Questo testo rappresenta il lavoro di ricostruzione e di recupero di pagine quasi dimenticate appartenenti a una vecchia raccolta di racconti scritti da Dante Prestipino, medico condotto che prestò servizio a Fantina, un piccolo paese in provincia di Messina (al tempo, ai primi del novecento del secolo scorso, era un “villaggio” di Novara di Sicilia). L’autore ha voluto descrivere usi, costumi e storie di un popolo umile, ma che ha saputo mettere a frutto il valore delle tradizioni e la storia dei popoli che hanno solcato il suo territorio.
In questo lavoro sono descritti, con ricercata dovizia, brani di vita paesana, di veritieri episodi e di eventi accaduti nel piccolo borgo situato tra i Nebrodi e i Peloritani. Per fare ciò, l’autore prende in esame la vita di un borghigiano calzolaio, “Mestru” Michele Ferrara: attraverso i suoi racconti emerge tutto il realismo di un ambiente povero e a tratti duro, caratterizzato da affanni e disagi, ma anche da inaspettata grande solidarietà, come vediamo nella storia di Gna Filippa, una contadina che, nascondendolo nella sua casa, e prendendosi tutti i rischi del caso, salvò un soldato garibaldino dalla fucilazione.
Il lavoro di Dante Prestipino, attraverso i racconti del calzolaio Michele Ferrara, abbraccia un arco temporale che va dall’ottocento alla prima metà del novecento, e vi sono perciò continui riferimenti ad episodi rilevanti della nostra storia nazionale, quali ad esempio l’unificazione, lo sbarco dei garibaldini in Sicilia, le loro battaglie sull’isola, ma anche la chiamata alle armi durante la prima guerra mondiale, con la preoccupazione dei giovani appartenenti alle varie “classi” degli anni di nascita a rischio di richiamo, le tessere annonarie distribuite dall’impiegato comunale in epoca fascista, il dibattito a livello popolare sull’eventuale entrata in guerra dell’Italia nel secondo conflitto mondiale. Ma anche le elezioni del primo dopoguerra, gli ideali repubblicani di Michele, calzolaio instancabile sempre al lavoro nella sua bottega. Proprio per difendere questi ideali, si fece anche alcuni giorni di carcere.
Dai racconti emerge con grande realismo tutta la vita quotidiana del mondo rurale del tempo, le ristrettezze economiche, le difficoltà, l’imponente fatica del lavoro dei campi, ma anche i rapporti sociali di un paese medievale quasi sperduto dell’entroterra siciliano nell’Italia a cavallo tra Otto e Novecento, dove la povertà spinse molti compagni di Michele all’emigrazione, e dove il sudore della fronte per un pezzo di pane non era mai abbastanza. Ma è anche uno scorcio di vita sociale piena di sentimenti veri. Dante Prestipino, attraverso la sua attività di medico condotto è diventato un saggio interlocutore e un prezioso consigliere della piccola comunità tra le fiumare. Una terra che, come ci tiene a ricordare l’autore, culla di una civiltà millenaria, ha dato i natali ad architetti, filosofi, musicisti, scienziati e scrittori.