Vittorio Cimotta

Vittorio Cimiotta Fabio Pietro Barbaro - Salvatore Rondello

La Sezione di Roma dell’ANVRG ricorda l’eminente socio Vittorio Cimiotta, deceduto a Roma il 13 gennaio 2017, già vicesegretario nazionale dell’ANVRG.
Vittorio era nato a Marsala nel 1930, i suoi genitori morirono nel terribile bombardamento aereo alleato del 1943, l’undici maggio, il giorno dei Mille. La città fu distrutta e morirono centinaia di civili. Era stato Vice Presidente Nazionale della Federazione Italiana Associazioni Partigiane, fondata da Ferruccio Parri. Per diversi anni è stato Presidente dello storico Circolo di Giustizia e Libertà di Roma, fondato nel 1948 dai partigiani romani del Partito d’azione. Successivamente ha fondato la Federazione nazionale dei circoli storici di Giustizia e Libertà di cui è stato Presidente.
Ha pubblicato nel 2013 con l’editore Mursia un importante saggio che sintetizza nel titolo un po’ tutta la sua storia, anche interiore, e il suo continuo e costante impegno: La rivoluzione etica. Da Giustizia e Libertà al Partito d’Azione. E’ uno studio approfondito, impreziosito dalle schede bibliografiche dei protagonisti di questa scuola di pensieroero fondamentale nell’idealismo politico del Novecento. Il libro ha ottenuto un unanime plauso. Ha pubblicato anche alcuni volumetti di poesia, di impegno civile e di sentimenti amorevoli molto apprezzati.
Nella cerimonia funebre i familiari, gli amici e i compagni lo hanno ricordato leggendo con commozione le sue belle poesie (tra cui la raccolta: Ogni notte fioriscono i sogni – Onyx edizioni – 2006 ).
Vittorio Cimiotta è stato un prezioso studioso degli ideali del Risorgimento repubblicano, di Mazzini e di Garibaldi e della Resistenza di Giustizia e Libertà, e poi ancora del Partito d’Azione e del Partito Repubblicano.
Legato a personalità come Paolo Sylos Labini, Aldo Visalberghi, Ettore Gallo, Paolo Barile, Aldo Garosci, Giorgio Parri, Guido Albertelli, è stato protagonista e animatore della battaglia promossa a partire dal 1994 da un comitato composto, oltre che da lui, da Roberto Borrello, Giuseppe Bozzi, Paolo Flores d’Arcais, Alessandro Galante Garrone, Ettore Gallo, Antonio Giolitti, Paolo Sylos Labini, Vito Laterza, Enzo Marzo, Alessandro Pizzorusso, Aldo Visalberghi, e sostenuto da una campagna stampa del settimanale “l’Espresso”, per l’ineleggibilità di Berlusconi monopolista televisivo e concessionario pubblico, mediante organizzazione di ricorsi rivolti alla Giunta delle elezioni della Camera che vennero respinti con la risibile motivazione che l’articolo 10 comma 1 della legge del 1957 dichiara in effetti che non sono eleggibili “coloro che in proprio o in qualità di rappresentanti legali di società o di imprese private risultino vincolati con lo Stato per contratti di opere o di somministrazioni, oppure per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica”, ma che “l’inciso ‘in proprio’ doveva intendersi ‘in nome proprio’, e quindi non applicabile all’on. Berlusconi, atteso che questi non era titolare di concessioni televisive in nome proprio”. La battaglia venne ripresa nel 2013 con un pubblico appello a cui aderirono oltre 200mila cittadini, di cui egli fu primo firmatario, con Andrea Camilleri, Paolo Flores d’Arcais, Dario Fo, Margherita Hack, Franca Rame, Barbara Spinelli.
Era un uomo laborioso, un fervido animatore di mille progetti, un instancabile uomo di cultura. Era animato da un grande rigore morale ed etico. Sicuramente, tutti noi, possiamo ricordarlo, per le sue qualità umane, come esempio di lotta per le battaglie civili nella politica.