Alice De Matteo durante l’incontro con le studentesse e gli studenti dell’IIS “E. Ruffini-D. Aicardi” ad Arma di Taggia

A TAVOLA CON GARIBALDI E MAZZINI

Consumare cibo è un atto politico. Durante il processo di unificazione nazionale, l’identificazione di una cucina italiana – culminata con la sintesi di Pellegrino Artusi del 1891 – ha contribuito a definire appartenenze regionali e nazionali; rispondendo ad un processo di «invenzione patriottica» a cui hanno contribuito diversi attori. Se Camillo Cavour si avvalse di metafore gastronomiche per rivolgersi alle diverse componenti territoriali della penisola, quali «arance» e «maccheroni» per indicare rispettivamente siciliani e napoletani, gli emigrati politici coltivarono la memoria ed il mito della patria anche attraverso il cibo. Politica, stereotipi e mito culinario italiano intercettarono le scelte gastronomiche quotidiane di Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini. Attraverso l’analisi dei rispettivi epistolari e memorie, la difficoltà di Mazzini nel riprodurre le ricette genovesi a Londra e l’importazione della cucina sudamericana nel menù garibaldino sono solo alcuni degli esempi che si inseriscono nella più ampia esperienza dell’esilio e del volontariato in armi che, accomunando generazioni di patrioti impegnati nel commercio di prodotti gastronomici italiani, restituiscono la dimensione transnazionale di una costruzione identitaria politica.
Il progetto A tavola con Garibaldi e Mazzini, portato avanti con la sezione cagliaritana dell’ANVRG e finanziato dalla Fondazione di Sardegna, si pone l’obiettivo di interrogarsi sul rapporto tra costruzione nazionale e cucina rivolgendo appuntamenti seminariali e laboratoriali agli studenti degli istituti secondari superiori al fine di contestualizzare e cucinare assieme le ricette mazziniane e garibaldine. Attraverso la cucina e la narrazione degli aspetti più personali dei grandi personaggi storici, l’obiettivo è quello di avvicinare l’interesse del pubblico specializzato e non al Risorgimento. Il primo incontro si è svolto all’IIS “E. Ruffini-D. Aicardi” di Arma di Taggia. Altri appuntamenti sono previsti con gli istituti superiori “P. Colli Vignarelli” di Sanluri e Villmar e “P. Levi” di Quartu Sant’Elena.
A tal fine, la proposta didattica A tavola con Garibaldi e Mazzini si è arricchita di un supporto editoriale in cui sono raccolte non solo le ricette dei due grandi patrioti. A breve sarà disponibile il volume Padri della Patria. Il Risorgimento tra Storia e Cucina redatto a cura di Andrea De Simone per i tipi Gutenberg (Salerno, 2023).
Rispetto al rapporto tra Giuseppe Garibaldi e il cibo attingiamo alle memorie della figlia Clelia che ricorda le pietanze cucinate nella casa di Caprera soprattutto in occasione delle visite dei tanti ospiti che qui giungevano. Segnaliamo in particolare la ricetta della bouillabaisse, una zuppa di pesce molto diffusa tra Nizza e la Liguria:
«I piatti preferiti di Papà erano: il minestrone alla genovese col pesto e il pesce, specialmente se salato o seccato, come per esempio lo stoccafisso alla genovese o il baccalà in brandade. Gli piaceva molto anche la carne per l’abitudine presa in America del Sud, dove la carne era, per tutti, la base del nutrimento. […] Un’altra volta capitarono qui sei signori milanesi. Papà, al solito, con la sua bonaria semplicità, li pregò di prendere parte alla nostra modesta colazione. Essa consisteva in un piatto unico chiamato buiabeise, specialità nizzarda che piaceva tanto a Papà. Si tratta di pesce cotto quasi in umido, con molto sugo, in modo da poterci mettere sotto il pane. Per questo serve da minestra e pietanza. Dopo la “Buiabeise” non c’era che quel formaggio pecorino che noi usavamo mangiare con le fave fresche».

Alice De Matteo (Università di Salerno) e Roberto Ibba (Università di Cagliari)