A Roma presentato il Quaderno dedicato alle memorie del gen. Vivalda Sergio Goretti

Grande successo di pubblico alla presentazione a Roma, in Porta S. Pancrazio, del Quaderno di Camicia Rossa  “L’8 Settembre in Montenegro”, sabato 16 settembre. La sala degli incontri all’interno del Museo della Repubblica Romana e delle memoria garibaldina era gremita per un’occasione unica data dalla presenza dei due figli del gen. Lorenzo Vivalda, Carla e Mario e di quasi tutti i loro figli e nipoti venuti dall’Italia e dall’estero a rendere omaggio ad un valoroso generale che durante la II guerra mondiale, in Montenegro, all’8 settembre ’43 scelse per se e i suoi uomini della divisione alpina “Taurinense” la via del riscatto dell’onore militare, cioè l’alleanza con i partigiani, anziché la resa al nemico. Decisione difficile, piena di incognite, ma l’unica giusta, perseguita con tenacia come emerge dalle memorie di guerra contenute nella “Relazione” stampata e diffusa quale supplemento alla nostra rivista.

Il saluto di benvenuto è stato portato da Mara Minasi, responsabile del Museo, la quale ha sottolineato la coralità familiare che caratterizza l’incontro e ricordato come il diario del gen. Vivalda sia stato custodito per molti anni a Porta S. Pancrazio prima di essere destinato al Museo della Divisione “Garibaldi” in Asti.

La presidente ANVRG Annita Garibaldi ha esordito “Oggi è un meraviglioso giorno di festa perché intorno alla luminosa figura di Vivalda si riunisce la sua famiglia, gli amici, i giovani soci” ed ha spiegato i motivi che hanno indotto a costituire un museo della Divisione “Garibaldi” ove sono stati riuniti cimeli e documenti sparsi tra Roma e Firenze. Si è impegnata a promuovere adeguatamente il Quaderno che contiene “un oggetto estremamente prezioso” ovvero il diario del gen. Vivalda.

Mario, figlio del Generale, si è detto sorpreso di vedere così tanta gente insieme alla famiglia pressoché al completo, ha ringraziato gli organizzatori e parlato della “Relazione”, dei suoi contenuti, aggiungendo altri particolari: “Ricordo tanti avvenimenti sulla vita di mio padre che raccontava delle sofferenze fisiche che lui e i suoi soldati avevano avuto nelle notti fredde, senza coperte. senza quasi più vestiti, era la cosiddetta  armata stracciona, la fame la sete. Raccontava mio padre che dovevano bere l’acqua di pozzanghere maleodoranti”. L’ultima cosa che ha voluto ricordare con tono commosso è che “al di là delle fatiche fisiche e delle privazioni papà dovette subire alla fine anche una vicenda dolorosa, il suo avvicendamento che lui considerò un affronto” e di cui si ignorano le motivazioni.

Prolungati applausi hanno fatto seguito alla testimonianza di Mario ed al saluto di Carla Vivalda.

Il direttore di Camicia Rossa nel suo saluto ha spiegato il percorso, avviato parecchi anni fa, che ha condotto finalmente alla pubblicazione del testo integrale della “Relazione” nella collana dei Quaderni grazie al sostegno della famiglia Vivalda. Un’opera utile per far conoscere la genesi della Divisione “Garibaldi” nel quadro della Resistenza dei militari italiani all’estero e per dare spunto per ulteriori studi.

Fabio Pietro Barbaro, presidente della Sezione ANVRG di Roma, ha sottolineato il valore e il coraggio della scelta fatta l’8 settembre ’43 da tanti giovani di vent’anni, di combattere il nemico nazista “soprattutto perché loro erano cresciuti nel ventennio a credere, obbedire e combattere, senza ragionare, E’ giusto quindi non dimenticare mai quel momento fondativo della nostra patria costruito col loro sangue”.

Matteo Stefanori, direttore dell’Ufficio Storico dell’Associazione, e coordinatore dell’incontro, ha contestualizzato l’evento nell’ambito dei progetti portati avanti da tempo sotto il titolo “La Divisione Garibaldi tra storia e memoria” con più tappe: un convegno alla Casa della Memoria nel 2013, le borse di studio per la risistemazione del patrimonio archivistico e bibliotecario finanziate dalla Presidenza del Consiglio per il 70° della Resistenza, ed il Quaderno dedicato al gen. Vivalda.

Nel frattempo, sullo schermo, hanno iniziato a girare immagini fotografiche d’epoca presenti nel Quaderno e nell’Ufficio Storico.

Lo studioso di storia militare Giuseppe Conti, dell’Università La Sapienza, ha analizzato la “Relazione” partendo dalle conclusioni, dall’affermazione di Vivalda  che essa “non vuole essere un atto di accusa contro qualcuno, salvo chi non si è battuto” e dalle sue riflessioni sull’8 settembre “avrei dovuto disobbedire prima al Comando del XIV Corpo d’Armata” che dava indicazioni di desistere e “gli atti di indisciplina verificatisi sono da attribuirsi alla mia disobbedienza” per dare il senso dell’enorme confusione di quel momento. Dal momento poi che i tedeschi si manifestarono come nemici bisognava scegliere e Vivalda scelse sulla base dell’onore militare e degli ordini che a fatica arrivavano dall’Italia. Tra l’alleanza con i cetnici e quella con i partigiani di Tito, Vivalda pur essendo monarchico, scelse la seconda, che era il modo ritenuto migliore per andare avanti nella guerra contro i tedeschi. “Credo che questo sia stato segno di enorme lucidità e sia stata la scelta giusta” ha concluso.

Enrico Acciai, dell’Università di Leeds, studioso del garibaldinismo transnazionale, ha delineato i caratteri del volontariato garibaldino nella storia d’Italia e individuato i vettori della sua trasmissione nel tempo nella tradizione familiare dei Garibaldi – i figli e i nipoti del Generale che reclamavano l’utilizzo della camicia rossa –  e nel ruolo dei reduci del volontariato in armi. Interessante la sua ricostruzione dei momenti di convergenza e di divergenza di questi due aspetti della tradizione garibaldina e della diffusione del mito che giunge sino all’antifascismo, alla Resistenza, alla vicenda della Divisione “Garibaldi”. Letta anche da questo angolo visuale, la “Relazione” del gen. Vivalda pone il tema del passaggio dei militari italiani dalla guerra alla guerriglia unitamente alla mancanza di educazione politica: “deve convincere giovani nati sotto il fascismo che la scelta giusta è di andare con quelli che fino al giorno prima si combattevano”, operazione difficile anche perché da compiere in tempi necessariamente brevi.

Il curatore del Quaderno Federico Goddi ha inquadrato il suo lavoro sia nell’ambito delle ricerche storiche sull’argomento compiute in Italia e in Montenegro, sia in quello di riordino archivistico dell’ANVRG. Ricordata la situazione militare all’8 settembre ed i principali fatti d’arme in terra montenegrina ha letto l’intervista ad un alpino della “Pinerolo” pubblicata nel 2009, utile per capire lo stato d’animo e le condizioni di vita dei soldati italiani in quelle terre. Un aspetto importante  della “Relazione” pubblicata senza omissis sottolineato da Goddi è quello di “raccontare una fase transitoria che portò alla nascita della Divisione Garibaldi per la quale c’erano poche testimonianze”.

Agli interventi ufficiali sono seguiti quelli del pubblico, tutti molto appropriati, ai quali hanno replicato i relatori mentre a chiusura Matteo Stefanori e Mara Minasi hanno ringraziato e salutato i presenti a questo incontro toccante e pieno di suggestioni.