guerra di Spagna ed altri.

Il nostro sodalizio guadagnò progressivamente la sua coerenza, anche con il riconoscimento del 1952 come associazione combattentistica e partigiana, ma ebbe nella sezione di Roma e in alcune ramificazioni un grave problema identitario. Intanto i superstiti della disciolta Federazione o Legione di Ezio Garibaldi che si erano iscritti nella prima ANRG ritenendo che essere “garibaldini” era una vocazione che si poteva esprimere in ogni situazione politica, e conquistati gradi non solo nella Sezione di Roma ma nelle nostre strutture nazionali, continuavano di fatto a lavorare per una riunificazione delle associazioni, tensione che sarebbe durata ben trent’anni.  Il progetto e i tempi brevi per svilupparlo non ci permetteranno di scrivere tutta la storia della nostra associazione, ma studiarne le radici, nel momento in cui i reduci si allontanano nel tempo e si vanno a diversificare le attività che le giovani generazioni si sentono di sviluppare con modalità e progetti nuovi, ci permetterà sicuramente di non perdere la nostra identità, non riconducibile a qualsiasi altra e da salvaguardare gelosamente.

Infatti, nel dopoguerra il mito di Garibaldi, caratteristico della Resistenza civile e militare, si appannò e tornò a essere di tutti gli italiani ma per questo s’indebolì. Non fu sufficiente il ritorno, se mai vi è stato, alla concordia nazionale perché l’eroe ritrovasse il suo giusto spazio. Grazie ai Presidenti Pertini, Ciampi e Napolitano e al loro convinto sostegno rispettivamente al centenario della morte, al bicentenario della nascita di Garibaldi e al 150° dell’Unità, grazie agli studiosi che hanno riscoperto il Generale, l’Uomo portatore di valori moderni, e non solo in Europa, è stato aperto uno spazio che rende necessario definire il nostro. E’ quanto faremo completando la riscoperta del nostro patrimonio.

Il lavoro che aspetta la piccola pattuglia responsabile del progetto cui ho fatto cenno rende più che mai necessaria la divisione dei compiti tra le federazioni, ognuna assumendo i progetti della propria sezione e della propria regione. E’ anche il modo per rivitalizzare l’associazione dal suo interno. Si rimane a disposizione per accogliere eventuali altri archivi di sezioni e documenti sparsi, nonché contributi che certamente esistono sui garibaldini della prima ora, e su questo auspichiamo la collaborazione di tutti. Il catalogo che realizzeremo sarà il nostro riferimento per gli anni a venire.