Accademie, salotti, giochi di società e amori segreti nella Firenze del Settecento.

Alessio Pizziconi

Guglielmo ADILARDI, Carlotta LENZI IACOMELLI, Accademie, salotti, giochi di società e amori segreti nella Firenze del Settecento. Angelo Pontecorvoli Editore, Firenze, 2017, pp. 115, € 12,80

Lo scopo di questo agile lavoro, come chiariscono in apertura anche gli autori, è quello di descrivere e ricostruire il milieu sociale e culturale dell’aristocrazia fiorentina del Settecento, quando ancora la ferrea suddivisione della società in classi riusciva a relegare in un angolo quella più numerosa, la maggioranza popolare. A livello politico, quello fu il secolo che vide il tramonto della dinastia dei Medici alla guida del Granducato di Toscana: a Gian Gastone succedettero i Lorena con Francesco II ma soprattutto con Leopoldo I, che, a un paese dissestato, arretrato e mal governato quale era quello di inizio settecento, riuscì a dare migliori leggi, una migliore amministrazione e un certo slancio imprenditoriale. Firenze, da sempre centro culturale di primissimo piano a livello europeo, vide in quel secolo una fioritura di studi di matematica, scienze naturali, medicina, archeologia che trovavano una dimensione anche sociale nello sviluppo rapido dei circoli culturali, delle accademie e dei salotti. I salotti come quello del nobile Giulio Rucellai o di Giuseppe Riccardi costituivano quanto di più à la page nell’alta società ed un invito per una serata in uno di questi rappresentava un perfetto riconoscimento sociale. Sulla scia della moda d’Oltralpe era giunto anche nel Granducato di Toscana l’uso di ritrovarsi in esclusivi salons frequentati da eruditi e letterati, dove discutere e conversare di belle lettere e cultura con linguaggio forbito e raffinato sotto l’occhio vigile della padrona di casa, quasi sempre una dama dell’alta società con un marito in un ruolo preminente della politica e della finanza. Se inizialmente l’accesso ai salotti era limitato agli aristocratici, presto si diffuse una eterogeneità di provenienza sociale poiché sotto la potente spinta dell’Illuminismo questi andavano connotandosi sempre più come ritrovi culturali e sempre meno quali elitari ambienti chiusi nel rigido concetto di appartenenza a caste sociali elevate. Appena lambita dalle idee filosofiche e politiche che portarono alla presa della Bastiglia, Firenze vedeva predominare le serate mondane, le feste, le conversazioni, anche se non mancavano salotti più colti dove coltivare interessi scientifici e letterari, per lo più però relegati ai circoli accademici che pullulavano in città. Firenze era inoltre in quegli anni una tappa imprescindibile per ogni giovane straniero di nobile famiglia che si apprestava ad intraprendere il grand tour. Nel 1770 un giovanissimo Mozart, allora quattordicenne, si esibì di fronte alla Corte fiorentina e come lui moltissimi altri visitarono Firenze che nell’Ottocento vide una progressiva accentuazione della propria internazionalizzazione e dei propri intrattenimenti.