FABIO CANGI

FABIO CANGI

Fabio CANGI era nato a Pieve S. Stefano nel 1922 e nella “città del diario”, nella Valtiberina toscana, ha vissuto fino a quando se n’è andato, alla bella età di oltre 97 anni, il 6 gennaio 2020, amorevolmente assistito dai familiari.

Era l’ultimo reduce garibaldino della provincia di Arezzo. Aveva fatto parte cioè della Divisione italiana partigiana “Garibaldi” e prima ancora della Divisione di fanteria “Venezia”, precisamente dell’83° Reggimento. Fu decorato della Croce di guerra al VM per la partecipazione ai combattimenti nei pressi di Kremna in Montenegro nei giorni 18-20 novembre 1943 con la seguente motivazione: “In due giorni di aspri combattimenti contro posizioni nemiche fortemente difese si distingueva per slancio, ardimento e decisione; benché ferito partecipava all’assalto di posizioni avversarie”. Nella “Garibaldi” era soldato della II Brigata che nel terribile inverno ’43-44 dovette trasferirsi in Bosnia con una estenuante marcia a piedi nella neve. La brigata venne decimata e molti furono tradotti in prigionia.

Lo storico Eric Gobetti lo intervistò poco tempo fa e nel suo libro La Resistenza dimenticata. Partigiani italiani in Montenegro 1943-45) si possono leggere alcuni ricordi del tempo di guerra di Fabio Cangi caratterizzati sempre dalla fame, la sete, i pidocchi, le ferite malcurate, la paura. Poi, come flash, la cattura da parte dei tedeschi, il campo di concentramento, il rimpatrio, finalmente salvo, nel ’46. Cangi, scrive Gobetti, “è la voce della coscienza che ci dice l’assurdo della guerra”, ma è anche esempio di sacrificio e di coraggio.

Pochi mesi fa, in occasione del compleanno, Fabio era stato festeggiato dai figli, nipoti e dai soci aretini dell’ANVRG, presente Gastone Mengozzi, presidente della Sezione di cui Cangi aveva fatto parte fin dalla sua costituzione.

Ai familiari sono stati indirizzati messaggi di cordoglio dalla Presidente nazionale Annita Garibaldi a nome dell’intera Associazione e del direttore di “Camicia Rossa” che rinnovano, attraverso queste colonne, le affettuose condoglianze di una delle ultime autentiche camicie rosse. (Sergio Goretti)