IL RICORDO DEI GARIBALDINI DEL ‘14

IL RICORDO DEI GARIBALDINI DEL ‘14 Andrea Spicciarelli

Lo scorso sabato 29 Aprile si è tenuta a Roma la presentazione del volume “Tra Nizza e le Argonne. I volontari emiliano-romagnoli in camicia rossa 19141915”, numero monografico del Bollettino del Museo Civico del Risorgimento di Bologna dedicato all’esperienza dei volontari repubblicani e garibaldini accorsi a difesa della Francia invasa dai tedeschi nei primissimi mesi della Grande Guerra.

La prima presentazione dell’opera fuori dall’EmiliaRomagna si è svolta nella simbolica sede del Museo della Repubblica Romana e della Memoria Garibaldina di Porta San Pancrazio, nella sala conferenze posta a pochi passi da quella dedicata proprio alla spedizione del 1914, guidata da Peppino Garibaldi assieme a cinque dei suoi fratelli, dove si possono ammirare cimeli unici quali la giubba della Legione Straniera appartenuta a Sante Garibaldi o le prime pagine dei quotidiani capitolini dedicate al “battesimo del fuoco” dei garibaldini, occorso nel giorno di Santo Stefano del 1914.

Introdotti da Mara Minasi, responsabile del Museo, gli intervenuti sono stati salutati da Annita Garibaldi Jallet, presidente dell’ANVRG, che ha poi lasciato la parola a Mirtide Gavelli del Museo del Risorgimento di Bologna – curatrice del volume assieme a Fiorenza Tarozzi dell’Ateneo petroniano – e quindi a Eva Cecchinato, dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. La Cecchinato, autrice dell’acclamato volume “Camicie Rosse. I garibaldini dall’Unità alla Grande Guerra”, ha efficacemente sintetizzato lo sviluppo di questa tradizione dall’ultima grande impresa che vide protagonista l’Eroe dei Due Mondi alla guida dell’Armata dei Vosgi nel corso della Guerra Franco-Prussiana (1871) fino alla ripresa dell’eredità familiare da parte del figlio Ricciotti prima e di suo nipote Peppino poi, esplicatasi con le spedizioni in Grecia (1897 e 1912), Albania (1911) e Francia (1914-1915). Questo vasto affresco ha tratteggiato l’orizzonte teorico all’interno del quale si mossero quei volontari che non si tirarono indietro di fronte agli svariati richiami della camicia rossa – in un caleidoscopio di ideologie che dal più fiero socialismo internazionalista poteva sfumare fino ad un disinteressato patriottismo – ma anche le effettive capacità militari in grado di mettere in campo il garibaldinismo di fine Ottocento-inizio Novecento.

La contestualizzazione storico-politica di Eva Cecchinato ha fornito un efficace prologo alla presentazione della ricerca condotta dagli autori del volume, Giacomo Bollini ed Andrea Spicciarelli, che hanno presentato i risultati di più di un anno di indagini tra archivi pubblici e privati, pubblicistica dell’epoca e storiografia più recente, il cui frutto principale, a corredo dei saggi introduttivi sulla creazione della Compagnia repubblicana “Mazzini” di Nizza e quindi dell’impegno al fronte della vera e propria Legione Garibaldina, sono le circa 150 voci biografiche delle personalità che presero parte a quest’ultima esperienza di volontariato di stampo risorgimentale, prima che il “vecchio mondo” venisse spazzato via dalla modernità della guerra mondiale e da tutto ciò che comportò la dura e complessa “vittoria della pace”.

Come è stato rimarcato più volte, queste schede non fotografano a mo’ di istantanea un preciso momento nella vita dei volontari – ovvero il loro arruolamento nei corpi repubblicano e garibaldino – ma si spingono laddove possibile a tratteggiare tutta la loro parabola biografica, un aspetto questo che ha permesso di evidenziare la grande varietà delle scelte compiute prima e dopo il loro impegno volontaristico, che vide diversi di loro condannati al confino politico durante il Ventennio per il loro fermo antifascismo, oppure volontari nella Guerra d’Etiopia od ancora protagonisti del movimento resistenziale del 1943-45.

Il pomeriggio è stato molto partecipato, a testimonianza di un interesse ancora vivo per uno degli episodi del garibaldinismo e dello stesso movimento interventista fra i più misconosciuti. Tra gli intervenuti non si possono non citare Piero Crociani, già presidente del Comitato di Roma dell’Istituto per la Storia del Risorgimento ed autore del volume “I Garibaldini dell’Argonne” (2015), od i membri della “Famiglia Romagnola”, l’associazione che riunisce tutti i romagnoli residenti nella Capitale, come il presidente Ferdinando Peliciardi ed il socio Daniele Villa. La loro presenza è stata ancor più significativa in quanto ha dato maggior risalto agli argomenti trattati, si pensi solo alle biografie di garibaldini quali Robespierre Capponi, romano di nascita ma riminese di adozione, Alfredo Giovannini, lughese e per anni fotografo “ufficiale” dell’associazionismo garibaldino emiliano-romagnolo, e naturalmente il forlivese Aldo Spallicci, per due volte volontario garibaldino nonché primo presidente dell’ANVRG ed ideatore del Museo che ha ospitato l’evento.