Gian Biagio FURIOZZI, Giuseppe Garibaldi, Perugia, Morlacchi Editore, 2016, pp. 133, € 15 Alessio Pizziconi

 

Giuseppe Garibaldi, uno degli italiani più conosciuti nel mondo, condottiero, eroe risorgimentale, tra i Padri della Patria, è oggetto di una bibliografia pressoché sconfinata. In questo agile volume Gian Biagio Furiozzi raccoglie aspetti della figura e del pensiero dell’Eroe generalmente meno trattati, pur di notevole importanza. In primo luogo l’aspetto politico: se le capacità militari di Garibaldi sono generalmente riconosciute (egli, che non aveva mai studiato in un’accademia militare, quando si trovò a combattere riuscì sempre a dare dei punti ai militari di professione), la sua intelligenza politica è stata spesso sottovalutata, dimenticando che egli è stato otto volte deputato e che, pur non essendo un politico con il gusto della riflessione teorica, la sua azione si caratterizzò sempre dall’intuito nell’individuare e comprendere i bisogni e le aspirazioni delle classi popolari. Davanti a tutto pose l’indipendenza e l’unità italiana. Non rinnegò mai le sue idee repubblicane, ma le pospose al fine principale. Da un punto di vista ideologico, Garibaldi può essere considerato genuinamente socialista. Dal punto di vista istituzionale, compiutamente repubblicano. Da un punto di vista programmatico, un radicale con venature fortemente sociali. Questo a conferma del rilievo internazionale di un personaggio che va apprezzato non solo per le sue capacità militari e umane, ma anche per le intuizioni politiche. Fu un riformatore anche per ciò che riguarda i suoi rapporti con la massoneria, in quanto la vedeva come un grande veicolo di internazionalismo e di cosmopolitismo, in grado di promuovere una pedagogia popolare, attraverso l’alfabetizzazione e la scolarizzazione di massa. Egli stesso spinse sempre e appassionatamente all’unità di tutti i gruppi massonici sparsi per la penisola. Cosi come articolato fu il suo anticlericalismo, che si può considerare come la premessa di una visione più generale e complessiva di una società laica e moderna e di uno Stato libero, indipendente e sovrano.

Un altro aspetto su cui poco gli storici si sono soffermati è l’eco mondiale della spedizione dei Mille, che in realtà venne seguita da tutti i governi del mondo con grande interesse. Cancellerie, ambasciate, giornali e addetti militari: tutti si mobilitarono per seguire l’avvenimento. In molti vi ammirarono l’aver saputo creare uno Stato nuovo e forte, dalla generale confusione e dissoluzione di ogni ordine statale. Gli stessi governi, pur mantenendo un atteggiamento ufficialmente neutrale, come quello degli Stati Uniti, non troppo velatamente dimostrarono a varie riprese la vicinanza verso l’impresa di Garibaldi. La definizione più famosa è quella di “Eroe dei due mondi”, ma va precisato che la sua fama è andata ben al di là di questi due mondi raggiungendo tutti e cinque i continenti. Egli divenne in sostanza un simbolo di libertà per tutti i popoli oppressi. Di particolare interesse sono la sua visione e i suoi progetti a livello internazionale. Ad esempio dopo la battaglia del Volturno, in un Memorandum, scritto nel Palazzo reale di Caserta e indirizzato “alle Potenze d’Europa”, propose una nuova sistemazione dei rapporti internazionali. Durante la guerra di secessione fu molto popolare negli Stati Uniti: il nord vedeva in lui il simbolo dell’unità nazionale, il sud quello dell’indipendenza. Al pari di Mazzini e Cattaneo, anche egli auspicò la nascita degli Stati Uniti d’Europa, arrivando a prefigurare persino quella che, su proposta del presidente americano Wilson, sarebbe diventata nel secolo successivo la Società delle Nazioni. Anche in questo si dimostrò un grande esperto di politica internazionale.

Egli stesso si definì “amante della pace, del diritto e della giustizia”, e più volte condannò il militarismo, convinto che le guerre non fossero belle avventure ma eventi tragici ai quali talvolta non ci si poteva sottrarre per combattere alle sopraffazioni. Testimoniando valori fondamentali come indipendenza nazionale, pace nella sicurezza, giustizia sociale, internazionalismo, solidarietà per i popoli oppressi, difesa della libertà ovunque fosse minacciata, spirito laico, rispetto per il lavoro e integrità del carattere, la sua eredità morale conserva intatto il suo valore ancora oggi e sono indubbiamente questi i motivi per i quali egli viene ricordato in tutte le parti del mondo. Nella parte finale il volume tratta di come la rivista “Camicia Rossa” negli anni del regime abbia scritto sulla spedizione dei Mille e del giudizio di Pietro Nenni su Garibaldi. Un volume che con estrema chiarezza e leggibilità ricostruisce aspetti talvolta posti in secondo piano della vita e del pensiero dell’eroe, ma di enorme attualità per la valenza politica e ideologica.