NAVIGARE IN MARE APERTO Annita Garibaldi Jallet

Questo numero della nostra rivista rispecchia un periodo particolarmente felice per la nostra associazione: il 170° anniversario della Repubblica Romana, che ha suggerito e suggerisce a diverse nostre Sezioni importanti manifestazioni che riguardano gli eventi, di respiro europeo, che si sono svolti a Roma e nel Lazio, seguiti dalla tragedia della morte di Anita da combattente nella campagna militare, poi la straordinaria trafila romagnola e toscana che salvò la vita di Giuseppe Garibaldi. Si gettarono le basi della futura Unità d’Italia. Tutta questa attività, ancora in corso, porta ad una riflessione sul nostro ruolo attuale e nel futuro. Siamo oramai “cultori della memoria”, non solo dei nostri combattenti nella seconda guerra mondiale ma di tutto quel volontariato garibaldino che è stato uno degli aspetti più continui e idealmente coerenti del Risorgimento. E’ nostro compito, con una azione di educazione popolare, mantenere viva la conoscenza della storia d’Italia. L’educazione popolare non è cosa semplice, specialmente quando il nostro intento è l’insegnamento del valore della democrazia. Passa dal contatto con le realtà locali: comuni, associazioni, scuole. Bisogna trovare un nuovo volontariato, i mezzi economici per l’azione, occorre farsi conoscere dai mass media ormai tanto diversificati.

Il Ministero della Difesa incanala, dandoci un contributo, la nostra azione in due direzioni: mantenere e sviluppare se possibile il numero dei soci per manifestare la nostra credibilità, e impegnarci su i temi che esso stesso propone. Ma questo non basta. Abbiamo bisogno per fruire dei nostri archivi e mantenere i nostri musei, di altri progetti oltre a quelli proposti dal Ministero, quelli delle Regioni in particolare, che ci permettano di dare un contributo a borsisti di alta professionalità e a pagare pubblicazioni. Questo si può fare solo contando su specialisti come quelli che abbiamo avuto la fortuna di poter impegnare nell’Ufficio Storico che opera in Porta San Pancrazio ma che possono essere anche collaboratori fuori sede.

Stiamo sostanzialmente cambiando mestiere. Ben vengano ancora i raduni festosi e le celebrazioni in musica dei grandi momenti garibaldini della nostra storia, ma questi sono oramai la parte per così dire “privata” all’interno di un’associazione riconosciuta dal Ministero della Difesa che ci sostiene per il salvataggio degli archivi, la valorizzazione dei nostri cimeli, le attività di carattere scientifico che ne derivano. Ai nostri soci chiediamo più coinvolgimento nelle manifestazioni nostre ed altrui e di agire per capillarità con altri studiosi e ricercatori.

I nostri archivi sono quasi tutti ordinati, le nostre biblioteche anche. Ma tutto questo non deve rimanere lettera morta. A cosa possono servire? Dovremmo orientarci verso la costituzione di biblioteche specializzate, verso ricerche di punta come la produzione di bibliografie tematiche che ci vengono spesso richieste. Nulla ci è più negato con internet, ma è necessaria la disponibilità delle persone, delle menti umane che davanti al computer creano il sapere e poi lo vanno a diffondere. Socrate lo faceva con la sola parola, Mazzini con la parola e lo scritto. Oggi possiamo accedere da casa a libri e documenti quasi all’infinito. Diamoci alla storia, diamoci alle carte. Col voto ardente di non darci mai più alle armi e di riuscire a mantenere in un mondo che cambia vorticosamente, accese e diffuse ovunque le luci della nostra bella civiltà.

E’ chiaro però che con il tema del volontariato garibaldino e della storia del Risorgimento non siamo più in un settore a noi riservato, come è stato lo studio della Divisione “Garibaldi”. Ormai ci tocca navigare in mare aperto e collaborare, per quanto ci sia richiesto, con altre istituzioni, dando il nostro apporto come relatori e organizzatori. Dobbiamo anche avere per quanto possibile la collaborazione di studiosi dell’Università che sono garanzia di una attività di alto livello. Ma va comunque tenuta ben separata l’attività di divulgazione che necessita di una presenza capillare sul territorio e l’attività di istituzioni come l’Università le quali possiamo chiedere un supporto a coronamento dei nostri sforzi per produrre lavori degni del nostro e del loro logo.

Tra queste istituzioni vi è il Ministero della Difesa. Il 2 aprile scorso, un incontro tra una delegazione guidata dal Generale Maurizio Cantiello, vice capo di Gabinetto della Ministra della Difesa, e la Confederazione delle Associazioni combattentistiche e partigiane della quale siamo parte ci ha consentito di esporre il nostro percorso di mutazione verso un ruolo di cultori della memoria. E’ stato chiaramente richiesto alle nostre associazioni di venire incontro al Ministero, sia con la presenza alle cerimonie indette in occasione delle ricorrenze istituzionali, e su questo punto non possiamo presentarci ridotti a pochi bravi volonterosi, specialmente a Roma. Ricordiamoci il bel canto dei partigiani: se uno cade un’altro si alza. Dobbiamo fare altrettanto ed accrescere persino le fila, se vogliamo avere un ruolo riconosciuto. I temi dei nostri lavori devono poi adeguarsi alle richieste del Ministero, e anche per questo dobbiamo offrire risposte qualificate. Le nostre attività tradizionali, stampa e siti compresi, dobbiamo assicurarle in autonomia economica, anche attraverso progetti per la cura degli archivi e delle biblioteche. Assicurarsi collaborazioni con enti esterni ma affini, allargare il nostro raggio di presenza nelle manifestazioni di associazioni e di enti amici, questa deve essere la nostra meta.

Facciamo fruttare ulteriormente i nostri musei e le nostre biblioteche come sedi di studio e d’incontro.  Il museo di Asti deve uscire idealmente dalle sue mura, come ha fatto con le pubblicazioni dei nostri giovani specialisti. I cimeli di Firenze e di Roma dovrebbero avere un loro catalogo, da pubblicare e poi dar luogo a presentazioni. Il museo di Riofreddo sta lavorando per completare quello di Roma, essendo ambedue costituti da cimeli dei Garibaldi, e per dar luogo ad incontri e pubblicazioni degli archivi.

Questo è il nuovo corso, sul quale dobbiamo riflettere e agire.