Gabriella FANELLO MARCUCCI, Pier Luigi GUASTINI, Filippo MAZZONI, All’alba della Costituzione Italiana. I quattro costituenti pistoiesi, ISRPT, Pistoia, 2018, pp. 78, € 15

Non è mai semplice parlare del più importante complesso strutturale su cui si fonda lo Stato italiano, chi scrive lo fa con un certo timore pensando alla statura dei protagonisti che unirono le proprie forze per dare all’Italia la propria Costituzione. E’ però doveroso mantenere vivo lo spirito che animò l’azione di quegli uomini, poiché essi continuino ad essere una guida e un esempio per tutti coloro che ad ogni livello si trovano a rappresentare le istituzioni.

Il testo rappresenta il lavoro di tre ricercatori sulle figure dei quattro pistoiesi che parteciparono ai lavori dell’Assemblea Costituente. Essi furono personaggi di grande spessore politico, morale e civile. Uomini leali, mai allettati dall’ambizione né attaccati al potere ma che vissero il loro impegno parlamentare e politico più come spirito di servizio che come prestigio personale e che seppero uscire in silenzio dalla stanza dei bottoni continuando a testimoniare i propri valori tra la gente.

Attilio Piccioni, pistoiese non di nascita ma di elezione, da sempre appartenente all’area popolare, prima nel partito di Sturzo poi nella DC, divenne prima membro della Consulta Nazionale poi dell’Assemblea Costituente. Fece parte della Commissione dei 75. Da giurista di grande spessore, si occupò in special modo dei punti più controversi della bozza di Costituzione che stava nascendo e che costituivano i capisaldi del patrimonio politico dei democratici cristiani. Si occupò del sistema delle autonomie e dell’istituzione della Regione come ente autonomo, della formazione e della composizione della seconda Camera, cioè il Senato. Nel primo Parlamento De Gasperi scelse Piccioni come ministro senza portafoglio e vice presidente del Consiglio. Questa sarà una carica che verrà ricoperta più volte, come nei governi successivi quella di Ministro degli Esteri e di Ministro senza portafoglio concludendo la sua attività politica nel 1968.

Palmiro Foresi, anch’egli pistoiese di adozione, personalità di notevole intelligenza e profonda umanità. Nacque politicamente tra le fila del Partito Popolare, intransigente antifascista, dopo il ’43 venne incaricato da De Gasperi di organizzare la costituzione della DC a Pistoia. Diede il suo contributo tecnico nel passaggio dei poteri tra AMG (Allied Military Government) e il CPLN. Nel 1946 risultò tra gli eletti della Costituente dove significativo fu il suo contributo alla definizione e compilazione degli articoli sulla cooperazione adoperandosi con grande impegno alla stesura dell’art.45. Nonostante gli impegni parlamentari, Foresi non mancò mai di occuparsi dei problemi locali. Negli anni 50 spinse il suo impegno politico oltre i confini nazionali, e dopo il Trattato di Roma del ’57 fu delegato della DC per il Movimento Europeo. Sempre coerente con i suoi principi, viene ricordato per l’integrità, l’elevato senso della missione politica e l’impegno per il sociale, non dimenticando mai le sue origini popolari.

Calogerino di Gloria, uomo di grande cultura umanistica e giuridica, per decenni mise le sue conoscenze a disposizione degli studenti degli istituiti scolastici pistoiesi, viene eletto deputato alla Costituente nelle liste del PSIUP aderendo all’indomani della scissione di Palazzo Barberini, al partito socialdemocratico di Giuseppe Saragat. Di estremo valore i suoi interventi, le sue prolusioni, indice dell’elevata cultura giuridica, circa i rapporti civili, sull’ordinamento di Regioni, Comuni e Province e sull’architettura istituzionale dello Stato nel cui ambito fu forte sostenitore del bicameralismo perfetto. Sostanzialmente al ruolo del governo, avvalorava la necessità che questi si distinguesse per efficienza ed efficacia, capacità di rispondere agli interessi del Paese, di farsi rispettare e di far rispettare le leggi. La sua attenzione si dimostrò anche verso i problemi del territorio, come lo dimostrano le sue numerose interrogazioni parlamentari.

Abdon Maltagliati nacque a Vellano in una famiglia di contadini e nel corso degli anni, esercitando la professione di artigiano, viene a contatto con le idee marxiste. Al ritorno dal servizio militare, venne eletto segretario della Camera del Lavoro di Pescia e di Empoli. Nel 1921 a Livorno fu tra coloro che diedero vita al Partito Comunista d’Italia, e per la sua militanza, venne arrestato nel 1927. Scontò 12 anni di carcere e nel 1935 si trasferì grazie ai compagni in Belgio e in seguito in Francia e in Russia. Con l’avvio dell’operazione Barbarossa, Maltagliati si arruolò come volontario nell’Armata Rossa e partecipò alla difesa di Mosca. In qualità di ufficiale di collegamento, si dedicò alle trasmissioni radio dedicate alla diffusione di informazioni e notizie sui prigionieri italiani. In quegli anni, la sua famiglia fu vittima del terrore nazista: vennero uccisi prima il figlio poi la compagna.

Alessio Pizziconi