Addio mia bella addio. L’Università di Pisa e la memoria di Curtatone e Montanara, a cura di Marco Cini, Pisa University Press, 2018, pp. 167, € 20,00

Il volume in esame rappresenta un tributo all’impresa che nella tarda primavera del 1848 vide gli studenti e i professori dell’università di Pisa, uniti nel Battaglione universitario, combattere strenuamente nella celebre battaglia di Curtatone e Montanara. I volontari universitari dopo aver superato non senza difficoltà le resistenze del Granduca, lottarono eroicamente sul campo contro forze ben superiori e maggiormente addestrate; il sacrificio di quel corpo composto da studenti spesso giovanissimi, si impose all’opinione pubblica nazionale e il loro esempio divenne praticamente da subito un simbolo inequivocabile del rinnovamento morale e civile del Paese.
Dopo la dichiarazione di guerra all’Austria da parte di Carlo Alberto, il 28 marzo Leopoldo II si associò alle truppe sabaude e anche il Battaglione Universitario, costituito da circa 400 studenti provenienti da Siena Firenze e Pisa, reclamò a gran voce il diritto-dovere di seguire l’esercito toscano in Lombardia. Nelle settimane successive non mancarono pressioni affinché il Battaglione tornasse in Toscana ma prevalse sempre la grande risolutezza di studenti e professori determinati a compiere il loro dovere nella guerra di indipendenza. Il 19 maggio gli effettivi a Curtatone erano circa 300: alla vigilia dei combattimenti i tosco-napoletani contavano poco meno di 7.000 uomini, contro un esercito austriaco di 32.000 dei quali 20.000 presero effettivamente parte alla battaglia. Il 29 maggio gli austriaci organizzarono un attacco lungo tre direttrici: Curtatone, Montanara e a sud di quest’ultima; Toscani e Napoletani fronteggiarono nella vana attesa dell’arrivo dei Piemontesi. Il Battaglione Universitario decise di accorrere autonomamente in aiuto a Curtatone. Dopo sei ore di combattimenti i tosco napoletani furono costretti alla ritirata ma il piano di Radetzky di cogliere di sorpresa i piemontesi a Goito, grazie all’accanita resistenza degli italiani, fallì. Il Battaglione perse 38 studenti, e altri 14 vennero fatti prigionieri. La stampa diffuse subito fra l’opinione pubblica un’immagine della battaglia fortemente intrisa di connotati simbolici: il sacrificio dei giovani toscani, ritardando l’avanzata austriaca, aveva infatti reso possibile la vittoria a Goito dell’esercito piemontese, il primo successo militare della guerra di indipendenza, destinato a dimostrare all’Europa di quale pasta erano fatti i patrioti italiani. A questo sacrificio avevano contribuito anche le università toscane, pagando un pesante tributo di sangue. Sin dalle settimane che seguirono la battaglia, le manifestazioni pubbliche in onore dei caduti si moltiplicarono con celerità in tutto il Granducato, tuttavia prima del 1859 qualsiasi tentativo di celebrare la prima guerra di indipendenza fu risolutamente represso dalle autorità pubbliche. Dopo il conseguimento dell’Unità, le celebrazioni della battaglia furono orientate dalla necessità di edificare una nuova “religione della patria” e nella seconda parte di questo lavoro vengono esaminate le diverse interpretazioni della memoria di Curtatone e l’uso pubblico che ne è stato fatto dai decenni successivi alla nascita dello Stato unitario fino ai momenti più vicini a noi, ripercorrendo il cammino attraverso cui la battaglia e il suo ricordo sono stati idealizzati, riletti e di volta in volta interpretati, come supporto e come nutrimento delle istanze politiche, culturali e sociali che hanno segnato la formazione del nostro Paese. Tutto attraverso il filo conduttore della narrazione costituito dalle celebrazioni svolte nell’ultimo secolo e mezzo a Pisa. Il volume è corredato da un vasto e particolareggiato repertorio iconografico costituito da documenti, fotografie e cimeli provenienti da collezioni pubbliche e private.

Alessio Pizziconi