Busto di G.Garibaldi - Ettore Rosa - Porta San Pancrazio - Roma

GIOVANI SCINTILLE

Più volte è stato richiesto all’Associazione e ai suoi membri di coinvolgere i giovani per diffondere al meglio gli ideali e i valori garibaldini. Così, azionato da tali stimoli, ho pensato di chiedere direttamente a loro.

Ho posto alcune domande a quattro giovani che vivono realtà differenti. Mi rendo conto che la mia non sia una grande campionatura, ma, anziché scegliere l’elemento quantitativo, mi sono soffermato sull’eterogeneità; aspetto su cui lo stesso Garibaldi ha costruito la propria fortuna.

La prima intervistata, Francesca, ha 28 anni, lavora nel campo della ricerca universitaria ed è laureata in Giurisprudenza. Per prima cosa, ho chiesto quale episodio dell’esperienza garibaldina rammenti con più intensità e per quale motivo. Francesca riporta l’epopea dei Mille, motivando la risposta per il forte impulso che tale azione ha dettato al patriottismo e al sentimento nazionale.

Poi ho chiesto quali siano i valori tramandati da Garibaldi e Francesca, con potente incisività, afferma che i valori garibaldini sono assolutamente positivi. Aggiunge: «vedo Garibaldi come un simbolo del patriottismo e di una valorizzazione della nazione, dove la patria ha un tono positivo, in contrapposizione ai nazionalismi. Questo tema ce lo aveva ben spiegato ilprofessore di storia alle superiori: mentre il nazionalismo parla di una presunta superiorità della propria nazione rispetto alle altre, il patriottismo tende a valorizzare la propria cultura, le proprie radici ed è per me una forte associazione che sento per Garibaldi. Aggiungerei anche l’idea di libertà che va oltre i confini nazionali, anche perché Garibaldi stesso ci insegna, nella sua esperienza in America latina, che la libertà è un valore che va perseguito in ogni dove.Il suo combattere per cause che non sono prettamente riconducibili al proprio interesse nazionale è il più chiaro esempio di amore per la libertà e per l’emancipazione dei popoli.Garibaldi è per me una figura coraggiosa, intraprendente, piena di spirito d’iniziativa: un vero eroe romantico che ha un obiettivo e combatte strenuamente per esso e per il suo raggiungimento.

-Amare qualcosa e orientare tutti gli sforzi per quel fine. – Anche per questo apprezzo moltissimo la sua figura.»

Nell’ultima domanda ho chiesto come un’associazione che vuole promuovere gli ideali e valori garibaldini possa coinvolgere i giovani. Sebbene nelle prime due domande possiamo riscontrare molte similarità nelle risposte, è nell’ultima questione che gli spunti soggettivi di ciascuno emergono maggiormente. Per quest’ultima domanda Francesca propone inizialmente uno studio approfondito delle fonti garibaldine, allargando la ricerca verso le fonti che forniscono un contatto diretto con la storia. Vedere dei film, ascoltare contributi musicali, leggere articoli di giornale, approfondire la storiografia, e tante altre modalità affini, possono appassionare i giovani; per Francesca così è stato grazie al suo professore di storia al liceo. È altresì importante stimolare il dibattito dei ragazzi .

Infine propone una “call of papers”, idea interessante che merita la trascrizione del frizzante calco di Francesca:

«Si potrebbe anche proporre una “call for papers”:stimolare i ragazzi con una produzione creativa attraverso l’ideazione di un concorso, dove proporre ai giovani di raccontare Garibaldi tramite un’immagine, un testo, una poesia; dare l’opportunità ai ragazzi di esporre le proprie impressioni su Garibaldi o fare un parallelismo tra il Garibaldi del passato e la concezione attuale dell’eroe.

Il concorso potrebbe avere numerose sfaccettature, potrebbe essere previsto un premio in denaro, un convegno finale, un po’ di visibilità, la realizzazione dei video, una proiezione per i vincitori.

