Enzo Baldini, presidente Anvrg di Genova

IL CINQUE MAGGIO, GARIBALDI E LA PACE

In diretta facebook da Genova

Non potendo svolgersi l’annuale cerimonia in ricordo della partenza dei Mille da Quarto a causa dell’emergenza sanitaria, il Comune di Genova e la nostra Associazione, rappresentata dalla sezione di Genova, hanno condiviso l’idea di trasmettere, tramite diretta facebook (dalla nostra pagina connessa in crossposting con quella del Comune di Genova), un qualificato intervento per ricordare l’evento di 160 anni fa.

Ha intrattenuto gli ascoltatori il prof. Enzo Baldini, docente universitario e presidente della Sezione ANVRG di Genova-Chiavari sul tema “Garibaldi per la pace e la libertà: dal Congresso di Ginevra sulla pace (1867) alla Statua della libertà (1886)”. Un argomento assai ampio a cui il prof. Baldini ha saputo dare una ragionata impostazione sequenziale avendo a riferimento i temi centrali del pacifismo e dell’europeismo di Giuseppe Garibaldi e dell’influenza di queste idee sui successori.

Il prof. Baldini ha parlato anzitutto della formazione saintsimoniana del giovane Garibaldi quando in una delle sue navigazioni nel Mediterraneo incontrò un gruppo di seguaci di Saint-Simon, guidati da Emile Barrault, il quale durante il viaggio “gli spalancò la visione di un’umanità in cammino verso la pace e il benessere, l’industria e il progresso e ricorda di essere stato proiettato (sono parole di Garibaldi) verso ‘orizzonti ancora non intravisti’. Lo colpì in particolar modo l’affermazione che ‘l’uomo, il quale, facendosi cosmopolita, adotta l’umanità per patria e va ad offrire la spada e il sangue ad ogni popolo che lotta contro la tirannia, più che soldato è un eroe’. Aggiungerà nelle sue Memorie che questo incontro determinò in lui una vera e propria illuminazione che lo spinse ben aldilà delle anguste questioni di nazionalità in cui era chiuso il suo patriottismo e precisa che sentì nascere dentro di lui la vocazione di combattere per i popoli oppressi in ogni parte del mondo, ma sentì anche il forte richiamo di uno spirito di pace volto a mettere fine a ogni forma di tirannia”.

Il prof. Baldini ha parlato del fascino e della fama del Generale che ha definito “non un rivoluzionario, ma fautore di un ordine politico nel quale tutti, compresi gli emarginati, gli ultimi, dovevano avere un ruolo”.

Si è anche soffermato sul significato del Memorandum alle potenze europee del 1860 nel quale “troviamo espressa in tutta chiarezza la sua idea di Federazione europea, insieme con le sue istanze di pacificazione continentale”. In realtà “il suo primo intervento documentato a favore di una federazione europea è del 1859, quasi due mesi dopo l’armistizio di Villafranca che mise fine alla seconda guerra d’indipendenza. Dunque, subito dopo aver combattuto una guerra nazionale, Garibaldi abbracciava una prospettiva internazionalista e guardava a una federazione europea che per lui significava anzitutto pace, ma anche libertà, democrazia e diritti politici assicurati al popolo”.

Dopo aver accennato al successo del viaggio di Garibaldi a Londra nel 1864, quando questi ebbe a dichiarare “io non sono soldato di professione, non mi aggrada la professione di soldato; mi feci soldato perché trovai i ladri in casa e mi armai per scacciarli” (i “ladri” ovviamente erano i “tiranni”), il prof. Baldini si è intrattenuto sul Congresso della pace di Ginevra del 1867 al cui programma Garibaldi aderì perché “coniugava per la prima volta la pace con la libertà, democrazia e Stati Uniti d’Europa, oltre che con rivendicazioni in favore degli emarginati, con l’abolizione delle armate stanziali e con la necessità della diffusione dell’istruzione popolare”.

Lasciato il congresso per “immergersi nell’ardua spedizione per la liberazione di Roma dalla tirannia papale che si concluse due mesi più tardi con la cocente sconfitta di Mentana”, Garibaldi prese parte all’ultima campagna da lui combattuta “a capo dell’esercito dei Vosgi contro i prussiani, in difesa della rinata repubblica francese sulle ceneri dell’Impero di Napoleone III, nella quale conseguì la vittoria di Digione del gennaio 1871 strappando ai prussiani l’unica bandiera da questi perduta in quella guerra”. Fu in quell’occasione che Garibaldi conobbe e influenzò lo scultore alsaziano Frédéric Auguste Bartholdi, il cui nome è legato alla Statua della libertà donata dalla Francia agli Stati Uniti nel centenario della dichiarazione d’indipendenza americana. L’opera fu consegnata con quasi un decennio di ritardo e inaugurata, all’ingresso del porto di New York, il 28 ottobre 1886.

Subito dopo aver lasciato Garibaldi a Bordeaux nel marzo del 1871 – ha concluso il prof. Baldini – Bartholdi si immerse nel progetto della Statua della libertà, il cui modello definitivo era già pronto nel 1875. Il continuo riemergere di comuni princìpi di pace e di libertà in una dimensione cosmopolita, ci riportano al legame stabilito da Bartholdi con Garibaldi. Ed è bello pensare che in quella fiaccola sollevata tanto in alto per illuminare di libertà il mondo, in quel volto austero e determinato, in quello sguardo intenso verso l’orizzonte e oltre ogni confine, ci sia anche la presenza degli ideali di Garibaldi. Non a caso, i piedi della Statua calpestano una catena spezzata, simbolo della tirannide sconfitta e della liberazione dalla schiavitù”.

Numerosi sono stati gli ascolti della diretta facebook, gli apprezzamenti e le condivisioni. La registrazione può essere riascoltata nella nostra pagina: www.facebook.com/ANVRG

(Sergio Goretti)