Quindi per sintetizzare, secondo me, per coinvolgere maggiormente i giovani sarebbe opportuno studiare le fonti, utilizzare forme di conoscenza diverse dalla mera scrittura e stimolarli attraverso una produzione creativa che possa avere una ricompensa finale. Forse una logica un po’ utilitaristica, però per un giovane potrebbe essere un’iniziativa dinamica attiva.»

La seconda intervistata, Maria, ha 15 anni, è una tennista e frequenta il secondo anno del Liceo. Le laconiche risposte di Maria non devono trarre in inganno, nonostante la giovanissima età, la ragazza ha le idee chiare sull’impronta che Garibaldi ha lasciato. Alla prima domanda sull’episodio garibaldino, anche Maria cita la spedizione dei Mille per l’esito riunificatore. Sulla domanda dei valori Maria è diretta e concisa: collettività e coesione nazionale. All’ultima domanda, quella relativa al coinvolgimento dei giovani, Maria sorride e afferma:

«Utilizzare i social per far conoscere la storia e il percorso garibaldino, magari poi qualcuno resta colpito e decide di informarsi di più e soprattutto di entrare nell’Associazione.»

La terza intervistata, Caterina, ha 19 anni, è una studentessa che, come molti suoi coetanei, custodisce i fiori della propria sensibilità. Sensibilità che affiora nella prima risposta, quella relativa all’episodio della tradizione garibaldina, poiché, dopo aver anche lei menzionato la spedizione dei Mille, fa un salto indietro:

« mi viene in mente la figura di Anita, donna straordinaria, punto di riferimento e fedele compagna di Garibaldi fino alla tragica morte del 1849»

Alla seconda domanda sui valori indica aspetti puramente caratteriali come la tenacia e l’impulsività, mentre, per quanto riguarda l’ultima domanda, preferisce non rispondere.

L’ultimo intervistato, Matteo, ha 23 anni, nonostante la distanza anagrafica e geografica, siamo accumunati dalle passioni e da quell’ambizione sognante che toglie i lucchetti ai polsi. Vive a Genova, è iscritto all’UNIGE, è un aspirante giornalista e studia alla facoltà di Lingue e Culture Moderne. Anche lui nella prima riposta si allinea agli altri riportando la spedizione dei Mille giudicata un passo fondamentale per ciò che siamo oggi.

Nella seconda risposta, sostiene che i valori garibaldini sono spendibili ancora oggi, ma, come Francesca, precisa: «bisogna saper distinguere l’amor di patria, l’amore verso il territorio, verso la nazione, da un nazionalismo che può sfociare in qualcosa di pericoloso.Un conto è essere affezionati alla propria terra, un’altra cosa è volerla elevare sopra tutto e tutti. È necessario quindi prestare un po’ di attenzione.»

Per l’ultima domanda, Matteo si sofferma sulla fisicità del coinvolgimento: «La condizione di base è l’interesse nel giovane, cioè il giovane dev’essere interessato in prima persona. Sicuramente l’Associazione può giocare un ruolo fondamentale, come in questo caso, coinvolgendo direttamente i ragazzi con domande. Un‘associazione potrebbe riservare uno spazio ai giovani, sulla rivista o quant’altro, per poter fare esprimere i giovani in prima persona. Le iniziative e soluzioni fattibili sono numerose, questa è la prima che si è balenata, forse anche per attitudine personale. Poi mi rendo conto che si parla di associazioni no-profit, che hanno entrare risicate; però, in effetti, associazioni localizzate vicino a punti strategici legati a Garibaldi, come potrebbe essere Genova, potrebbero magari realizzare dei laboratori o delle visite in luoghi d’interesse, anche se mi rendo conto che sia economicamente difficile. Tuttavia, associazioni che hanno sede in luoghi grandi e popolati, come Genova appunto, potrebbero riuscire a organizzare eventi importanti. Per quanto riguarda le associazioni più piccole, mi rendo conto che sia un po’ più complicato.»

Ringrazio gli intervistati per la disponibilità e per la loro condivisione. Credo che le storie, le personalità e le sensibilità siano la scintilla primordiale di ogni entusiasmo, la meccanica di ogni spinta motivazionale.

Simone Sanseverinati